Niente tasse sulla solidarietà , continua la campagna #NoprofiNoIVA

Basta IVA sulla solidarietà. E’ questo l’appello forte e ampiamente condiviso da tutto il terzo settore per dare più forza alla comunità italiana dei donatori, per ripopolare quella schiera di attività che donano per migliorare la comunità del proprio territorio e non solo. A condividere l’appello è stato per primo l’Istituto Italiano della Donazione Iid. “Se i nostri soci non avessero dovuto pagare l’Iva avrebbero potuto fare molto di più” ha scritto nel suo comunicato l’associazione. Che ha fatto di più, spiegando quanto impatta realmente l’IVA sui bilanci delle associazioni di volontariato e no-profit.

Paolo Palmerini, direttore operativo del Centro italiano aiuti all’infanzia, ha portato il primo esempio concreto per l’Iid. “Sul nostro bilancio 2013 una cifra tra 80 mila e 100 mila euro dei contributi ricevuti è stata versata per l’Iva – spiega Palmerini -. Con questi soldi sarebbe stato possibile dare un sostegno a distanza a 300 bambini per un anno, incrementando così del 5-10 per cento il numero di beneficiari dei nostri interventi. Per noi, e soprattutto per quei 300 bambini, sarebbe stata una bella differenza”.

Non c’è quindi solo la grande e forte indignazione che tutta Italia ha provato scoprendo che un plesso scolastico regalato ai bambini terremotati di Mirandola ha dovuto pagare il 10% (circa 300 mila euro) del totale in Imposta sul Valore Aggiunto.

Il problema si presenta ancor più urgente per le realtà che si occupano di ricerca scientifica – continua sul suo sito l’Iid. “Basti pensare che l’acquisto di un sequenziatore di Dna per il nostro laboratorio di ricerca ci porta a pagare un’Iva di 44 mila euro – dichiara Sara Costa, presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma -, cifra con la quale riusciremmo ad assicurare il contratto di un anno ad un oncologo clinico”. Mentre per Carla Garbagnati, presidente Gils, Gruppo italiano lotta alla sclerodermia da oltre 4 anni impegnata contro l’innalzamento dell’Iva: “Se non fossimo più costretti a pagarla potremmo investire di più in ricerca scientifica, in sostegno psicologico a malati e alle loro famiglie nonché in attrezzature scientifiche per la diagnosi precoce da donare agli ospedali”.

Il sostegno è virale e continuo, per questo anche Emergency-Live, che ha già affrontato la questione in un precedente articolo – è fermamente a favore della campagna #noprofitnoIVA. Perché la solidarietà non può pagare dazio.

Potrebbe piacerti anche