Formazione del volontario di Protezione Civile, intervista con Roberto Giarola

Essere volontari in Protezione Civile è sicuramente uno dei modi migliori per aiutare il proprio territorio e la propria realtà. Ma la formazione del volontario in Protezione Civile non è semplice, solo perché non ci sono i passaggi più “sanitari” che coinvolgono solitamente gli operatori dell’emergenza 118. Il volontario di Protezione Civile ha compiti precisi e attività relative a situazioni tecniche, che devono rispettare direttive precise.

Il responsabile della formazione in Protezione Civile, Roberto Giarola
Il responsabile della formazione in Protezione Civile, Roberto Giarola

Per questo motivo il Dipartimento della Protezione Civile ha un ufficio speciale per la formazione dei volontari, che si occupa di dare le direttive migliori affinché gli uomini e le donne che interverranno negli scenari abbiano tutta la formazione necessaria per fare bene, e incidere così positivamente nelle opere di preservazione, tutela e messa in sicurezza che competono a queste forze in caso di emergenza. Il responsabile di questo ufficio è il dottor Roberto Giarola, che durante lo Spencer Day 2017 ha contribuito alla discussione sulla formazione dei volontari con una interessante intervista telefonica, che vi riportiamo. Nelle attività di pianificazione e gestione di emergenze e esercitazioni, il Servizio Formazione coordina la partecipazione e l’intervento delle organizzazioni di volontariato specializzate nei diversi settori di intervento mantenendo il necessario raccordo, per gli aspetti tecnico-operativi relativi all’impiego, con i competenti Uffici del Dipartimento. E’ quindi importante capire come la formazione incida fortemente sul mondo della Protezione Civile in ogni istante.

 

Dottor Giarola, come si devono preparare al meglio i volontari di Protezione Civile per avere una formazione adeguata ai contesti in cui devono operare?

Allora mi permetta prima brevemente di inquadrare qual è il ruolo che il volontariato di Protezione Civile svolge all’interno del nostro sistema, che è un ruolo fondamentale e che si sviluppa in tutti gli ambiti di attività della Protezione Civile quindi non solo nell’intervento di soccorso e di assistenza alla popolazione ma anche negli ambiti di preparazione quindi la pianificazione d’emergenza e anche nelle attività preventive. Questo è importante perché focalizza quella che è la ragione per la quale il volontariato è diventato sempre di più una componente insostituibile dei sistemi di protezione civile del nostro paese. C’è stata una grandissima evoluzione in questo, diciamo che la data storia alla quale si fa risalire la nascita del concetto di volontario di Protezione Civile è l’alluvione di Firenze del ’66. Si ricorderà in quell’occasione da tutto il mondo quasi, non solo da tutta Italia, delle persone normali, cittadini si recarono spontaneamente per dare una mano, mettersi a disposizione e fare quello che si poteva.

Quello che si capì subito in quel contesto era che questa era innanzitutto una risorsa eccezionale, perché, come dire, consentiva di avere grandissime disponibilità di numeri di persone per far fronte ad un evento di quelle dimensioni, ma soprattutto si capì anche che non poteva essere gestito così e cioè in maniera assolutamente spontanea e occasionale. Lì nasce l’idea di un volontariato organizzato di Protezione Civile. Quindi si comprese in quell’occasione che era necessario uno sforzo organizzativo e cioè che bisognava dare stabilità; anche perché il soccorritore non deve diventare una persona da soccorrere, nel senso che dev’essere una risorsa e non un appesantimento del sistema di intervento.

E da lì ad oggi di strada n’è stata fatta tantissima. Oggi noi abbiamo migliaia di associazioni su tutto il territorio nazionale che hanno fatto dei temi della Protezione Civile una organizzazione stabile, continuativa, sono raccolti dalle grandi associazioni nazionali, sono una quarantina quelle iscritte nel nostro elenco centrale, cioè quello cui il Dipartimento dialoga direttamente, e poi ci sono centinaia, migliaia di associazioni sul territorio, anche gruppi comunali, che sono coordinati dalle protezioni civili regionali.

Il punto chiave di tutto questo è che non è un’attività occasionale, cioè non è che il cittadino che vuole dare una mano si presenta all’occorrenza quando c’è l’evento e viene messo a lavorare, si tratta di spendersi nell’associazione per costruire quella capacità e quella preparazione che consentono di avere un intervento efficace. E quindi il tema della formazione è quello, come dire, particolarmente significativo in questo.  Come si fa prepararsi per prevenire l’emergenza? Si deve essere adeguatamente

  • formati
  • preparati
  • equipaggiati

questi 3 punti sono i punti chiave sulla base dei quali oggi le associazioni di volontariato di protezione civile costruiscono i loro percorsi interni. E anche su questo di strada ne abbiamo fatta molta, chi ha visto operare i volontari in televisione li ha visti operare anche in contesti estremamente impegnativi.  I volontari non svolgono solo funzioni di tipo generico, svolgono anche funzioni molto specifiche: si occupano degli aspetti di radiocomunicazione per esempio, si occupano di tutta la filiera della preparazione e distribuzione degli alimenti, così come si occupano di attività di soccorso anche per esempio in ambienti circoscritti, in macerie e l’attività sanitaria sicuramente tra queste. Come dire svolgono veramente un’attività che abbraccia a 360gradi il panorama delle necessità che in situazione d’emergenza devono essere messe in campo.

Ma il punto chiave è proprio quello, la stabilità. Non ci si improvvisa volontari, si deve essere preparati, addestrati, ed equipaggiati perché altrimenti si mette a rischio la propria incolumità e quella delle persone che si vanno ad assistere.

 

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