Sanità, tagli e sviluppo: così non si va avanti

Sanità, senza investimenti sono a rischio i Livelli essenziali di assistenza (Lea), soprattutto nelle regioni del Sud d’Italia. Ad affermarlo è la Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria per il 2013, con la quale diffonde l’allarme. Ad aggravare la situazione ci sarebbe anche un forte aumento della spesa dei cittadini per l’acquisto di farmaci.

Il riassorbimento dei deficit è stato ottenuto con tagli lineari sulle principali voci di spesa (farmaceutica e personale) – spiega la Corte – ma altri risparmi, ottenibili aumentando l’efficienza, se non reinvestiti in ambiti come l’assistenza territoriale e domiciliare o nella tecnologia, “potrebbero rendere problematico il mantenimento dell’attuale assetto dei Livelli essenziali di assistenza, facendo emergere, nel medio periodo, deficit assistenziali, più marcati nelle Regioni meridionali”.

La spesa per i farmaci. Nella relazione la Corte rileva anche che gli italiani spendono sempre di più per i farmaci: dal 2009 al 2013 a fronte di un aumento del numero di ricette del 6,3% gli importi usciti dalle tasche dei cittadini per ticket e compartecipazione al prezzo di riferimento dei farmaci sono aumentati del 66,6%. Nel 2013 gli italiani hanno versato al Sistema sanitario nazionale per i farmaci 1.436 milioni, con una media pro capite di circa 24 euro (di cui nove per ticket sulle ricette).

Piano nazionale di investimenti. La Corte sottolinea che “il divario attualmente esistente tra Regioni centro settentrionali e meridionali, negli investimenti sanitari per l’ammodernamento del patrimonio tecnologico e infrastrutturale”, è accentuato “dalla flessione generale degli investimenti pubblici nel triennio 2011/13 (che, in percentuale al PIL, decrescono dal 2,7% al 2,3%), e reso più stringente sia dai processi di riequilibrio contabile in corso nelle regioni del centro sud in Piano di rientro sia dalla nuova disciplina normativa per l’armonizzazione contabile”. Tale situazione, si legge ancora nella relazione, “può essere perequata solo se verranno programmate, centralmente, nuove risorse per un nuovo Piano nazionale di investimenti”.

Revisione della spesa. La relazione afferma inoltre che il processo di revisione della spesa sanitaria, per essere efficace e non compromettere il principio di equità nell’erogazione dei LEA, dovrà essere più selettivo e reinvestire nei settori più carenti. Un nodo fondamentale è quello relativo agli acquisti “di beni e servizi non effettuati mediante ricorso a centrali regionali d’appalto o a specifiche convenzioni CONSIP (la società che svolge servizi di consulenza, assistenza e supporrto nell’ambito di acquisti di beni e servizi nella Pubblica Amministrazione, ndr) dell’inappropriatezza prescrittiva e delle prestazioni rese in ambito ospedaliero (da monitorare con più estesi controlli sugli operatori accreditati, pubblici e privati)”.

Medicina preventiva. Accanto a misure ad impatto “immediato” sui livelli di spesa, secondo la Corte dei Conti “anche il potenziamento dei programmi di medicina preventiva (uno degli obiettivi indicati per il Servizio sanitario nazionale dal Piano nazionale delle riforme presentato con il DEF 2014), è uno strumento capace, sul medio-lungo periodo, migliorando le condizioni generali di salute della popolazione, di generare minore spesa sanitaria e maggiore appropriatezza nell’uso delle risorse”. Le Regioni, inoltre, “dovranno effettuare una più attenta e puntuale programmazione annuale dei fabbisogni assistenziali emergenti nei rispettivi territori, al fine di adeguare l’offerta di servizi ai nuovi bisogni sanitari, prodotti anche dal peso crescente delle malattie degenerative conseguente all’invecchiamento progressivo della popolazione, oppure dalle nuove, e relativamente più costose, classi di farmaci “biologici” ad alto contenuto tecnologico, in grado di trattare più efficacemente e selettivamente diverse categorie di patologie tumorali”.

Fonte: La Repubblica

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