"Flussi migratori, rischio basso di impatto sulla sanità  pubblica"

Si è svolta a Roma, presso il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), la giornata di studio dedicata ad esaminare gli aspetti sanitari connessi alle attività di controllo dei flussi migratori, con riferimento all’Operazione Mare Nostrum

Nel corso del dibattito, moderato dal capo del Corpo Sanitario della Marina – Ammiraglio Ispettore Capo Mario Tarabbo – è stata approfondita la tematica relativa alle patologie infettive emergenti e riemergenti, prima fra tutte la TBC. “Nessuno in Marina – ha dichiarato l’Ammiraglio Tarabbo – ha una patologia”.

Aspetti chiariti grazie all’intervento di rappresentanti del mondo clinico e scientifico che, sulla base delle analisi e valutazioni effettuate, hanno illustrato i potenziali rischi per la salute direttamente o indirettamente correlabili ai flussi migratori e all’operazione Mare Nostrum.

La dott.ssa Maria Grazia Pompa della Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, ha illustrato i dati nazionali sulla TBC, circa 4500 casi annui dopo che la malattia è riemersa in Italia nel 1993. Tra i migranti invece solo 27 casi sui 43000 arrivati sul nostro territorio nel 2013.

Il dott. Luigi Ruffo Codecasa, responsabile del Centro Regionale di Riferimento per il Controllo della tubercolosi in Lombardia, ha indicato uno screening per la TBC in un gruppo esposto a rischio. Una prevenzione basata sui vaccini, una diagnosi precoce e una terapia corretta sono le uniche garanzie di sicurezza e isolamento delle sorgenti infette precludendo così la possibilità alla malattia di divulgarsi tra le genti e anticipando che a breve sarà introdotto in ciclo sanitario un nuovo e più efficace test per accertare la positività alla TBC.

I lavori della giornata sono stati chiusi dal dott. Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani: “l’operazione Mare Nostrum ha rischi prossimi allo zero grazie alla scrupolosa applicazione delle norme di prevenzione sanitaria e della scrupolosa applicazione dei dispositivi individuali di protezione” precisando che “positivi al test non vuol dire essere ammalati”.

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