Comunicare male, gestire malissimo: un assurdo caso che non succederà mai

Questa storia potrebbe capitare solo nelle aree in cui la comunicazione fra i corpi non è gestita secondo protocolli e dinamiche studiate a tavolino ed elaborate per ridurre al minimo le interferenze e le dimenticanze. Gestire la comunicazione in maniera integrata, con strumenti adeguati come radio avanzate e software gestionali adeguati può causare problemi legati ad un atteggiamento molto più presente nel mondo del soccorso di quanto non si possa credere: il lassismo. La mancanza di rigore e la mancanza di obblighi affinché la catena sia rispettata può creare ritardi ed omissioni di informazioni che generano storie paradossali.

Un sistema di comunicazione parte da tre concetti basilari: ascolto, comprensione, trasmissione. Ne abbiamo parlato ampiamente in passato. Ma un nostro lettore ci ha voluto mandare una simpatica storiella per cercare di generare una visione paradossale e assurda di ciò che potrebbe capitare se non si segue con rigore e attenzione il protocollo di comunicazione e se non si pone attenzione alle esigenze e alle informazioni raccolte.

maxresdefault-tabetPrimo pomeriggio, i volontari hanno effettuato il cambio da poco. Il Medico in turno 12 fa tutto il giorno, ed ha avuto già una mattina intensa. Quelle giornate in cui, purtroppo, si infila un rosso dietro l’altro. E puntulamente appena posato lo zaino suona nuovamente l’allarme. Corriamo in ambulanza e sul tablet compare la missione.

Palestra di roccia, traumatico, persona cosciente… ROSSO.

La via di riferimento è lunga circa 7 km, ma… la palestra di roccia dove si trova? Forse è a metà? No? forse più avanti? Ma ci sarà un cartello? Servono chiarimenti, non è indicato il civico, chiamo la centrale per delucidazioni… nessuna risposta. La prassi e andare via cavo, non via radio, per avere informazioni.  A 3 minuti siamo a circa a metà percorso, seconda chiamata… nessuna risposta. A 6 minuti siamo all’inizio della via indicata. Nuova chiamata, nessuna risposta.

Ma la fortuna ci assiste. Per una volta, evento più unico che raro, c’è una persona sulla strada che si sbraccia: è una ragazza, indossa l’imbracatura da scalata e ci indica di accostare a sinistra.
Con una rapida mossa riesco ad invertire il senso di marcia e mi accosto al punto indicato dalla ragazza.

In Target: informare e capire, mai aspettare

Alla nostra destra c’è un uomo di circa 60 anni in posizione seduta: è cosciente, respira, si muove. Tiriamo un sospiro di sollievo: la rianimazione è esclusa. Apparentemente è scivolato e caduto da un’altezza ridicola, sulle rocce che ci sono a lato strada, dove ora si trova seduto. Siamo fra il metro e mezzo e i tre metri. Scende il medico e il resto della squadra recupa barella, spinale, ragno, collare cervicale e tutta l’attrezzatura a corredo necessaria.
L’uomo spiega che in rientro dalla scalata è effettivamente scivolato nel punto meno difficile di tutto il suo percorso, ma ha battuto la testa. Ha una ferita nella parte posteriore del capo da cui esce sangue: il medico valuta la ferita come un’abrasione semplice e superficiale. Seguiamo alla lettera i protocolli, con collare e spinale, immobilizzando la testa e il paziente
Saranno trascorsi circa 1 minuto e mezzo, due minuti da quando abbiamo iniziato l’operazione. Staremmo già andando sul mezzo se non ci fosse un problema di viabilità: l’ambulanza è su una curva, per sicurezza dobbiamo spostare il mezzo.
“Dottore, guardi, siamo dietro ad una curva: mi sposto di un centinaio di metri, in modo da trovarmi in posizione sicura, ed evitare che chi arriva ci possa tamponare”
Passano 2-3 minuti. Il paziente è chiaramente stabile, ha una risposta orientata, anzi ci racconta pure di essere un ex volontario del Soccorso Alpino. Sto attendendo quindi il via libera del dottore, quando suona il telefono di centrale.

