Sicurezza, sicurezza e sicurezza, sempre! Un volontario di Protezione Civile ha rischiato di annegare nel fiume Cellina

SACILE (Friuli Venezia-Giulia) – La sicurezza è il primo assoluto e fondamentale metro di valutazione per qualsiasi attività di Protezione Civile. E’ una norma chiara e precisa che deve essere sempre rispettata perché – altrimenti – si rischia di vivere momenti davvero brutti le cui conseguenze potrebbero essere tragiche. E’ quello che è successo ad un volontario della Protezione Civile di Sacile nel Cellina, nella riserva naturale di Bàrcis. Durante un corso di salvataggio per tecnici, il volontario è stato sommerso da un’ondata di corrente di montagna. L’incidente poteva davvero finire in tragedia perché il volontario di 42 anni ha iniziato a fare fatica a risalire verso la superficie.  «Ho visto la morte in faccia. Non riuscivo a tornare a galla. Per un attimo mi sono lasciato andare e ho capito il terrore che si prova nelle emergenze. Ero prigioniero del dispositivo dell’imbragatura che si era incastrato e la fune non si staccava». Momenti di terrore, con il grido sordo di aiuto ai compagni a riva, che veniva inghiottito dal rumore della corrente del Cellina. «Ho pensato che fosse la fine – ha aggiunto ancora scosso il volontario –, poi l’istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio. Mi sono girato in fretta e sono riuscito a fare scattare il dispositivo: quando sono tornato a galla ho urlato con tutto il fiato in gola».

L’hanno trainato a riva con le funi, i compagni che l’avevano visto sparire sotto il pelo dell’acqua. «Il rischio di annegamento e di ipotermia è stato alto – ha valutato il volontario –. Ringrazio la fortuna che mi ha assistito».
Durante l’esercitazione si è sfiorato il dramma: il 42enne in preda a una crisi respiratoria, è stato portato immediatamente fuori dall’acqua. I soccorsi sono intervenuti tempestivamente e la grande paura è stata superata. «Purtroppo in questi tre giorni di prove di immersione e salvataggio c’è stato l’incidente e per qualche minuto abbiamo temuto per la vita di un volontario – ha confermato Ezio Manfè, coordinatore della squadra di Sacile –. Alla fine è andato tutto bene ma si è potuto testare quanto sia pericolosa la corrente, con acqua fredda e fondale impegnativo».

L’esperienza della Protezione Civile di Sacile è costantemente aggiornata e tenuta sotto controllo. In questo caso le esercitazioni erano svolte per incrementare le esperienze di sette volontari con 30 ore di corso tra teoria e pratica. La pratica è stata sul fiume Livenza e nel torrente Cellina per testare le corrente e due fondali diversi. «È giusto che i ragazzi siano preparati in ogni evenienza se dovessero essere chiamati in aiuto in altri Comuni – ha valutato Manfè –. Tre giorni vissuti come in caserma militare e scanditi dai tempi cronometrati per vestirsi, mangiare, fare la doccia». Il tempo di tre minuti è quello che serve per salvare qualcuno dalla morte.

«Il corso – ha sottolineato il vicesindaco Vannia Gava – è tutto finanziato dal Comune. È stato affidato alla “Rescue Project” del Veneto, che ha inviato l’istruttore Andrea Frosoni. I brevetti saranno spediti in Regione per ottenere le certificazioni». Spesa di oltre mille euro: un investimento in sicurezza a Sacile.

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