Scontro tra Croce Rossa Italiana e sindacati sulle garanzie del passaggio da ente pubblico a privato

I lavoratori della Croce Rossa Italiana sono ormai pronti a scendere in piazza per prostesta, chiedendo aiuto anche a Cgil, Cisl, Uil e Cisal per non avere ottenuto sufficienti certezze lavorative e salariali date dal passaggio da ente pubblico ad associazione di tipo privato. Prontissima è stata la risposta del Presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, che ha dichiarato attraverso un comunicato:

Capisco che per promuovere una mobilitazione serve l’inasprimento dei toni, ma questa volta le Organizzazioni sindacali hanno oltrepassato il limite: arrivare allo scontro non serve a nulla e soprattutto è un’operazione piena di falsità fatta proprio sulla pelle di quei lavoratori che in questi giorni vivono con angoscia il processo di riforma della Croce Rossa Italiana. Voglio sgombrare il campo da ogni dubbio: per i lavoratori a tempo indeterminato è previsto un percorso che passa per il Dipartimento della Funzione Pubblica e su cui la Croce Rossa si è resa disponibile a sostenere tutte le istanze dei lavoratori. Il tema vero e serio è quello dei lavoratori a tempo determinato, su cui questa amministrazione sta lavorando da tempo per garantire i livelli occupazionali e tutti i presidenti dei Comitati locali e provinciali CRI d’Italia hanno preso un solenne impegno di mantenere gli stessi operatori in servizio. Quello che i sindacati non dicono è che noi abbiamo scelto un contratto collettivo di settore, quello delle Anpas, che i sindacati stessi hanno ritenuto di dover sottoscrivere perché il migliore possibile per chi lavora in quel settore. E anche che non c’era altra scelta per sopravvivere nel mondo delle convenzioni e degli appalti a cui le regioni ci sottopongono, a cui le stesse Anpas partecipano e che fino a oggi vedeva la CRI sempre più perdente. Voglio ricordare ai sindacati che dal 27 febbraio scorso sapevano dell’adesione al nuovo contratto collettivo di lavoro: solo ora, però, hanno visto bene di gettare strumentalmente benzina sul fuoco per preparare le prossime manifestazioni. Peccato che questo sia un atteggiamento a dir poco confuso: da una parte con le Anpas sottoscrivono quel contratto, dall’altra urlano che la CRI è diventata una nuova “Electrolux del pubblico impiego”. Forse i sindacati dovrebbero spiegarci come mai quello che va bene per i lavoratori dell’Anpas, non va bene per quelli della CRI. Peraltro l’impegno scritto della Presidenza era anche quello di mantenere i livelli retributivi laddove le convenzioni lo consentissero, ma mantenendo ferma e prioritaria il mantenimento dei livelli occupazionali. E’ tempo di serietà e concretezza, non di polemiche, barricate e strumentalizzazioni: serve una Croce Rossa unita e forte che salvaguardi i posti di lavoro, per il bene di tutti. Promettere di mantenere dei salari ormai da anni fuori mercato, quando gli stessi sindacati hanno accettato contratti come quello dell’Anpas che ci costringono ad abbassare le nostre offerte economiche, significa solamente condannare la Croce Rossa Italiana alla perdita delle convenzioni che significa però perdere altri posti di lavoro. In buona sostanza la Croce Rossa Italiana sta guarendo e sta uscendo con grandissimi sacrifici dalla secche di anni di cattiva gestione. Non vogliamo perdere posti di lavoro, ma anzi vogliamo una maggiore competitività per crearne di nuovi. E’ impensabile che per mantenere indennità notturne o festive superiori al doppio di quelle che hanno tutti i lavoratori del settore, si arrivi al muro contro muro: non mi sembra che questa sia una richiesta né accettabile né tanto meno frutto del buonsenso”.

A questo punto, nelle prossime ore, si attende risposta dai sindacati e staremo a vedere se la protesta si estenderà anche nelle piazze italiane come minacciato nei giorni scorsi.

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