Storia delle associazioni d'Italia: la Misericordia di Viareggio

Testo di Alberto di Grazia

Misericordia di Viareggio – 18 Aprile 1826:  un gruppetto di poche persone, 16 per l’esattezza, fondò – in una Viareggio che da poco poteva dirsi davvero realtà, anche se aveva appena  4.000 abitanti o poco più – una Confraternita sull’esempio della prima Misericordia, nata a Firenze nel 1244, e di quelle di città e paesi vicini che già potevano contare sui servizi di analoghe Associazioni.

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Da allora, parecchia acqua è passata sotto i ponti e si può dire che la Misericordia di Viareggio è sempre stata ben radicata in città, e presente in interventi che spesso hanno travalicato i confini cittadini, o provinciali e regionali, per arrivare alla ribalta nazionale.

Con il passare del tempo la Misericordia viareggina si è distinta in svariati campi di intervento, non di rado precorrendo i tempi: complice, probabilmente, anche l’altissimo livello di “concorrenza” con la Croce Verde, che ha spinto i dirigenti dei due sodalizi alla ricerca di soluzioni a volte anche improbabili pur di fare di più, e meglio.

La Misericordia di Viareggio e le 7 opere di misericordia corporale

Di certo in quasi due secoli di storia la Misericordia viareggina ha avuto modo di mettere in pratica – da istituzione religiosa quale è – le 7 opere di misericordia corporale.

 

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Quindi, ha “dato da mangiare agli affamati, e da bere agli assetati”, attraverso una mensa per i poveri e, in tempo di guerra, distribuendo buoni per il pane alla popolazione.

Ha “vestito gli ignudi” promuovendo la raccolta di abiti , coperte e generi di prima necessità, sia nel caso di eventi eccezionali che nelle necessità giornaliere.

Ha “alloggiato i pellegrini” tramite l’Asilo notturno, struttura inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III nel 1926 ed in funzione ancor oggi.

Ha poi “visitato gli infermi”, in mille modi diversi, non ultimo fra i quali va segnalata la cosiddetta “muta”, ossia un servizio che prevedeva  di recarsi presso l’ammalato provvedendo alla pulizia del letto e della persona.

Ha “visitato i carcerati”, e questa è una delle opere di Misericordia che il Magistrato si è impegnato a riproporre per il 2017 con la gestione della Biblioteca del Carcere S. Giorgio.

Infine, ha “seppellito i morti”, sia, all’inizio, in modo non organizzato che poi con la struttura della impresa funebre e con la gestione di un proprio cimitero in zona Marco Polo.

Questo ha contributo a calmierare i prezzi del settore non solo a Viareggio ma un po’ in tutta la Versilia.

Oltre queste che possiamo definire come opere “istituzionali”, è doveroso ricordare, fra le tante, la gestione di case-famiglia per bambini ed adolescenti che hanno potuto trovare in questo modo un punto di riferimento solido praticamente dalla nascita fino alla maggiore età: si tratta –anche se non sempre hanno operato  contemporaneamente – degli Istituti “Francesco Colzi” e “Del Prete” e – per i più grandicelli – l’Istituto Elisabetta De Sortis, la prima e la più grande delle tre.

Senza contare i doposcuola per i bambini, e i campi estivi, sempre rivolti alla fascia di famiglie che, in estate e quindi a scuole chiuse, non avrebbero modo di poter accudire adeguatamente i  figli.

La Misericordia di Viareggio e i servizi sociali

Altro settore che riveste un ruolo cruciale sono i servizi sociali, ossia il trasporto di persone con problemi fisici dalle abitazioni ai centri di assistenza o di cura. Un servizio seguito da sempre e purtroppo bisognoso, oggi, di ancora maggiore attenzione, dato che la anzianità della popolazione aumenta e cresce quindi il numero di coloro  che possono trovarsi in situazioni di disagio, anche solo temporaneo; una via di mezzo fra questi ed il settore della emergenza è stata l’esperienza attiva per qualche estate, a metà anni settanta prima e negli anni ’90 poi, quando fu istituito il servizio di Guardia Medica Turistica e Pediatrica ( si trattava, in questo caso,  di servizi a pagamento: i medici non erano dipendenti dell’Ente ma liberi professionisti cui la Misericordia metteva a disposizione i mezzi – Fiat 600, poi Seat Marbella e Fiat 900E – per recarsi in visita domiciliare, e gli ambulatori in sede).

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