L’infermiere in autonomia negli equipaggi di soccorso sanitario: evidenze di letteratura

RISULTATI

infermiere_critica_3Per quanto concerne gli aspetti clinico assistenziali dei pazienti in condizioni critiche, la gestione avanzata delle vie aeree, è l’ambito in cui emergono la maggior parte degli studi.

In un articolo di ricerca Canadese, hanno indagato la manovra di intubazione endotracheale operata da personale non medico senza l’utilizzo di farmaci.

La popolazione in oggetto, riguardava pazienti con un punteggio  Glasgow Coma Scale pari a 3 punti.

Gli autori, hanno rilevato una percentuale di successo nelle inserzioni pari all’82,1% [(IC 95%) 79,6-84,3] (Tam et al., 2009).

Secondo altri ricercatori Canadesi, il management con il tubo laringeo da parte infermieristica nei pazienti colti da arresto cardiaco improvviso in preospedaliero, ha mostrato un elevato tasso di successo, garantendo un’adeguata compliance respiratoria e registrando pochi casi di rigurgito o di alte complicanze (Tritsch et al., 2014).

Risultati simili, sono emersi in ulteriore studio in cui l’analisi di revisioni sistematiche, trials randomizzati e non randomizzati e linee guida, mostrano un più elevato successo di posizionamento  dei presidi extraglottici rispetto all’intubazione endotracheale e come rilevato dagli autori di uno studio Belga, si osserva anche un miglioramento degli outcomes neurologici nei pazienti colti da arresto cardiaco improvviso la cui la pervietà delle vie aeree e le conseguenti manovre di ventilazione, sono state ottenute con devices sopraglottici (CADTH 2013; Bush et al., 2009).

In una ricerca Olandese, è stata comparata la percentuale di successo fra le intubazioni operate da medici specialisti appartenenti al servizio di elisoccorso, rispetto a quelle effettuate da infermieri e paramedici del sistema di emergenza medica a bordo di mezzi di soccorso su ruota.

In controtendenza rispetto a quanto emerso dagli altri lavori, i ricercatori, riportano un maggiore percentuale di successo nel personale medico (Peters et al., 2014).

In un lavoro scientifico Francese, sono stati studiati i pazienti colti da ipoglicemia.

Sono stati confrontati gli esiti fra i soggetti trattati da team infermieristici rispetto a quelli soccorsi da equipe mediche ed i ricercatori, non hanno rilevato differenze fra i due gruppi (Istria et al., 2013).

In uno studio condotto negli Stati Uniti, emerge che gli equipaggi di elisoccorso deputati al trasporto dei pazienti politraumatizzati, vedono la sola presenza del personale infermieristico in taluni casi coadiuvati da operatori tecnici (Wirtz et al., 2002).

In Svizzera, nell’ambito di una riorganizzazione dei sistemi di emergenza preospedaliera, è stata condotta una ricerca comparando gli esiti in pazienti con trauma grave trattati da equipe mediche rispetto a quelle con personale paramedico integrati da  infermieri specializzati in area critica.

In questo studio di coorte non hanno rilevato differenze significative fra i due gruppi rispetto alla mortalità (Osterwalder 2003).

Molto interessante, risulta una revisione sistematica condotta da studiosi italiani, riguardante l’ecografia “FAST” operata da personale infermieristico del dipartimento emergenza.

Nello studio, viene riportata una sensibilità dell’ 84% [(IC95%) 72.1-92.2%] ed una specificità del 97,37% [(IC 95%)92.55-99.10%] ed il tempo medio di esecuzionedell’esame, si è attestato a 156 secondi, confermando che anche agli infermieri, possono collocarsi come professionisti in grado di effettuare tale manovra dimostrando un elevato grado di efficacia (Storti et al., 2013).

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, alcuni ricercatori Olandesi, hanno mappato ed esaminato le competenze dei medici di elisoccorso e degli infermieri dei mezzi su gomma.

La comparazione fra gli aspetti citati, ha permesso di far emergere un notevole numero di abilità comuni ad entrambe le professioni, tuttavia non è stata definita quale sia la figura maggiormente adatta al sistema di emergenza territoriale (Van Schuppen et al., 2011).

Rimanendo nell’ambito delle competenze espresse dagli infermieri del soccorso sanitario preospedaliero, una ricerca qualitativa condotta con l’ausilio di un questionario semistrutturato, ha permesso agli autori di evidenziare come anche gli stessi infermieri, auspicano la costituzione di un corpo di competenze ed abilità che dovrebbero essere comuni a tutti offrendo la possibilità di tracciare un profilo dell’infermiere addetto all’emergenza territoriale (Da Silva et al., 2013).

Nondimeno, alcuni trattati scientifici Svedesi, mettono in luce quanto le competenze avanzate, siano necessarie nel bagaglio culturale degli infermieri di area critica (Suserud et al., 1999).

