Riflessioni su Ferrara: Ma è davvero il volontariato il male assoluto?

Il volontariato è il male assoluto? La risposta è no. Se vengono seguite le regole e i contratti nazionali il volontariato è una opportunità per migliorare anche il professionismo: uno non esclude l’altro. La nostra riflessione e il commento sul “caso Ferrara” del presidente Anpas Fabrizio Pregliasco

EDITORIALE – Perché a Ferrara non si è detto tutto in anticipo e non si è fatta chiarezza sulle nuove procedure? Il silenzio che ha anticipato la deflagrazione del caso CIDAS è forse il problema principale che ha caratterizzato questa storia. Come ormai sanno bene tutti gli operatori sanitari, il volontariato è diventato fondamentale quasi come il dipendente, ma ciò che fa la differenza (una indispensabile differenza) è la professionalità. In questa vicenda ferrarese lo testimonia la ricerca di nuovo personale da parte della AUSL e delle associazioni di volontariato, che devono incrementare il proprio effettivo in vista dei nuovi servizi tolti alla cooperativa appaltante e dati in affidamento diretto.

Giovedì 4 agosto però i dipendenti di CIDAS scenderanno nuovamente in piazza perché stanno rischiando il posto di lavoro. Non sono state previste clausole di salvaguardia (o non sono state applicate, ci verranno a spiegare il perché) e questo è un fatto grave, perché non solo mette in difficoltà 10 famiglie, ma perché si sprecano competenze maturate negli anni.

Nel frattempo i dipendenti continueranno ad attaccare il volontariato e a difendere la propria professione, cosa giusta e legittima. Ma forse sbagliano obiettivo (anche per colpa nostra, i giornali cavalcano i dubbi e non sono esenti da errori). Così diventa il ruolo del volontariato al centro di questa polemica. Ma non erano i posti di lavoro, il prolema?

Forse il punto di vista di partenza per questa polemica non è quello giusto, perché sistemi dove il volontariato e il professionismo convivono felicemente e con grandissime soddisfazioni reciproche esistono. Non sono all’estero, sono in Lombardia. E c’è un progetto nazionale di ANPAS (ripreso poi da Croce Rossa) per garantire il professionismo anche all’interno del terzo settore dove prospera e cresce fianco a fianco con il volontario.

Questo è il parere sulla vicenda di Ferrara del Presidente Nazionale dell’ANPAS Fabrizio Pregliasco. Lo condividiamo integralmente perché è un punto di vista davvero interessante da cui partire per affrontare il tema Ferrara:
“Come diciamo ormai da anni, il volontariato e in generale il terzo settore italiano deve essere considerato a partire dai propri caratteri fondativi di solidarietà, gratuità, partecipazione e democrazia.  Un movimento, in particolare quello che riguarda il volontariato in sanità, radicato nel territorio da una lunga storia: non è da considerare quindi una stampella del welfare.
Anpas, in particolare, ha un contratto di lavoro nazionale, adottato poi anche da Croce Rossa, che tutela il lavoratore e garantisce il meglio che in questo momento si possa dare ad un lavoratore: un contratto di lavoro stupulato con i sindcati CGIL-FP, CISL-FP e UIL-FPL. Importante sottolineare che in questo momento i dipendenti Anpas sono 3167.
Da sempre Anpas è in prima linea nel proporre soluzioni che possano agevolare il monitoraggio, il controllo e la verifica dell’operato del volontariato che deve restare una leva imprescindibile del capitale sociale che, perpetrato in tutta Italia, diventa una rete operativa, capillare, altamente qualificata che garantisce trasparenza e qualità a fianco ai professionisti del soccorso. Tutto questo è già presente nel principio quello della sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione. Tutti aspetti che sarà importante ribadire nei decreti delegati della riforma del Terzo Settore in discussione in Parlamento.
Rispetto a quanto avvenuto, nel caso specifico, nonostante sul territorio siano presenti due pubbliche assistenze Anpas non coinvolte nella vicenda, siamo comunque pronti a lavorare e collaborare con gli organismi preposti proprio per poter assicurare sempre un servizio trasparente che garantisca affidabilità e standard qualitativi sempre più avanzati. Da parte nostra ribadiamo l’impegno per la promozione di una gestione sempre più trasparente e, anche attraverso la sperimentazione del Codice Etico, ci impegnamo a vigilare e migliorare  tutte le varie parti che concorrono al sistema sanitario affinché sia sempre più efficiente e efficace sotto tutti i punti di vista, prima di tutto sulla trasparenza e sulla tutela della salute dei cittadini”.

