Le piume dell’anima: considerazioni sul soccorso in caso di incidente stradale

Autore: Lorenzo Accettura

Una mattina di primavera mentre ero in servizio in MSI “mezzo sanitario intermedio” cosi viene chiamata l’autoinfermieristica in Lombardia, regione in cui lavoro, fui chiamato dalla centrale operativa 118 per un pedone investito su una strada provinciale ad alta densità di traffico.

La centrale mi avvisò telefonicamente su indicazione degli astanti, che il ferito era per terra ancora cosciente e che a nostro seguito sarebbe arrivata anche L’MSA (mezzo di soccorso avanzato) con il medico a bordo. Partiti in codice rosso, avvisai l’autista del mezzo sul tipo di intervento a cui eravamo destinati, chiedendoci cosa ci facesse un pedone su di una strada provinciale ad alta densità di traffico e ritenendo,stante la nostra vicinanza al luogo dell’incidente, che saremmo stati il primo mezzo ad intervenire.

Dopo uno zigzagare tra il serpentone di auto, facendo attenzione a non investire i curiosi ormai numerosi, ci ritrovammo sul luogo dell’evento come primo mezzo sanitario.

Purtroppo, la scena a cui assistemmo è una di quelle che difficilmente si possono dimenticare.

Riversa in posizione prona (di pancia in giù) vi era una donna che non superava i 40 anni, con una grossa ferita al capo, ferita che per colpa della gravità ormai aveva intriso di sangue tutto il volto, rendendo la scena raccapricciante.

La donna, che tentava inutilmente di rialzarsi cercando di inginocchiarsi, emetteva dei suoni incomprensibili. Sicuramente, il forte impatto le aveva procurato un grosso trauma cranico, abnubilando lo stato di coscienza con conseguente disartria.

I testimoni raccontarono che la donna, dopo aver parcheggiato la propria autovettura alla stazione di servizio, a pochi metri di distanza dal punto dell’impatto, era stata investita da un auto mentre tentava di attraversare la strada provinciale per dirigersi in una cascina dalla parte opposta.

Fuori da una piccola utilitaria con il cofano ammaccato e il parabrezza in frantumi, notai un uomo distinto, in giacca e cravatta, in piedi, apparentemente illeso pallido come il latte appena munto, che continuava a ripetere “non l’ho vista, non l’ho vista”

In attesa che arrivasse il BLS (mezzo di base) con il traffico ormai bloccato dalle autorità intervenute, mi avvicinai alla donna cercando di rassicurarla e tentando di farle assumere al più presto possibile la posizione supina, sperando di proteggere il rachide cervicale con il collare in dotazione.

Dopo vari tentativi e anche grazie all’ equipaggio del BLS che nel frattempo ci aveva raggiunto sul posto, riuscimmo a stenti, visto che la donna appariva sempre confusa, agitata e per niente collaborante, a posizionarla sulla tavola spinale, tamponare la grossa ferita con una medicazione compressiva provvisoria.

Una volta immobilizzata con collare, ragno, decisi che la valutazione testa piedi, esame che viene effettuato su distretti corporei scoperti, sarebbe stata fatta sul BLS e cio’ al fine di tutelare la vittima non mostrando il corpo nudo ai curiosi ormai numerosi.

Prima di spostare la paziente rilevammo i parametri vitali, PA 110/70 Fc 120 r, saturazione in aria ambiente 92% che con maschera e reservoir e ossigeno a 6 litri al minuto venne corretta a 98%.

Per reperire un accesso venoso, dovetti tagliare la manica del piumino che la vittima indossava e fu allora che una folata di vento fece volare molte piume bianche .

In quel preciso momento pensai a come Il giubbotto raffigurasse il corpo della donna, il taglio delle forbici rappresentavano l’impatto e le piume che volavano ritraevano l’anima della donna che iniziava ad abbandonare il proprio corpo, mentre tante altre piume rimanevano appiccicate nella pozza di sangue che si era velocemente formata sull’ asfalto, assumendo un colore rosso porpora.

Riuscii per fortuna a reperire una grosso accesso venoso con calibro G. 14 e prima che potessi avvisare la centrale delle condizioni della paziente, avvertì per fortuna il suono di una sirena.

Fui ben contento dell’arrivo dell’ MSA dato che in quel momento la vittima agitata, confusa e con un alterazione dello stato di coscienza, aveva bisogno di essere sedata e intubata anche per proteggere le vie aeree.

Purtroppo in Lombardia i protocolli infermieristici extraospedalieri ancora non consentono l’intubazione orotracheale, ma forniscono solo dei dispositivi sovraglottici come le maschere laringee che, anche se ottimi presidi, non garantiscono la protezione delle vie aeree.

Affidata la paziente all’equipe dell’MSA e ancora carichi di adrenalina per l’impegnativo servizio svolto, riordinammo lo zaino facendo mente locale sul materiale utilizzato e da ripristinare una volta rientrati in sede.

Dopo qualche giorno seppi che la donna ricoverata al trauma center era deceduta per le grosse lesioni riportate alla colonna cervicale, a livello toracico e del bacino.

La donna sposata, lasciava due figli piccoli.

 

Lorenzo Accettura Infermiere 118 Lodi

www.infermieredistrada.wordpress.com

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