Emergency_Call_Center_112La telefonata

IO: “Alfa04, avanti”
OP: “Ciao sono la centrale, come va la situazione”
IO: “Paziente stabile, cosciente. Ricorda l’episodio, il dottore mi riferisce di aver notato una lieve anisocoria, ipotizza un trauma cranico. Paziente a bordo, spinalizzato, procediamo a breve in codice 2 per il PS”
OP: “Guarda che sta arrivando l’elisoccorso!!! E’ già in volo!!”
IO: “Ma… ma… veramente, si va bene, aspetta ti passo il dottore” “Dottore, è la centrale, ci stanno inviando l’elisoccorso, gliela passo così vede un attimo sul da farsi”
DOT: “Si, Si, i parametri sono buoni, preso accesso, sto somministrando liquid… si, si, va bene, obbedisco”.
“Aspettiamo, sta arrivando l’elicottero!!”
La centrale ha già buttato giù il telefono, al che lo riprendo in mano e richiamo per capire che cosa hanno pensato come rendez-vous.
IO: “Ciao sono l’autista della Alfa04, mi dai indicazioni sul da farsi, su dove atterra, su cosa, quando??”
OP: “Aspetta ti passo il collega che se ne occupa…”
tuuuuuu tuuuuuuu tuuuuuuu tuuuu .. 2 minuti
OP2: “si guarda sta arrivando a breve, 2 minuti e ..”
IO: “..e…???”
OP2: “E fanno tutto loro…”

L’operatore chiude così la telefonata. “Fanno tutto loro”.
Mi guardo in giro, vedo che la strada è troppo stretta per l’atterraggio, così com’è incastrata tra il monte e le case, ma poco dopo c’è uno spiazzo. Anche se forse il campo sportivo un km più giù sarebbe più semplice.
Mi attengo alle consegne, per sicurezza accendo anche la radio portatile, per mettermi in connessione con l’elicottero quando dovrò dare indicazioni per l’atterraggio.
Nel frattempo il paziente, si altera e dice: “non c’ho nulla, e voi avete mandato anche l’elicottero, ma questo è scandaloso”.

maxresdefaultIl colpo di scena: chi non soccorre in compagnia…

Non passano neanche 30 secondi che sento una sirena. Anzi, due sirene da soccorso.  Le mie domande trovano risposta in un secondo: alle mie spalle si palesano una APS dei Vigili del Fuoco e un Furgone 4×4 sempre loro, del nucleo SAF.

Scendo dall’ambulanza e mi si fa avanti il caposquadra:
CS: “Salve, veniamo dal comando, dove si trova il ferito da soccorrere in parete”
IO: “Parete? Ma quale parete, c’è un ferito che è scivolato alla fine del percorso ed è già in ambulanza, stavamo per partire per il pronto soccorso, quando la centrale ci ha fermato dicendoci che sta arrivando l’elicottero”.
CS: “Ma veramente noi abbiamo una chiamata per soccorso su parete di roccia, per caduta da 10 metri con ferito ancora appeso in corda”.

Inizio ad essere perplesso. Ci guardiamo attorno, chiediamo alla ragazza che ci ha indicato il ferito. Non sa nulla di un ferito ancora appeso in corda. E io intanto penso che se il dottore mi dava il via 2 minuti prima non avrei neanche incontrato i Vigili del Fuoco e sarei a 5-6 minuti massimo dal Pronto Soccorso.
Il Caposquadra non senza un po’ di cipiglio spazientito – giustamente spazientito – avanza e pretende di vedere il paziente, per cui apro il portellone.
IO: “Dottore, sono arrivati i vigili del fuoco, vorrebbero capire la situazione”
DOT: “Paziente stabile, noi siamo a posto di tutto, grazie”
CS: “Mi perdoni dottore, potrei fare una foto ai suoi fogli, così da avere materiale per spiegare in SOP come mai siamo usciti in 9….”
DOT: “Prego, ci mancherebbe”

Il Caposquadra, si gira quindi verso di me, con sguardo interrogativo: “Quindi sta arrivando l’elicottero?”
IO: “Eh già…”
CS: “E dove atterra? Guarda, vedo bene là in fondo sulla destra”
IO: “Secondo me va bene anche qui, ma aspetto comunicazioni”
I minuti passati aumentano, il paziente, se fossi partito, sarebbe già in ospedale, forse già sulla via della TAC alla testa… ma oggi deve andare così.