Le riflessioni portate dal presidente ANPAS Pregliasco sono molto utili per farsi alcune domande. Eccole:

– Se qualcuno ha già lavorato così intensamente per un contratto di lavoro nazionale dedicato al soccorritore non infermiere e non medico, perché non inserirlo come mora nell’affidamento diretto? Una tutela pensata insieme ai sindacati, per i soccorritori, difficilmente sarebbe stata rifiutata da 12 professionisti. Perché l’Azienda USL di Ferrara non ci ha pensato? Per essere più chiari: l’affidamento diretto non è una gara a nascondino, ma una procedura che deve essere limpida perché il volontariato non si vuole nascondere né può essere adombrato da alcun tipo di dubbio: perché porre le basi di una querelle simile?
– E’ arrivato il momento di smetterla con il pensiero che la ONLUS è la “sagra della gratuità“. Non deve mai essere così perché ci devono essere dipendenti in regola, tutelati e pagati adeguatamente. Il volontariato è una colonna portante in una associazione, ma trattandosi di ambito sanitario, non può essere l’unica. Da questo punto di vista le tre grandi ONLUS italiane stanno cercando di fare i miracoli perché venga migliorata la legge sul terzo settore e non si può alimentare una guerra fra professionisti e volontari prendendo di mira loro. Perché un contratto di lavoro per regolarizzare determinate figure (come in questo caso gli autisti) c’è ed anche fatto – a parere di chi deve tutelare i lavoratori – parecchio bene. Sempre per chiarezza: chi ci guadagna nell’attaccare il volontariato?

– E’ arrivato anche il momento di smetterla con le guerre di fazione. Medici contro infermieri, infermieri contro volontari, volontari contro autisti e così via. Se l’obiettivo di chi sale in ambulanza è salvare vite,  bisogna fare in modo che anche l’obiettivo di chi organizza i sistemi di emergenza sia lo stesso. La componente economica c’è e non si può dimenticare, ma non può ridursi tutto a un conflitto di competenze per una paga oraria. Sapendo che non ci sono soldi a sufficienza per mettere un medico rianimatore in ogni ambulanza, sapendo che gli infermieri di emergenza territoriale sono formati in un modo molto avanzato e possono seguire protocolli specifici, sapendo che i volontari possono supplire a determinate funzioni con una formazione adeguata, bisogna arrivare ad un accordo. Il problema altrimenti permane, anzi peggiora: in determinate zone del nostro paese ci sono volontari a cui è demandato il peso di tutto il servizio sanitario, ci sono infermieri che per lavorare devono spacciarsi come volontari e ci sono medici che per tenere in piedi la copertura necessaria, lavorano ben più delle 12 ore già vietate oggi a livello europeo. Ricordiamoci sempre che gil standard sanitari non sono una barzelletta. Se la prima preoccupazione del Comune di Ferrara e della USL è di affermare “la qualità dei servizi resterà inalterata” c’è qualche problema. Ci mancherebbe anche che la qualità del servizio cali, vien da dire!

– Vogliamo chiudere questa riflessione, che speriamo di poter ampliare con i vostri commenti, affermando che non può sempre metterci una pezza Pantalone. Oggi Comune di Ferrara e Azienda USL comunicano che stanno procedendo alla realizzazione di un bando per l’assunzione di personale dipendente e autisti di ambulanza. Giusto. Sacrosanto. Ma era così necessario ribassare l’importo dell’affidamento, se alla fine sei costretto ad assumere?

Non vorremmo essere cassandre, ma ci pare che Ferrara sia una piccola bomba pronta ad esplodere nuovamente in altre città. Ci piacerebbe che le cose venissero fatte con maggiore chiarezza, per i volontari, per i dipendenti e… per il paziente.

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