Soccorso e nuove tecnologie: storia di Jad, nato grazie ad una videochiamata al 118

L’evento parto è ogni giorno di più ad appannaggio del 118, e le nuove tecnologie come la videochiamata stanno assumendo un’importanza che cresce nel tempo: a dimostrarlo il parto che ha visto nascere Jad

Bentivoglio, Laila e una videochiamata con Flagmii EML al 118 che non dimenticherà mai

Sabato notte Laila, 34 anni, sente che la sua gravidanza sta volgendo al termine: le contrazioni ogni 5 minuti, i dolori…ha già due bambini, ha le idee chiare su quanto sta per accadere.

Si fa una doccia calda rapidamente e controlla la borsa.

I figli, di 10 e 8 anni, sono affidati alla zia, con il marito scende per raggiungere l’auto.

Ma proprio in prossimità del mezzo “mi sono bloccata per i forti dolori, ero come paralizzata, non riuscivo neppure a muovere i piedi”, racconta ai media.

“Ho sentito qualcosa che non andava – prosegue -, poi che il bambino stava per uscire. Allora ho chiamato il 118, perché parlo l’italiano meglio di mio marito.

Chiedevo un’ambulanza, perché non sapevo che fare, ma l’infermiera ha capito subito che non c’era tempo da perdere.

È stata lei a salvare me e il mio bambino e ora voglio conoscerla per ringraziarla e abbracciarla”.

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La videochiamata al 118 con il portale Flagmii EML e la sciarpa attorno al bambino

Non dimenticherà facilmente la videochiamata al 118, Laila. E anche il legame intimo e cruciale con l’operatrice del 118 che l’ha guidata e rassicurata.

Perché dalla centrale operativa in effetti è partito il link per una videocall…indimenticabile!

Nel freddo di una notte novembrina, Jad ha voluto nascere in un’auto. Un futuro da autista soccorritore? Chissà!

Appena nato, ha pianto un pochino, poi si è messo tranquillo: “Faceva tanto freddo – racconta Laila al Resto del Carlino -, tremavo io e il bambino.

Allora l’infermiera ha visto che avevo al collo una sciarpa e mi ha chiesto di toglierla e di avvolgerla attorno al bimbo.

Poi ha detto di entrare in macchina, di chiudere le porte e di accendere l’aria calda.

E ho sentito che era vivo – ricorda con gioia la mamma –, perché respirava e non era gelato”.

L’incubo finisce con l’arrivo dell’ambulanza

“Il bambino l’ha preso una dottoressa e io mi sono sentita subito più tranquilla. In pochi minuti siamo arrivati al Pronto soccorso di Bentivoglio e ho visto tanta gente fuori.

Ho pensato che ci fosse una riunione, ma poi ho capito che erano lì per me – qui la voce si spezza per la commozione –.

Grazie a tutti”.

Per approfondire:

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Fonte dell’articolo:

Il Resto del Carlino

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