Fare il soccorritore è più pericoloso che fare il Vigile del Fuoco? Il rapporto delle aggressioni è 1 a 14!

Una ricerca americana spiega come mai il lavoro dell’EMT e del Paramedico sia più difficile e pericoloso di quello del Vigile del Fuoco: “aggressioni più elevate di 14 volte”.

La professione del soccorritore sanitario è più rischiosa di quella del Vigile del Fuoco. A dirlo è la Drexel University Dornsife Shool of Public Health, negli Stati Uniti. La ricerca che questa scuola specialistica in servizi sanitari ha pubblicato sull’American Journal of Industrial Medicine è da brividi: I paramedici e gli EMT che in America lavorano sulle ambulanze sono 14 volte più a rischio di essere aggrediti, feriti o uccisi sul posto di lavoro rispetto ai colleghi Vigili del Fuoco,con i quali spesso lavorano fianco a fianco.

Le statistiche della Drexel University sono state confrontate con quelle del progetto “Firefighter Injury Research and Safety Trends” della FEMA americana, l’agenzia federale per la gestione delle emergenze. I dati sono stati comparati con una serie di interviste realizzate nei principali team paramedicali americani. E’ difficile effettuare un paragone fuori dai confini americani, dato che in Italia non operano solo figure professionali, ma gli infermieri d’area critica e i medici sono affiancati dai volontari del soccorso. Ma c’è un tratto comune che anche in Italia è rilevabile: “Spesso le lesioni da aggressione durante l’attività di soccorso non vengono segnalate o non vengono riconosciute, perché vengono interiorizzate dai professionisti come parte del lavoro”.

Il problema delle aggressioni purtroppo aumenta in base al sesso dell’operatore. I paramedici maschi sono più a rischio delle colleghe donne.
Se per ogni Vigile del Fuoco aggredito ci sono 14 paramedici maschi picchiati, per ogni Vigile del Fuoco donna aggredita ci sono 9,3 paramedici donne aggredite.

Soluzioni proposte? Armamenti o formazione anti-aggressione

Fra le soluzioni proposte dalla Drexel University c’è sicuramente il tema della formazione del personale per prevenire, evitare e rispondere alle aggressioni fisiche. Se il primo dogma dell’emergenza è quello di lavorare in sicurezza, questo vale per evitare che la condizione di lavoro degeneri drammaticamente, incidendo due volte sul bilancio della sanità pubblica. Se infatti un paramedico viene aggredito e subisce percosse, il rischio si triplica: un ferito non salvato, un paramedico ferito (o peggio) e un buco nel servizio sanitario successivo. “Nessuno pensa a quale implicazione abbia questa situazione: stiamo esaurendo i nostri lavoratori. Siamo molto preoccupati per la stanchezza, il burnout e il possibile distacco emotivo a cui vanno incontro i nostri soccorritori”, hanno concluso gli autori di questa ricerca. Negli Stati Uniti inoltre è da tempo attivo un dibattito fortissimo sulla possibilità di dotare – come i colleghi Vigili del Fuoco – anche i paramedici di armi da fuoco.

 Da un anno Emergency Live sta procedendo alla realizzazione di un sondaggio specifico sulle aggressioni al soccorritore, sulla linea dell’ottima indagine svolta da ASAPS con l’inchiesta SBIRRI PIKKIATI. Un tema che ci è caro per cercare di definire insieme ai soccorritori qual’è la reale condizione operativa degli equipaggi che ogni giorno devono affrontare un mondo che non appare quasi mai nelle cronache nazionali ma è sempre confinato in piccoli episodi di “cronaca” locale. Una serie di piccoli campanelli d’allarme che vorremmo conoscere e mettere in evidenza per segnalare un problema che appare ai più come radicato e difficile da affrontare. Partecipa al sondaggio qui sotto!

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