Perché serve a tutti la sovraesposizione mediatica del volontariato?

Divisioni, litigi, proteste e piccole guerre fra “colori sociali” non hanno senso quando c’è sovraesposizione mediatica di un nome, di un logo o di una realtà. Se il volontariato viene premiato dalla visibilità, e se il suo scopo primario è quello di fare del bene, c’è un ritorno reale per tutti quanti: vediamo i dati.

 

ROMA – Le campagne mediatiche di sovraesposizione sono una scienza quasi esatta. Esistono molti professionisti che lavorano su queste tematiche e negli ultimi tempi diverse associazioni – soprattutto a livello nazionale – hanno deciso di strutturarsi e rispondere alle esigenze della comunicazione a tutti i livelli. Però, nonostante le capacità delle associazioni di parlare delle proprie attività e di cogliere le occasioni che si presentano per aumentare la visibilità del volontariato, esiste sempre una resistenza che si basa su un principio sacrosanto: “Le cose che si fanno vanno tenute sotto silenzio” è l’assunto di base di molte dichiarazioni.

Perché questo assunto è sbagliato? Perché è confermato da diversi anni che la sovraesposizione del volontariato è correlata all’aumento delle donazioni da parte dei cittadini. In pochissime occasioni, tutte purtroppo tragiche, la persona comune viene a conoscenza del grande lavoro fatto dai volontari e dalle persone impegnate nel mondo sanitario.

Dato che diversi settori negli ultimi due giorni hanno aumentato il livello di conflittualità su questo tema, abbiamo cercato dei dati specifici che dicessero cosa succede quando il volontariato viene sovraesposto. Ad aiutarci sono arrivati due articoli redatti da Vita.it e una ricerca dell’ISTAT.

Le donazioni per le associazioni non-profit a partire dal 2015 sono aumentate radicalmente. Ice Bucket Challenge? Campagne mirate in modo migliore? Facebook? I dati specifici non dicono quanto questi fattori abbiano influito, ma globalmente hanno incrementato il numero delle donazioni. Doxa, Gfk-Eurisko e Istat certificano che complessivamente 4.5 miliardi di euro sono arrivati alle ONLUS del nostro paese durante questi anni. L’Italia è ancora lontana dalle cifre raggiunte da altri paesi. USA e Germania per esempio superano i 10 miliardi di donazioni all’anno, e il solo London Air Ambulance Service ha comprato un elicottero con le donazioni, che hanno raggiunto in 6 mesi i 30 milioni di euro.

Va sottolineato però che i benefici delle varie campagne si propagano anche alle associazioni correlabili alla campagna stessa. Per capirci meglio: se la Croce Rossa finisce a Sanremo ad impersonificare il volontariato che dedica il suo tempo a salvare le vite degli altri, ne beneficieranno anche ANPAS e Misericordie. Va segnalato che c’è però un problema di fondo da risolvere: i piccoli donatori sono in calo, mentre aumentano i grandi filantropi che possono lasciare donazioni sopra il milione di euro. Su questo tema stanno lavorando tutte le associazioni onlus, che hanno iniziato a sfruttare la rete per migliorare la raccolta fondi, con campagne di crowdfunding e di collette online. Piccole donazioni che raccolgono pochi soldi ma molto più utili e mirati a progetti specifici (comprare il defibrillatore, acquistare una nuova ambulanza eccetera).

E’ anche correlato l’aumento delle donazioni di piccoli importi sul web. Una attività su cui la Croce Rossa ha potuto investire parecchie attenzioni, grazie alla donazione effettuata da Mark Zuckerberg di 500.000 euro in promozione ADV tramite Audience Network.

E’ quindi sempre meno valido l’assunto che “il volontariato vada fatto in silenzio” perché chi dona vuole sapere e vedere concretamente dove vanno i propri soldi. Nel frattempo l’unico sistema di raccolta fondi che ha fatto un grande flop è stato quello degli SMS benefici. Nel 2012 erano stati raccolti 43 milioni di euro a favore di diverse cause. Nel 2015 i soldi raccolti sono stati soltanto 28. Nella statistica non sono stati considerati gli eventi che hanno toccato l’Italia in quegli anni ed è probabile che nel 2016 assisteremo ad un aumento delle donazioni tramite SMS, a causa del dramma del terremoto in Centro Italia. Contemporaneamente va riconosciuto un ruolo importante ai media e ai social, che hanno aumentato la viralità dei messaggi. Tanto che assistiamo spesso a campagne “cross” ovvero intrecciate per raccogliere fondi su realtà simili, sfruttando i flussi mainstream. Ne è un esempio l’idea delle Misericordie d’Italia che hanno lanciato un videoclip musicale per raccogliere fondi con una canzone durante la settimana di Sanremo, sfruttando così la ampia visibilità data al volontariato da parte della RAI.

Questo aumento delle donazione e questo miglioramento delle possibilità di verifica, hanno anche avuto un effetto correlato molto interessante: sono diminuite le truffe e sono aumentate le attenzioni della pubblica amministrazione rispetto alle agevolazioni fiscali, che sono state sfruttate molto dalle grandi associazioni bancarie. Le fondazioni infatti nel 2015 hanno aumentato le proprie donazioni del 2.4% ma rimangono al palo le iniziative benefiche da parte delle associazioni di capitali. Le grandi SPA infatti preferiscono creare centri studi o fondazioni per attivare progetti benefici. Un buon effetto lo ha avuto anche l’Art Bonus sugli imprenditori privati. Questi ultimi si sono concentrati di più sulla valorizzazione del patrimonio culturale, rispetto all’aiuto delle attività sanitarie sul territorio.

Postilla “Tu si que Vales”: Per queste regole esistono postille, non eccezioni. In molti staranno pensando che abbiamo due pesi e due misure fra le onlus e le srl. Ci dispiace, Si. Una onlus ha un bilancio sociale, una srl no. Per questo motivo pochi mesi fa abbiamo pubblicato un articolo critico sulla presenza a Tu si Que Vales dell’Inno del 118, e in questi giorni abbiamo spinto la Confederazione Nazionale delle Misericordie con il suo nuovo video (non temete: spingeremo anche ANPAS e Croce Rossa in ogni iniziativa effettuata in futuro). Vi abbiamo indicato in passato come aiutare i terremotati, chiedendovi di donare sui conti correnti delle maggiori associazioni nazionali. Quindi ora vi dovremmo delle spiegazioni: Perché non abbiamo supportato l’inno dei “ragazzi del 118”? Primo, perché i partecipanti di quel video non erano dipendenti del 118. Secondo perché “il 118” è un servizio pubblico di gestione delle emergenze in cui lavorano persone competenti e professionalizzate, che usufruiscono del volontariato per rendere attivi sul territorio mezzi e personale adeguato a supportare le sue funzioni. Quindi Misericordia, Anpas, Croce Rossa, Croce Bianca e ogni altra associazione sono benvenute su Emergency Live. Chi si presenta in maniera poco chiara invece, rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.

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