Sport pericolosi e soccorso, l'elicottero recupera la salma di un Base Jumper

Sulle montagne di Trento lunedì 8 dicembre c’è stata una tragedia che fa riflettere sulla pericolosità di alcuni sport estremi. Un base-jumper (attività che consiste nel lanciarsi con una tuta alata dal picco di una montagna e di planare a velocità elevatissima verso il fondovalle) si è schiantato a 400 metri di quota all’altezza delle Placche Zebrate, sul monte Brento. L’uomo – originario di Pesaro – aveva iniziato la sua discesa con un lancio dai circa 1.200 metri di quota del Becco dell’Aquila. Il basejumper, dopo essersi lanciato si è reso conto, in volo, di essere troppo basso rispetto alla traiettoria normale e quando è giunto in prossimità delle vie d’uscita di arrampicata delle “Placche Zebrate”, a una quota di circa 400 metri, per evitare uno zoccolo della parete, ha aperto il paracadute, senza riuscire, purtroppo, a evitare l’impatto contro le rocce.

Alcuni testimoni hanno assistito alla tragedia, telefonando subito alla Centrale operativa del 118. L’Area operativa Trentino meridionale del Soccorso alpino-Servizio provinciale trentino, in collaborazione con la Centrale operativa di Trentino emergenza, ha inviato sul posto i tecnici della Zona operativa Basso Trentino e l’elicottero con a bordo il medico e il Tecnico di elisoccorso del Soccorso alpino. Giunti sul posto, i soccorritori hanno constatato che per il basejumper non c’era, purtroppo, più nulla da fare, iniziando così le impegnative operazioni per il recupero della salma che è stata poi caricata sull’elicottero mediante il verricello e trasportata a valle.

Con l’evento di oggi sono saliti a tre gli incidenti mortali di quest’anno sul Monte Brento in cui sono rimasti coinvolti dei basejumper. Sempre quest’anno il Soccorso alpino, Servizio provinciale trentino è intervenuto sul Monte Brento, in due occasioni a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, per prestare soccorso a due basejumper rimasti appesi nel vuoto con la vela del paracadute impigliata tra le rocce. In particolare uno di questi interventi si è svolto di notte, alla luce delle lampade frontali, con un’impegnativa e delicata manovra in parete.

Come funziona l’Elisoccorso in questi casi?
L’attività di recupero delle salme e di soccorso sanitario è a carico del sistema sanitario e della collettività. In caso di sport estremi infatti non c’è differenza normativa con soccorsi di tipo sanitario relativi a sport meno pericolosi. La normativa provinciale trentina prevede il pagamento di un ticket a carico del paziente soccorso solo nel caso in cui questo servizio sia erogato in mancanza di emergenza sanitaria. Quando cioè il chiamante non ha problemi fisici, ma si è smarrito o semplicemente ha iniziato ad affrontare una via montana senza la necessaria attrezzatura tecnica.

L’aumento di attività sportive ad elevatissimo tasso di rischio però sta ponendo diversi interrogativi sulla necessità di assicurzioni obbligatorie per questi interventi. 5 missioni di cui 3 per recupero salme e 2 per salvataggio sanitario sono un numero record, che segnala come il Base Jump sia un’attività in aumento.Ma i tassi di rischio a cui si espone l’atleta sono da considerarsi normali, oppure è meglio imporre la stipula di assicurazioni sulla vita che coprano le spese di soccorso?

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