YorkshireAirAmbulance_H145UnveilingTerzo atto: l’apoteosi

Il rumore dell’elicottero si fa sempre più vicino, la sagoma gialla ormai si sta palesando davanti a noi. Ma passa sulla nostra testa senza che mi arrivi comunicazione. Sono in attesa. Ma per i successivi 7-8 minuti l’elicottero continua a passare sulle nostre teste descrivendo cerchi più larghi e più stretti.
Penso: staranno cercando un luogo idoneo, ma come mai non chiamano?
Nel frattempo si è aperto il portellone ed il tecnico del soccorso alpino è fuori dall’abitacolo, già agganciato al verricello. Vogliono calarsi?
Niente, dopo un altro giro l’elicottero si posiziona per la discesa nel campo che avevo individuato, poco più avanti.
E intanto mi domando, spazientito anche io, se sarà servito fare corsi in questi anni, dato che dall’elisoccorso non ci hanno chiesto indicazioni.  Va bene che nelle occasioni precedenti in cui ho dovuto dare informazioni ci trovavamo in autostrada, però….

Allo spegnimento del rotore scende come una furia il tecnico del Soccorso Alpinio imbragato e con il casco, le cuffie e palesemente una sincera arrabbiatura.
IO: “Salve, sono l’autista della Alfao4”
SOC.SA: “Si va bene, ma dove si trova appeso il ferito, in 2 giri non l’abbiamo individuato!”
IO: “In Ambulanza, venga glielo faccio vedere”
SOC.SA: “Cosa??? E perché non hai fatto segno di scendere!?!”
IO: “Aspettavo vostra comunicazione, come da indicazione della centrale”
SOC.SA: “Ma tu dovevi… ########## e poi dovevate ##########, e qui poi ######## e ######!####!####”.

Per mia fortuna, a questo punto, interviene il mio collega: “ma veramente lui ha seguito tutte le procedure, stava aspettando che lo chiamaste per darvi indicazioni sulla discesa”
SOC.SA: “ma a noi ci hanno detto che c’era una persona caduta da 20 metri appesa in corda incosciente”. Io rimango sempre più perplesso, i metri e le condizioni del paziente erano peggiorate nella chiamata all’elisoccorso.

SOC.SA: “non ti abbiamo chiamato perché la frequenza radio dell’elicottero era settata tra il pilota, il vericellista e me per il recupero”

IO: “Va bene, ma io ho informato di tutto la centrale! C’è una prima telefonata, poi mi sono predisposto ad accogliervi, e mi sono messo in attesa per darvi indicazioni via radio”
SOC.SA: “Ok, se stanno così le cose allora va bene, c’è stato un problema nelle comunicazioni”

Il soccorritore va a prendere medico ed infermiere dell’elicottero.
I due si precipitano in ambulanza guardano il paziente e pretendono di usare il loro monitor e il loro zaino. Meno male che almeno loro seguono il #protocolloMalaguti, penso!

Passano 5 minuti buoni, il medico dell’elisoccorso si riaffaccia dal portellone dell’ambulanza ed esclama: “Bene, lo portiamo via noi”.

Uno spettacolo: siamo in 9 sanitari e 9 Vigili del Fuoco e, se fosse andato avanti come un soccorso normale, il paziente sarebbe già in Pronto Soccorso da 20 minuti.
Girandosi verso il capannello dei vigili del fuoco, il doc dell’elisoccorso esclama: “se ci date una mano, che ne so una toboga, lo portiamo all’elicottero”
Parte un vigile del fuoco che corre sul furgone a prendere la toboga.

2043_foto_497Il bis: repetita juvant

Nel mentre si palesa una persona che non si qualifica, ma ha chiaramente una tuta da volo ed è in compagnia di uno vestito come lui, per cui mi immagino di star parlando con pilota e co-pilota. E anche in questo caso l’alterazione è parecchia

PIL: “Chi è tra di voi l’autista dell’ambulanza???”
IO: “Io, mi dica pure”
PIL: “Come mai non hai dato indicazioni che il paziente non era in parete, era a bordo, e non ci hai dato informazioni per l’atterraggio?””
IO: “Veramente le cose non stanno così: io ho informato di tutto la centrale, mi sono predisposto ad accogliervi, e mi sono messo in attesa per darvi indicazioni via radio. Il corso l’ho fatto con voi, ho seguito le vostre procedure, sull’approccio all’elissocorso”.

Il pilota, che pensava di dirmene quattro e farmi la ramanzina si ferma, imbarazzato, e con un approccio davvero politically correct esclama: “Ah ok, allora se le cose stanno così ci deve essere stato un black-out nelle comunicazioni”. I Vigili del fuoco hanno ormai portato la toboga, che attende a terra a lato del portellone posteriore dell’ambulanza. Nel frattempo ormai tutto il paese di collina è lì, lungo la strada, a godersi lo spettacolo. La viabilità è interrotta dalle macchine lungo quella strada stretta. Si avvicina pure un giornalista, che incomincia a fare domande sul motivo di questo grande dispendio di forze.