Nell’ambito del soccorso ai pazienti anziani, la presenza dell’infermiere nel team di emergenza, migliorerebbe gli outcomes grazie alle modalità di presa in carico tipica della suddetta figura  professionale (Melby et al., 2005).

Rimanendo in ambito gestionale, è stata esaminata la presenza, la diffusione e l’utilizzo di procedure e protocolli clinici.

Un articolo statunitense, ha comparato l’uso di protocolli clinico/assistenziali applicati da paramedici rispetto alle istruzioni prescritte ed inviate per via telematica da un medico di centrale operativa.

L’indagine, è stata condotta rispetto a tre quadri patologici ovvero l’alterazione dello stato di coscienza, il dolore toracico non traumatico e la dispnea.

Gli autori concludono, osservando che i protocolli applicati dal personale sanitario, presenterebbero una lieve aumento dell’efficacia clinica rispetto alle istruzioni mediche teleprescritte mostrando un minor costo, una minore impegno formativo ed una maggiore sicurezza per i pazienti (Rottman et al., 1997).

Risulta oltremodo interessante un articolo Italiano in cui è stata analizzata la situazione degli equipaggi di soccorso avanzato nel nostro Paese.

Gli autori ritengono che nel campo dell’emergenza sanitaria preospedaliera, non sia tanto importante il titolo accademico ma sia molto più rilevante la formazione specifica posseduta dal professionista.

Gli stessi auspicano un sistema di soccorso sanitario in cui siano razionalmente e capillarmente, siano presenti gli infermieri con la disponibilità di ulteriori team composti da due infermieri (o un medico ed un infermiere) con competenze avanzate e specialistiche che occupino aree territoriali molto ampie e che  vengano ingaggiati in casi particolari e selezionati, in supporto di altri team di soccorso avanzato.

Le suddette equipe potrebbero stazionare anche in zone rurali distanti da stabilimenti ospedalieri in modo da garantire un adeguato supporto sanitario sia sul luogo dell’evento che durante il trasferimento verso i dipartimenti di emergenza (Raimondi et al., 2004).

 

DISCUSSIONE

Questo progetto di analisi della letteratura, si è  posto l’obiettivo di verificare quale sia la figura sanitaria professionale maggiormente indicata ad occupare il ruolo di team leader di un equipaggio di soccorso.

Nel sistema di emergenza Italiano, i professionisti che grazie al loro background ed alla formazione di tipo accademico, potrebbero ottemperare a tale funzione, sono il medico e l’infermiere.

L’analisi è stata finalizzata a confrontare gli outcomes correlati ai pazienti soccorsi rispetto alla qualifica della figura che li ha presi in carico.

La selezione della produzione scientifica internazionale, sembrerebbe in larga parte attribuire agli infermieri specialisti il ruolo di figure leader nell’emergenza sanitaria preospedaliera.

Nella maggioranza dei Paesi Europei vengono impiegati gli infermieri specialisti, mentre nelle aree anglosassoni, prevalgono operatori tecnici come gli EMT con skills tecniche sovrapponibili a quelle infermieristiche avanzate.

Rilevato che in buona parte dell’Europa e sicuramente in Italia, i professionisti coinvolti sono entrambi  laureati con specifica formazione, emerge come non risulti particolarmente importante la qualifica professionale ma il percorso didattico (soprattutto post base) e la preparazione rispetto alla gestione dei soggetti con alto grado di criticità.

L’infermiere “esperto”, potrebbe essere la figura più indicata per tale funzione, le caratteristiche che in maniera irrinunciabile dovranno essere sostenute, sono la formazione di base, quella post base con l’acquisizione di competenze avanzate e specifiche che potrebbero essere conseguite con percorsi universitari come i master clinici in emergenza/urgenza.

L’expertise, dovrà essere valutata periodicamente sia per coglierne l’effettiva efficacia che per graduare e formalizzare le capacità raggiunte nel tempo dai singoli professionisti.

Il fuoco del problema non sarà centrato su quale figura impiegare ma sui percorsi formativi teorico/pratici e sui metodi più oggettivi ed appropriati per testare sia all’inizio della carriera che nel tempo le abilità ottenute ed applicate quotidianamente sul campo.

Non meno importante benché assai complesso, sarà la rilevazione e la misurazione dei cambiamenti sull’organizzazione e sugli outcomes dei pazienti che il suddetto impianto, potrebbe indurre (Kirkpartick 1967).

 

CONCLUSIONI

La maggior parte dei lavori scientifici esaminati, optano a mostrare come la figura infermieristica (o operatore tecnico negli Stati Uniti e Gran Bretagna) con competenze avanzate nell’ambito dell’emergenza, mostri caratteristiche di appropriatezza ed efficacia nella gestione degli interventi di soccorso sanitario territoriale.

La figura infermieristica con specializzazione in emergenza preospedaliera, grazie alle sue caratteristiche di duttilità, pragmatismo e con un favorevole rapporto costo/efficacia, si pone come leader nell’occupazione del ruolo.

Nella prossima pagina la bibliografia

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