Permessi, volontariato e furbetti: La Stampa ha scatenato un putiferio

La pubblicazione del quotidiano di Mario Calabresi di un articolo dedicato ai permessi per attività meritorie (leggasi donazioni, assistenza e volontariato) ha scatenato un putiferio. http://www.lastampa.it/2015/01/04/italia/cronache/lavorare-il-meno-possibile-ecco-come-si-fa-xW2EOzY4qoQNkDc2ltZVhO/pagina.html?refresh_ce Prima gli specialisti dello CNSAS e ora i volontari dell’Anpas attaccano a spada tratta il giornale torinese, reo di aver toccato in maniera semplificatoria e poco rigorosa il tema dei diritti di chi vuole dedicare parte del proprio tempo agli altri, gratuitamente.

L’attività di volontariato – che già è al centro di tante diatribe – rischia di essere colpita ancor di più da un articolo che associa i “fannulloni” ai soccorritori. In sintesi, secondo La Stampa, chi vuole stare a casa dal lavoro 365 giorni all’anno senza preoccupazioni può farlo grazie alle regole che tutelano i diritti dei lavoratori, passando per lo sfruttamento delle ore di donazione del sangue fino allo sfruttamento a mò di sciacallo delle sventure e delle tragedie ambientali. Peccato che, da un lato, i permessi per diritti come donare il sangue o assistere un familiare handicappato debbano essere certificati, e dall’altra parte si stia parlando di sventure e sciagure che toccano persone, che proprio i giornali documentano ed esaltano.

Dopo la replica al direttore Calabresi del CNSAS, inviamo anche la lettera di Anpas, firmata dal presidente nazionale Fabrizio Pregliasco

Egregio Direttore Calabresi
le scrivo a nome degli 80mila volontari che in 881 comunità d’Italia si occupano del miglioramento della vita quotidiana delle persone ogni giorno. Persone che dedicano la loro passione, il loro tempo libero e che spesso ne tolgono alle loro famiglie per il bene delle loro comunità e della nazione di cui fanno parte
Una premessa che poteva essere evitata visto che una testata giornalistica come la Stampa da anni racconta quel che accade in Italia ogni giorno, ma è doverosa per chiederle perché un giornale apprezzato e autorevole, come quello che dirige, possa scrivere un articolo come quello comparso nella edizione di del 4 gennaio a firma Paolo Baroni nel quale si scrive che i volontari di protezione civile, in quel caso del CNSAS siano portati a “lavorare il meno possibile e allo stesso è permesso di restare a casa e intascare regolarmente lo stipendio”.
Da un giornale come il suo ci saremmo aspettati un metodo giornalistico più rigoroso nello scrivere un articolo su un tema così importante e delicato nel quale però viene a mancare ciò che di più apprezziamo nel suo giornale: la capacità di essere preciso e di non generalizzare un fatto, la lungimiranza di analizzarli attraverso l’uso delle nuove tecnologie e lo studio e la produzione dei big data.

Una generalizzazione che reputiamo ingiusta, prima ancora che grave, quella fatta ai volontari CNSAS (ai quali va tutta la nostra solidarietà). Nell’articolo si afferma che “un’altra legge consente ai volontari della protezione civile di assentarsi anche per 10 giorni consecutivi (massimo 30 giorni in un anno) per effettuare simulazioni e formazione ed in caso di calamità concede 30 giorni consecutivi con un tetto di 90 in un anno”, a parte non citare la legge, l’articolo non menziona la norma (DPR 194/2001) che all’articolo 9 sottolinea che che il datore di lavoro è tenuto (e non obbligato) a consentire la partecipazione dei volontari delle organizzazioni di protezione civile alle attività di esercitazione/soccorso. Questa disposizione, secondo l’articolo, è considerato uno “strumento per evitare di presentarsi al lavoro”.

Inoltre viene tenuto conto dell’importanza delle esercitazioni di soccorso e di protezione civile, fermo restando che non tutte le esercitazioni di protezione civile sono soggette a questa norma. La preparazione, la formazione alla quale si sottopongono regolamente i volontari di protezione civile sono poi propedeutiche alla riuscita dell’intervento quando c’è davvero bisogno in occasione di terremoti, alluvioni e altre emergenze di carattere locale o nazionale. Eventi che si ripetono sempre più spesso e che sempre più spesso vedono coinvolti i volontari di protezione civile.

Invitiamo pertanto lei e il signor Baroni in una delle tante esercitazioni che i volontari di protezione civile fanno in tutta Italia, a conoscere almeno un volontario di protezione civile e magari sentire una delle storie di soccorso o un intervento fatto in una delle emergenze alle quali ha preso parte
Saluti
Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas Nazionale.

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