La strage ferroviaria di Corato: il report dalle prime ambulanze sul posto, della Misericordia di Andria

Attivazione immediata, intuizioni, cooperazione. Ma anche stress, burn-out emotivo e PTSD. Dal primo minuto della strage di Corato fino ad oggi con il presidente della Misericordia di Andria, Gianfranco Gilardi

 

4Non c’è nessuno che abbia risparmiato parole e ringraziamenti nei confronti dei soccorritori sanitari e dei Vigili del Fuoco che sono intervenuti durante il disastro ferroviario di Corato. Una strage che nessuno dimenticherà mai in Puglia, che ha segnato drammaticamente l’estate 2016 con 23 vittime e 50 feriti, fra cui molti gravi.

Per il mondo del soccorso queste tragedie sono momenti difficili, che mettono a durissima prova i sistemi di maxi-emergenza perché – fortunatamente – capitano di rado e pur essendo tutto pianificato, far girare la macchina dei soccorsi alla perfezione è davvero complesso. Fra Ruvo di Puglia e Corato però il 118 barese e tutto il sistema di emergenza ha dimostrato capacità di reazione immediate e quasi perfette. Basti pensare che la prima chiamata è stata alle 11.20 e il PMA di emergenza è stato reso operativo solo 30 minuti dopo la strage, alle 12.10. Tempi di attivazione record che hanno visto la prima ambulanza arrivare sul posto dell’incidente in davvero pochissimi minuti, insieme all’elisoccorso e seguito da altri 4 mezzi della Misericordia di Andria. E’ proprio grazie ai tempi di reazione, alle capacità di coordinamento e alla grandissima abnegazione di tutti gli attori del soccorso che Corato diventerà un caso di studio su come si deve procedere nelle fasi immediatamente successive ad una grande emergenza.

“L’emergenza è durata nei fatti due giorni, dalle 11.30 del 12 fino alle 20 del 13 luglio, quando sono stati tolti i vagoni dai binari” ci spiega il presidente della Misericordia di Andria, Gianfranco Gilardi. Con molta modestia, Gilardi spiega che è stato “forse una questione di fortuite coincidenze” la capacità di essere attivi con così tanti mezzi in così poco tempo. Ma davvero qui si sono viste pratiche standard applicate bene in ogni circostanza.

L’ATTIVAZIONE DELLA MAXI EMERGENZA

2Prima di tutto c’è stata la grande capacità della Centrale Operativa del 118 di Bari nel capire cosa fosse successo. “Appena ci hanno chiamato abbiamo allertato il PMA, perché sembrava già chiaro fosse una situazione da gestire con i protocolli delle maxi-emergenze. Quando la prima ambulanza medicalizzata è arrivata sul posto, ci ha fornito dei dettagli sull’evento che sono serviti alla Centrale Operativa per estendere la chiamata e rendere la maxi-emergenza ufficiale. Così abbiamo mobilitato gli altri 4 mezzi in sede e portato il PMA”. Il primo problema è stato però localizzare il luogo dello schianto. Un problema già visto – per la tragedia di Crevalcore – poiché non c’è un chilometrico di riferimento e bisogna usare punti di riferimento geografici. “Ci è stata d’aiuto la presenza degli smartphone e la capacità di farsi descrivere il territorio da parte della centrale. Inoltre la tratta è parallela alla statale, abbiamo solo dovuto capire e comunicare la perpendicolare più vicina al luogo dell’incidente”. Grazie al sistema di localizzazione della centrale l’evento è stato geolocalizzato nei primi minuti dell’operazione e la chiamata alle altre associazioni è stata data con coordinate precise, così che nessuno potesse sbagliarsi sul luogo dello schianto. “Il direttore del 118 – il dottor Di Pietro – ha capito la situazione e ha provveduto a far convergere sul posto tutti i mezzi necessari. Un ottimo lavoro è poi stato fatto da tutti i presidi ospedalieri nella zona. In una maxi emergenza simile l’invio dei feriti  genera criticità, ma i nostri ospedali hanno fatto scattare l’emergenza anche in strutture piccole, che hanno in modo positivo trattato velocemente tutti i feriti. Specialmente Andria che era il più vicino, ha trattato 30 feriti immediatamente, sgravando la scena da molte difficoltà”.

 

L’ATTIVAZIONE DEL PERSONALE

ITALY-TRAIN-CRASHE’ chiaro però che in una normale giornata non è possibile avere decine di mezzi completi in servizio con personale dipendente e volontario. “Da noi sono dipendenti solo gli autisti, il resto sono volontari. E davvero l’attivazione di quelli non in servizio è stata rapida, grazie a un servizio che abbiamo di messaggistica istantanea per avvisare il personale disponibile. Nei primi 60 minuti chi era disponibile si è mosso subito ed è arrivato sul posto rapidamente, e dopo le prime 4 ambulanze e l’automedica, sono partite altre due MSB, una da Montegrosso, tre mezzi regionali delle Misericordie, il fuoristrada di supporto e via via i mezzi da Barletta, Molfetta, Bisceglie, Trani, BorgoMezzanone, Bitonto e Bitritto”.

