Memorabile e commovente. Il salvataggio dei 33 minatori cileni rimasti intrappolati a 700 metri di profondità 

La storia è nota, ma talmente incredibile che vale la pena ricordarla.

Dal crollo del tetto della miniera sotterranea di San Josè, a 45 km a nord di Copiapò in Cile, avvenuto il 5 agosto passano 17 giorni prima che i minatori, sopravvissuti al crollo, riescano a mettersi in contatto con i tecnici in superficie.

Sono 33 i minatori rimasti intrappolati a 700 metri di profondità. Per fortuna hanno ossigeno e viveri, ma bisogna tirarli fuori di lì.

Al momento del crollo ci sono due gruppi di minatori, il primo nella parte alta riesce ad evacuare immediatamente e senza conseguenze, il secondo gruppo conta 33 persone rimaste nella parte profonda della miniera.

Il primo tentativo di soccorso, il  7 agosto, viene interrotto a causa di un secondo crollo che blocca il passaggio di ventilazione mentre doveva essere il primo passaggio dei soccorritori.

Dall’8 agosto in poi vengono perforati canali del diametro di 12 cm. che devono servire a localizzare i minatori, ma è solo il 22 agosto quando finalmente i minatori possono incollare a una sonda un biglietto in cui segnalano che stanno bene.

L’annuncio viene dato ufficialmente dal Presidente Sebastian Pinera. Successivamente i minatori vengono ripresi da una videocamera calata nella miniera e il 23 avviene il contatto audio.

I 33 minatori stanno vivendo in uno spazio di 50 metri quadrati e nelle gallerie adiacenti per motivi di areazione, si nutrono di scatolette di tonno e qualche sorso di latte. I primi 18 giorni hanno perso mediamente fra gli 8 e i 9 kg di peso.

Attraverso stretti passaggi vengono mandati ai minatori medicinali, ossigeno, integratori alimentari nonché cibo e carte da gioco.

La Nasa fornisce ai minatori alimenti speciali per astronauti.

I 33 cileni tengono il mondo col fiato sospeso. Dopo la chiusura del passaggio secondario, la compagnia statale Enap inizia le operazioni di trivellazione di un tunnel abbastanza largo per permettere il passaggio degli uomini, ma il 12 settembre una delle tre trivelle utilizzate nello scavo, si frantuma su una roccia a 268 metri di profondità. Le operazioni di devono fermare, col rischio di compromettere l’utilizzo del tunnel già scavato.

Una nuova struttura entra in funzione di lì a poco. Il 17 settembre, dalla dichiarazione del responsabile della squadra di soccorso della San Esteban, proprietaria della miniera, si viene a sapere che una perforazione sta raggiungendo la profondità alla quale si trovano i minatori. Il foro deve assere allargato a 60 cm per permettere il passaggio della capsula-ascensore.

Il 12 ottobre, alle ore 21.45, la capsula di salvataggio Fenix viene calata vuota nel tunnel e fatta scendere fino a 65 metri di profondità, poi fino a 460 metri fino al punto in cui il pozzo diventa più stretto. Dopo una fase di prove durata poco più di un’ora, la capsula sperimenta un intero viaggio di andata e ritorno con all’interno un soccorritore.

Alle ore 04.30 circa, la capsula Fenix esegue il primo viaggio di andata con l’obiettivo di risalire con al suo interno Florencio Avalos, il primo dei minatori ad essere salvato. Alle 04.50 il primo dei 33 minatori comincia la sua risalita all’interno della capsula Fenix terminandola dopo circa 20 minuti. Seguiranno gli altri 32, uno dopo l’altro.

Manuel González, Roberto Rìos, Patricio Robledo, Jorge Bustamante, Patricio Sepúlveda e Pedro Rivero, sono i sei soccorritori protagonisti, insieme ai 33 minatori, questa avventura ai confini della realtà.

Nel frattempo la storia  de “Los 33″ è diventata un libro, un marchio registrato dai 33 sopravvissuti e forse diventerà anche un film.

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