Il riscaldamento globale è fuori controllo? Che disastri ci aspettano da qui al 2100

Secondo gli ultimi dati del NOAA americano fra il 1990 e il 2015 si sono registrati i 10 anni più caldi di sempre. Nell’anno in corso la temperatura media è stata di 0,81 gradi centigradi più alta rispetto alle medie di tutti gli anni precedenti. Cosa succederà alla resilienza e alla protezione civile se si innesca una spirale fuori controllo?

MALTEMPO: DUE DISPERSI NELLE MARCHEROMA – Abbiamo detto che era l’anno più caldo di sempre nel 2005. Poi l’abbiamo ripetuto nel 2010. Infine – a causa di un inverno mite e piovoso – anche nel 2014. Ma se non cambia nulla da qui a dicembre, il 2015 batterà ogni record di calore mai registrato e completerà così la top ten degli anni più caldi dal 1880 ad oggi sul pianeta Terra con solo rilevazioni effettuate negli ultimi 25 anni.

Colpa del Niño? Non solo, il riscaldamento aumenta

Il NOAA è la National Oceanic Atmospheric Administration, l’agenzia che ha il compito di effettuare previsioni e rilevazioni meteo e che monitora ogni aspetto della vita climatica del pianeta per il governo americano. Si tratta dell’ente più accreditato al mondo per le previsioni metereologiche, l’unico che effettua rilevazioni meteo dal 1880 in poi. Ebbene il NOAA ha detto che luglio, maggio e giugno sono stati i mesi più caldi di sempre, rispetto ai rispettivi mesi degli ultimi 135 anni.

disidratazione2Con temperature medie sul globo pari a 16,61 gradi, a Luglio si sono registrati dati record, più alti a livello globale di ben 0,81 gradi centigradi rispetto alla media del ventesimo secolo. Il precedente record, secondo l’istituto statunitense, si era registrato nel 1998. Caldo record si è registrato in Paesi come l’Austria (il 7 luglio a Innsbruck si sono rilevati 38,2 gradi) e l’Olanda (a Maastricht il 2 luglio 38,2 gradi), si sottolinea nel rapporto.  Non solo il mese di luglio ha vinto il record del calore, ma per il Noaa sono i primi sette mesi del 2015 a risultare i più caldi di sempre.

Su scala globale non vanno inoltre trascurati gli effetti del Niño, la corrente oceanica anomala che è tornata dopo 5 anni di pausa: piogge violente e alluvioni in Cile, Perù, Bolivia; lunghe siccità in Australia e in Indonesia. “Se la tendenza sarà mantenuta alla fine dell’anno – afferma Coldiretti – tutti e dieci gli anni più caldi della storia saranno successivi al 2000 a conferma dell’accelerazione nel surriscaldamento”. Una situazione “che rende ancora più rilevante il vertice Onu previsto a Parigi sul clima a dicembre dal quale- conclude l’associazione agricola- si attendono impegni significativi ed urgenti riduzioni straniere”.

Narisma, Gemma TeresaQuanto manca alla perdita di controllo del riscaldamento globale?

E’ stato messo nero su bianco nel protocollo di Kyoto che i paesi della Terra prendevano il saldo impegno di abbassare di 2 gradi centigradi la temperatura globale, per allontanare il rischio di attivare una spirale di riscaldamento globale senza controllo. Questo è stato fatto nel 2012, eppure oggi siamo ancora a commentare dati di un innalzamento del riscaldamento globale. Riscaldamento che sentiamo e percepiamo sulla nostra pelle. Sono aumentate le notte tropicali (con temperature mai al di sotto dei 20 gradi) e diminuite le giornate con temperature al di sotto dello zero.

Come affrontare i cambiamenti climatici? Prima di tutto prevenire il dissesto idrogeologico

Il rischio che il nostro pianeta – e il nostro Paese – stanno correndo è molto elevato. Se i tropici sono colpiti da disastri di grandi dimensioni, non da meno lo sono state regioni e provincie italiane. Riviera del Brenta in Veneto, Costa ionica in Calabria, Ponente della Liguria, Costiera delle Marche, spiagge della Romagna, Firenze e Roma sono solo alcuni degli eventi alluvionali che hanno messo a durissima prova il sistema della Protezione Civile e del controllo idrogeologico del nostro paese. Il Governo si sta muovendo con una unità speciale, il progetto #italiasicura.

Un progetto che deve radicalmente cambiare aspetto alla tutela del territorio, alla decementificazione e alla costruzione di opere per la prevenzione idraulica delle calamità naturali.

20140530135418-protezione_civile_mappa[1]A settembre a Roma saranno presentate le nuove linee guida per la progettazione delle opere contro il dissesto idrogeologico. Si tratta di un lavoro che sarà fatto per stilare linee guida essenziali per le oltre 7000 opere previste dal piano nazionale di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Con il coordinamento di Mauro Grassi e Gian Vito Graziano, presso la Struttura di Missione #italiasicura sono già state fatte numerose riunioni con tutti gli attori che stanno partecipando alla redazione di un documento finale e che sono impegnati quotidianamente nella lotta al dissesto idrogeologico: dai Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture con il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici alla Protezione Civile, da Ispra all’Associazione dei Consorzi di Bonifica, dal Centro italiano per riqualificazione fluviale al Consiglio nazionale delle ricerche da Ance, Rfi, INU e Consiglio Nazionale Ingegneri.

 

Saranno vietati gli interventi di cementificazione e restringimento delle sponde fluviali o la copertura di fiumi e torrenti che hanno enormemente aumentato alluvioni e allagamenti. In coerenza con prescrizioni che saranno emanate da tutte le autorità di bacino, saranno possibili diversi interventi, sia strutturali come casse di espansione o vasche di laminazione delle piene e canali scolmatori, sia nuove opere previste come obbligo dallo Sblocca Italia dei ‘contratti di fiume’ per riqualificare e rinaturalizzare i tratti fluviali.

 

Mauro Grassi, direttore di  #italiasicura
Mauro Grassi, direttore di #italiasicura

“C’è da modificare una storia di cattiva progettazione – spiega Mauro Grassi, direttore di #italiasicura – che ci ha portato spesso a spendere lentamente e male le risorse impegnate. Le nuove linee guida dovranno essere adottate per ogni opera lungo i nostri fiumi, sui versanti e sulle coste con una valutazione accurata delle diverse alternative di intervento anche attraverso accurate analisi costi/benefici come sostiene la UE nella direttiva alluvioni. Le nuove linee guida saranno un passo importante per una progettazione di qualità, sostenuta con il nuovo Fondo di rotazione per la progettazione di 100 milioni previsto dalla Delibera Cipe di Febbraio, per la predisposizione del Piano Nazionale contro il dissesto idrogeologico che prevede oltre 7000 opere per gran parte ancora alla fase iniziale della progettazione.

 

“Stiamo andando avanti velocemente con l’analisi di tutti i documenti raccolti e dei suggerimenti arrivati – spiega Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi e coordinatore del lavoro sulle linee guida per #italiasicura – a settembre avremo il documento finale con le nuove linee guida, l’obiettivo è una forma più snella per un’applicazione più facile e con grande attenzione ai territori, alle nuove tecnologie, ai monitoraggi e alla valutazione del rischio, al piano delle manutenzioni, al quadro giuridico”.

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