L’IMPATTO CON LA SCENA

6Il problema primario è stato  sicuramente l’impatto con la scena. “Emotivamente lo scenario è stato devastante, non ho remore ad ammetterlo” spiega Gilardi. “Abbiamo ancora dei ragazzi in stato confusionale, sia volontari che medici e infermieri. La scena che ci si è presentata era raccapricciante, per dinamica e per problematiche”. Di fatto i due treni sono finiti uno dentro all’altro, disintegrando due vagoni. L’azione di triage sul campo e la coordinazione con i Vigili del Fuoco quindi si è sviluppata in mezzo a una situazione paragonabile a quella dell’esplosione di una bomba. Dove però i primi ad arrivare sono stati i sanitari, perché i Vigili del Fuoco hanno dovuto affrontare qualche chilometro di viaggio in più. La prima squadra è arrivata un paio di minuti dopo le ambulanze, perché il distaccamento è di stanza a Barletta. Il coordinamento iniziale quindi è partito dalla medicalizzata che ha fatto il triage, e poi con i Vigili del Fuoco. “Ma nel giro di 40 minuti sono arrivati sul posto anche il direttore del 118 e tutte le autorità”. In totale la Misericordia ha attivato 70 persone con 8 ambulanze, al fianco delle quali ci sono stati anche i volontari di ANPAS e della Croce Rossa con altrettanti mezzi.

 

LE DIFFICOLTA’ NEL TRIAGE

5La fase di decisione nel triage iniziale è stata effettuata dalle prime quattro ambulanze sul posto, che sono state due medicalizzate e due infermieristiche. Quattro professionisti quindi hanno potuto muoversi con rapidità in mezzo a una folla di un centinaio di persone completamente impazzite, impaurite e sconvolte. Questa situazione ci riporta alla mente un commento di un nostro collaboratore – Matteo Pancotti – che parla di inflazione per necessità in fase di maxi-emergenza. Un concetto che è stato forse ridotto grazie all’azione immediata dei soccorsi, ma che comunque permane durante una strage come quella di Corato: “Nelle prime tre carrozze c’erano molti deceduti e incastrati (che devono essere raggiunti in sicurezza con i Vigili del Fuoco ndr) mentre il restante era formato da feriti meno gravi, contusi e persone in stato di shock con codici meno importanti” spiega Gilardi. “In meno di 20 minuti i primi feriti sono stati caricati su disponsizione del D.S.S. e trasportati nei reparti di emergenza-urgenza degli ospedali della zona. La logistica del Posto Medico Avanzato ha lavorato con rapidità permettendo già alle 12.10 di avere operatività con 8 posti letto, attrezzature d’urgenza, medico, infermiere e soccorritori di secondo livello”. Anche il mediatore culturale della Misericordia è stato molto  utile in questa situazione, per il soccorso di un extra-comunitario lievemente ferito nell’impatto”. Nel PMA sono stati trattati 4 codici rossi, 8 codici gialli e 6 codici versi, alcuni dei quali sono stati direttamente soccorritori sfiniti o disidratati. Al termine dell’emergenza sanitaria, con tutti i feriti coinvolti destinati agli ospedali, il PMA è rimasto attivo per sostenere e supportare gli operatori dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine impegnati nell’estrazione dei morti e nelle operazioni di Polizia investigativa.  La capacità di questa struttura nel supporto è stata determinante per evitare che le condizioni operative (caldo cocente con temperature dell’aria superiori ai 35 gradi e temperature delle lamiere ben più alte) diventassero insostenibili. “Va poi detto che le capacità di supporto di medici della centrale è stata ottima, perché una volta sul posto hanno gestito loro la struttura smistando e gestendo i feriti”.