Ma non è finita: arriva una telefonata al pilota: “Avanti da ######.  Si! Ah davvero? Capisco, per cui? Allora o andiamo là o aspettiamo? Va bene, ok, chiudo”.

Il pilota apre il portellone dell’ambulanza e si rivolge al suo medico: “Dottore, guardi la piazzola dell’ospedale è già occupata da un altro elicottero, ci chiedono o il cambio ospedale o di attendere 7-8 minuti, il tempo che lascino il paziente e rideccolino”.
A questo punto anche i dottori iniziano ad avere un po’ di disappunto. “No va bene, allora, fammici pensare un minuto…”. I due medici si consultano per qualche minuto e poi decidono che: SI VA IN AMBULANZA!
“Va bene dottore, noi veniamo a prendevi in pronto soccorso” dice il pilota, che manda a prendere i caschi del medico e dell’infermiere del Pronto Soccorso.

Il caposquadra dei Vigili del Fuoco che assiste alla scena emette un grugnito, poi si allontana invocando vari ordini di santi del paradiso. I Vigili del Fuoco recuperano la toboga e si avviano verso i mezzi. Non so veramente quello che succede, ed io, sempre tra me e me penso: MA DAVVERO TUTTO QUESTO E’ REALE?
Io a questo punto non voglio più dire niente, ma l’ambulanza è palesemente troppo piena. Autista, due soccorritori sanitari, il medico di ambulanza, il medico di elisoccorso, l’infermiere di elisoccorso, il paziente.

stemi-code-ambulanceMi allaccio la cintura. I miei due colleghi volontari mi guardano perplessi e mi chiedono cosa fare. Faccio i conti e penso che ci stiamo, abbiamo 4 sedute dietro e due davanti più la barella, siamo in sette in totale e la patente non dovrebbe volarmi via da portafogli dato che mancano solo i carabinieri e la NASA a questo soccorso. Almeno l’omologazione la rispettiamo.
Il problema è che dietro, tra ossigeno, due elettrocardiografi, due sonde ossimetriche, 2 accessi, 2 zaini, i caschi… non c’è molta roba agganciata 10G. Ma in 10 minuti FORSE siamo in pronto soccorso. Alla testa del paziente si mette il dottore dell’elisoccorso, che fa capolino dal divisorio e mi dice:
DOT2:”se vuoi metti pure la sirena, all’occorrenza, ma mi raccomando VAI VERAMENTE PIANO”.
Sono sempre più confuso, sirena non obbligatoria, quindi era un codice 1, bastava un mezzo base, certamente non 2 medici, 1 infermiere ed un elicottero. E i Vigili del Fuoco. Non posso che fare altro che attenermi alle indicazioni, e con calma ad una velocità massima di 50 Km/h, mi avvio verso il pronto soccorso. Quindici minuti per il rientro. Dall’arrivo sul posto, alla partenza, sono trascorsi 50 minuti, il paziente è in pronto soccorso dopo 65 minuti dal trauma.

Mentre arrivo all’ingresso della camera calda non posso fare altro che girarmi verso la piazzola: c’è ancora l’altro elicottero!

In tutto questo, seguendo il protocollo via filo, nessuno in pronto soccorso stava aspettando il nostro arrivo: nè il mio dottore, nè il dottore dell’elisoccorso si sono mossi per dare un colpo di telefono. In turno ci sono i miei due infermieri preferiti, sono oltre 15 anni che ci conosciamo, loro due sono sempre al solito posto. Sanno come lavoro, mi guardano un attimo perplessi.
Io non posso fare altro che alzare le spalle, mentre prendiamo la via della sala rossa. Siamo con due medici, un infermiere, un elicottero, vuoi non portarlo in sala rossa?

No.

EMS-1-HRL’infermiera di sala rossa mi brucia con uno sguardo, e poi esclama: “Ma qui cosa caspita succede????”. Anche lei mi conosce da tempo, magari meno bene dei due colleghi di camera calda, ma posso permettermi di risponderle: “Guarda, se vuoi ti spiego tutto, ma un altro giorno, ti prego!”. Dopo una mano per il cambio barella, mi dirigo alla sala ripristino, dove mi prendo una nuova spinale, i ferma capo, il collare, e ritorno verso l’ambulanza in compagnia dei miei due colleghi. Sperando che il prossimo codice sia un nientoma. Pensando che ogni tanto la radio sarebbe meglio del telefono!

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