Soccorritori si, ma diversi: A Piacenza i Vigili del Fuoco sono di Serie B?

Era già successo a Como, e non è stata una novità. Ora il caso dell’incomunicabilità interforze tocca Piacenza, una realtà che sta vivendo la riorganizzazione dei servizi di emergenza sanitari e che forse per questo ha avuto qualche “dimenticanza” di troppo nell’attivazione dei reparti di soccorso. E’ accaduto nel caso di un salvataggio eseguito nei giorni scorsi. Un uomo, in località Costa di Bettola, è scivolato in una scarpata rimanendo ferito gravemente. I soccorsi sono stati avvertiti, tramite una telefonata al 112, che è ancora oggi un numero dei Carabinieri, in Emilia Romagna. Subito sono scattati i soccorsi delle Ambulanze, con l’elicottero decollato dalla centrale di Pavullo (Modena). Inoltre, sono partite, dopo aver valutato l’impossibilità di un intervento diretto, gli uomini del Soccorso Alpino. Soltanto dopo 2 ore dall’incidente sono stati informati – casualmente – i Vigili del Fuoco. Che hanno ricevuto segnalazione dell’incidente da parte di un giornalista.

“Non volendo credere a quanto stava succedendo – scrivono i sindacati dei Vigili del fuoco di Piacenza Giovanni Molinaroli di Cgil e Roberto Travaini di Conapo – il Capo Turno dei VVF chiamava la Prefettura di Piacenza, ma anch’essa non sapeva nulla. Mentre il tempo passava si provava a chiedere informazioni in merito ai Carabinieri, ma gli stessi non erano in grado di dirci se fosse necessario o no il nostro intervento, ma si limitavano a dire che stavano cercando una persona che era caduta nella località sopra indicata. Il 118 non dava indicazioni affermando di non essere ancora in posto. Alle ore 19,10 la Prefettura non riuscendo a reperire informazioni più chiare ha chiesto il nostro intervento che è stato immediato visto che tutte le squadre dei vigili del fuoco escono entro un minuto dalla richiesta di soccorso. Quando dopo circa un’ora di viaggio la squadra dei vigili del fuoco giungeva sul posto, 20.05 il ferito partiva con l’elicottero verso l’ospedale di Parma alle ore 19.56”.

“Come tutti sanno – prosegue la nota – la legge Italiana ha dato l’incarico istituzionale del soccorso tecnico urgente ai soli Vigili del Fuoco in quanto sono un organo dello Stato che garantisce il soccorso alla popolazione, la tutela delle persone, degli animali e delle cose 365 giorni all’anno 24 ore su 24 e in qualsiasi scenario incidentale. La stessa legge conferisce al Soccorso Alpino Italiano la sola competenza, quindi non l’esclusività, d’intervento per la ricerca ed il soccorso a persona in zone impervie di alta montagna (oltre i 1600 metri d’altitudine).

Ovviamente per chi fa soccorso come i Vigili del Fuoco, ovvero persone che si sporcano le mani col sangue di chi vanno a soccorrere, non importa chi partecipa al soccorso, perché in molte situazioni con un buon gioco di squadra si salvano vite umane, ma sicuramente devono essere avvisati tutti gli enti che possono portare soccorso facendolo in modo tempestivo, soprattutto perché prima si arriva e più possibilità di sopravvivenza ha la persona da soccorrere.

Purtroppo rileviamo che occorrono leggi più chiare, meno manie di protagonismo e meno voglia di apparire per prendere medaglie, non basta più il buon senso di chi prende la chiamata di soccorso perché i fatti dimostrano che l’allarme dato tra le 16,30 e le 17,00 ha prodotto un soccorso dell’infortunato alle 19,56 quasi tre ore dopo la richiesta d’aiuto.

I Vigili del Fuoco non hanno bisogno di andarsi a cercare gli interventi, ma quando smontano dal proprio turno di servizio si guardano allo specchio e si chiedono se hanno fatto tutto quanto era in loro potere per chi gli ha chiesto soccorso. Probabilmente anche tante altre persone dovrebbero incominciare a farsi la stessa domanda, ma soprattutto provate ad immaginare che la persona da salvare sia un vostro parente, vi sareste comportati nello stesso modo?

I protocolli attuati sono sbagliati, non servono a chi è in pericolo e non servono nemmeno a far risparmiare lo Stato. Se ci sono persone che di mestiere fanno i soccorritori e sono disposti a volte a rischiare la propria vita per gli altri perché non utilizzarli? Si deve arrivare ai tre gradi di giudizio della magistratura o a delle denunce di qualche famigliare di una vittima per avere una legge chiara ed inequivocabile? Basterebbe il buon senso di tutti”.

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