DENTRO IL PMA

1Una piccola parentesi vogliamo farla però su come un PMA opera. Oltre al medico, al Coordintore agli infermieri di soccorso avanzato e ai soccorritori di livello avanzato, nel PMA era allestita una zona di supporto e ristoro per i soccorritori (con notevoli quantità di casse d’acqua per evitare la disidratazione). L’organizzazione delle Misericordie pugliesi prevede che nel PMA siano presenti kit preparati per il reintegro volemico (cassa rossa), la respirazione (Cassa blu), la medicazione (cassa verde), i farmaci (cassa gialla). Entrando nel PMA si trova un lettino da visita, e poi – a fianco delle postazioni colorate – 12 barellini da campo. Due barelle autocaricanti, 12 barelle spinali, 2 cucchiaio, 10 teli portaferiti sono usati per il trasporto dei pazienti dentro e fuori dal PMA. Gli elettromedicali a disposizione dei medici e degli infermieri sono poi un DAE, 1 monitor a 12 derivazioni, 1 aspiratore portatile e 1 ventilatore polmonare. Tutte attrezzature “integrabili” da quelle presenti nelle ambulanze presenti sul posto.

L’ASSISTENZA E IL POST EMERGENZA

ITALY-TRAIN-CRASHUn’ultima parentesi è da fare sull’assistenza sia agli incolumi – dal punto di vista psicologico – che dei famigliari delle vittime. La Misericordia ha infatti avuto anche la responsabilità di gestire, presso il palazzetto dello sport di Corato, i famigliari delle vittime, con un supporto psicologico fornito da professionisti e con i mediatori. Un momento complesso in cui vanno rassicurate persone in ansia perché non ci sono informazioni chiari sulla tragedia. Ma adesso l’assistenza psicologica deve essere attivata per i soccorritori. E la Misericordia si è già attivata per impattare rapidamente contro eventuali sindromi da PTSD. “In questi giorni iniziamo con gli psicologi per l’area delle emergenze, che provvede a fare delle sedute a volontari e inferimieri che hanno operato sul distastro. Il lato negativo dell’operare su queste situazioni è proprio questo, l’emotività e l’impressione che una scena simile crea è molto grande e bisogna analizzarlo. La vicenda e lo scenario sono stati davvero pesanti e non si può negare che lo stato d’animo che ci ha colto in quei momenti sia ancora molto presente”.

ITALY-TRAIN-CRASHIn conclusione Gilardi ci spiega che “una serie di circostanze fortuite, come la possibilità di raggiungere il posto facilmente, ci hanno aiutato. Però il lavoro che hanno fatto i volontari è stato eccezionale. Parlo di tutti i volontari, non solo dei nostri. Anche quelli delle Pubbliche Assistenze sono stati efficienti e professionali ed è emerso anche dalla collaborazione con i Vigili del Fuoco che la macchina del soccorso ha funzionato molto bene. Siamo stati un sistema che sapeva perfettamente cosa fare. In molti casi non è facile trovare una situazione del genere, davanti a una situazione tragica con 23 morti, su cui non si poteva fare nulla”.

 

L’UNICA PECCA: LA GESTIONE DEI CURIOSI E DELLA STAMPA

Nell’estrema difficoltà dell’operare sul luogo di una tragedia ferroviaria c’è stata un’aggiunta che però nessuno è stato pronto ad affrontare. La stampa. E’ brutto inserire un paragrafo dedicato a una così piccola e sembra quasi il voler trovare “il pelo nell’uovo” in una macchina che ha funzionato benissimo. Ma fra i professionisti e i volontari dell’emergenza c’è stata discussione in merito, ed anche fra i giornalisti stessi il vedere la telecamera praticamente sui binari ha suscitato qualche domanda. Nel trambusto e nell’operatività i curiosi che – smartphone alla mano – si sono portati a pochissimi metri da morti e feriti, non sono stati controllati e respinti da nessuno.  “L’approccio con gli organi esterni mette alla luce qualche defaiance, diciamo” ci spiega Gilardi. “Ma non era facile creare cancelli o situazioni in cui tenere sotto controllo i curiosi. Posso parlare in questo caso per la mia associazione: abbiamo individuato un addetto stampa ed è stato solo lui che ha parlato con i giornalisti”. Anche perché – giustamente – il soccorritore deve impegnarsi nel salvare vite, non nel tenere a bada i giornalisti. Da questo punto di vista, forse, un protocollo che impegni le Forze dell’Ordine – sempre presenti in questi casi – a coordinare e riprendere gli organi di comunicazione potrebbe aiutare contemporaneamente a far avere notizie utili, a far lavorare con tranquillità gli operatori e a mantenere tutelata la privacy dei feriti e dei morti.

Non possiamo che chiudere questo reportage con un ringraziamento alla Federazione Regionale delle Misericordie di Puglia e alla Misericordia di Andria, che ha fatto un lavoro straordinario con i suoi 70 confratelli e consorelle sul posto, insieme ovviamente agli altri volontari delle associazioni pugliesi sul posto. Resteranno nel cuore di tutti gli italiani le immagini del grande lavoro dei soccorritori, dei medici, degli infermieri e dei Vigili del Fuoco che hanno estratto e salvato la vita di molte persone da quei vagoni accartocciati.
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