Come cambia la vita di un soccorritore dopo una chiamata d'emergenza

Chi è soccorritore lo sa: facendo quello per cui ci si allena ogni giorno, si può influenzare la vita di chi probabilmente non si rivedrà mai più. Ma che effetti ricadono sulle persone e per quanto tempo? Scopriamolo assieme a Michael Morse, che ci racconta la sua bellissima esperienza.

“Ancora una volta sono qui a raccontare la storia dei vigili del fuoco di Warwick, che abbiamo chiamato a casa nostra quando la battaglia contro il cancro di mio padre stava ormai volgendo al termine. In quel periodo ero soltanto un ragazzo di 20 anni pieno di sé, convinto che sarei riuscito a superare qualsiasi cosa.

Eppure quella sera, non sono riuscito a gestire la situazione, con mio padre in preda a fortissimi dolori  e mia madre in cucina incurante della situazione. Mio fratello e mia sorella in quel momento si sentivano persi. E’ bastato un anno di malattia per farlo crollare e noi non avevamo nessuno a cui rivolgerci. Così, quella sera, abbiamo deciso di chiamare aiuto. In un primo momento sono arrivati tre vigili del fuoco e, valutata la situazione, ne hanno preso il completo controllo. E’ stato come se una nuvola di sicurezza e compassione fosse entrata in un’atmosfera di guerra e insicurezza, scacciando via ogni rimasuglio di panico. Con il successivo arrivo dei paramedici, mi sono completamente rilassato e il mio cuore ha ricominciato a battere normalmente. Mi sono reso conto di come trattassero bene mio padre, come se fosse un loro stesso parente; entrando poi in questo mondo, ho capito come tutti i pazienti vengano considerati come parenti e meritino la miglior assistenza possibile.

Da quel giorno, sono passati 30 anni, ma è ancora impresso bene nella mia mente, come se fosse successo ieri. Ogni volta che devo rispondere ad una chiamata di emergenza, giungendo sul posto, porto sempre nel mio cuore quei soccorritori che hanno cercato di aiutare mio padre. E non importa se ormai non ricordo più il loro viso o le loro espressioni; ciò che porto dentro di me, è la loro essenza ed è tutto ciò di cui ho bisogno. Quei soccorritori, ormai oggi in pensione da tanti anni, rivivono attraverso le opere che hanno fatto nel tempo. Io sono solo una delle migliaia di persone la cui vita si è intrecciata alla loro, ma per me è stata una fortuna ricevere il loro aiuto nel momento più difficile della mia vita. Quell’esperienza, quella sera, ha lasciato un’impronta indelebile sulla mia anima. Era stato un sollievo sapere di non essere solo e che potevo contare sull’aiuto sincero di qualcuno. Bisogna sempre tenere a mente questo, quando il dovere ci chiama.

Prendete un momento di riflessione per pensare che ogni cosa che facciamo, durerà per sempre nelle menti e nei cuori di chi aiutiamo. Noi soccorritori, noi paramedici, noi vigili del fuoco abbiamo un’opportunità che in pochi hanno: le nostre azioni diventeranno parte della vita e della storia di intere famiglie e non saranno mai dimenticate.”

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