Un giorno nella vita dei soccorritori del MOAS e della Croce Rossa, in mezzo al Mar Mediterraneo

 

A poche ore dalla partenza da Malta della missione di search and rescue della Croce Rossa Italiana, insieme con MOAS (Migrant Aid Station Offshore), il team della Responder ha già tratto in salvo 327 persone migranti che viaggiavano a bordo di 4 diversi gommoni in difficoltà nel Mar Mediterraneo.
Tra loro ci sono 19 minori e 104 donne in discrete condizioni fisiche.
A bordo della Responder opera il team post rescue della Croce Rossa Italiana con un dottore, due infermiere e un coordinatore delle operazioni.
Un’altra squadra post rescue della CRI è al momento impegnata sulla Phoenix del MOAS, salpata ieri da Malta.
La missione, portata avanti in collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, è stata potenziata, rispetto ai primi accordi di giugno, per salvare più vite umane possibili sulla rotta migratoria più pericolosa del mondo.
“Abbiamo portato il nostro emblema anche in mare affinché le persone si sentano protette durante tutto il viaggio intrapreso per cercare un posto sicuro. Glielo offriamo a bordo, sul molo e nei centri di accoglienza che gestiamo in tutta Italia. Il nostro unico imperativo è l’essere umano, ma sappiamo benissimo che questa operazione nel Mediterraneo non è la soluzione. Continuiamo dunque a esortare i leader mondiali a creare canali sicuri e legali per dare sicurezza e dignità a chi fugge” così il Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca.
Sono 3100 le persone morte dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo. L’Italia è attualmente il punto di ingresso principale per i migranti diretti verso l’Europa, con più di 94.000 arrivi nel 2016.
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