Ambulanza a pagamento in caso di ubriachezza? Ecco lo studio a cui non potrai credere

Usare ambulanze a pagamento e sanzioni disciplinari per soccorrere gli ubriachi sarebbe utile per salvare il 118, come dicono in molti? Studi alla mano, assolutamente no.

Da tempo e ciclicamente c’è una proposta per ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso e liberare ambulanze da servizi che per molti soccorritori sono “impropri”. Ma negli Stati Uniti grazie a uno studio del Journal of adolescent health, tutto è diverso, e la strada segnata da seguire è esattamente l’opposta.

Uno studio realizzato nel 2018, basato su 4 anni di chiamate della centrale di emergenza di Washington, parla molto chiaro: se i giovani non hanno paura di chiamare l’ambulanza quando vedono i primi sintomi di una intossicazione alcolica, l’outcome migliora radicalmente. Si incrementa il numero delle chiamate totali, si riducono i tempi di intervento, si riduce la necessità di servizi ALS e il trasporto in Pronto Soccorso, e si riduce ovviamente anche il numero dei morti.

Le sanzioni da ubriachezza nei college americani

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La gestione delle intossicazioni alcoliche in ambulanza nei paesi del nord Europa è rapida, per evitare sovraffollamenti in Pronto Soccorso

Negli Stati Uniti esiste un periodo dell’anno dove si svolgono molte feste. Di solito coincide con il periodo finale degli studi, e le scuole – per evitare episodi spiacevoli – implementano dei regolamenti che impongono pesanti sanzioni (bocciature, multe, in alcuni casi anche periodi correttivi) agli studenti trovati in stato di ubriachezza. Chi viene soccorso da un’ambulanza per ubriachezza rischia di perdere l’anno o di essere cacciato dalla scuola in cui si trova, e non è raro che i giovani vengano portati fuori dai college o abbandonati in situazioni potenzialmente pericolose, per evitare “grane”.

L’amnistia per gli ubriachi che chiamano l’ambulanza

La Georgetown University però, nel 2014, si è resa conto che la situazione era insostenibile. Così il board del College universitario ha costruito una MAP, una medical amnesty policies per i periodi delle feste. In questo modo il College ha voluto incoraggiare i giovani a chiamare l’ambulanza in caso di studenti ubriachi, per interventi CBEMS, cioè emergenze all’interno del college, collegate alle patologie da ingestione di alcolici.

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La distribuzione delle chiamate per mese e per età del chiamante. I periodi delle feste sono in particolare settembre e aprile.

Vite di ragazzi salvate, senza saturare il pronto soccorso

Lo studio è stato condotto su più semestri, in totale 6. Seguendo la situazione prima e dopo l’introduzione della MAP, il tasso delle chiamate per essitosi alcolica, vomito incontrollato e ubriachezza sono aumentate (da 0.84 a 0.93). Ma i cambiamenti più importanti sono stati altri. Le chiamate sono arrivate prima, invece che una media di chiamate attorno all’1.20, si è iniziato ad avere chiamate verso le 00.59. Il tasso di chiamate in codice rosso con richiesta di personale per effettuare rianimazione è passato dal 9% al 3.7%. Inoltre, è aumentato il numero delle chiamate per interventi su giovani fra i 18 e i 19 anni.

Uno studio in fieri

Lo studio quindi suggerisce che la paura delle punizioni e delle sanzioni portava gli astanti a non chiamare l’ambulanza anche se necessaria, fino all’insorgere di situazioni gravemente pericolose, potenzialmente letali. L’obiettivo di far chiedere assistenza agli studenti prima di arrivare a delle tragedie è stato ottenuto con più chiarezza nei primi mesi di settembre e nei mesi di maggio e giugno. Chiaramente, le MAP non immunizzano gli studenti dal compiere qualsiasi tipo di reato, o altre parti della policy di condotta firmate fra il college e lo studente. Chi generalmente continua nello stato di ubriachezza, persegue fino all’accesso al Pronto Soccorso con gli stessi sintomi riscontrati in precedenza. L’università condurrà ulteriori studi per capire come mai i tassi di chiamata aumentano di più in autunno che in primavera, e per determinare con maggiore accuratezza i livelli di intossicazione riscontrati negli interventi.

 

FONTE: Journal of Adolescent Health 

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