Vecchie Sirene 2016, A Cornaredo le ambulanze d'epoca battono la pioggia (Fotogallery)

Passiamo ad un’altra ambulanza: la bella Fiat 2300 azzurra dei Volontari del Soccorso S. Anna di Rapallo è oramai un classico. L’ambulanza – la prima del sodalizio costituitosi da poco – fu allestita dalla carrozzeria Jotti ( di Rapallo) sulla base di una familiare donata dal socio fondatore Giacomo Moltedo e fu inaugurata il 18 ottobre 1969. Rimase in servizio fino al Settembre del 1977 quando fu rimpiazzata da una Citroen CX. Il volontario Alberto Grandolfi, insieme ad altri collaboratori, nel 1999 si fece promotore del restauro di una Fiat 2300 riportando in vita la prima ambulanza. Da allora, con il suo mentore, ha partecipato a numerose manifestazioni ed iniziative , e non manca mai di attirare l’attenzione di tutti sia in virtù del colore che richiama un’epoca ormai lontana in cui le associazioni si distinguevano anche per la livrea, sia per la bellezza della linea di questa straordinaria 6 cilindri torinese.

Foto 16: la Fiat 2300 dei V.d.S. S. Anna di Rapallo in sosta in Piazza Libertà a Cornaredo- foto Alberto Di Grazia
Foto 17: Durante la sfilata, con il lampeggiante singolo acceso; all’epoca, facevano molto più i fari – usati con gli abbaglianti a chiedere strada – che i dispositivi lampeggianti. Del resto, il traffico non era quello di oggi e comunque, questo era quello che la tecnica offriva! – foto Alberto Di Grazia
Particolari sono le tendine ai vetri al posto della parzializzazione, tecnica che richiama più l’esperienza francese che quella italiana, dove è sempre stata preferita la opacizzazione totale o parziale, anche se questa scelta impedisce una ottimale visibilità.
Foto 18: da questa angolazione, risalta la mancanza dell’oscuramento dei vetri; invece, alla francese, la vista dell’interno poteva essere nascosta, se il caos od il paziente lo richiedeva, con tendine scorrevoli – foto Alberto Di Grazia
Foto 19: la vista interna del vano sanitario mostra sia le tendine abbassate che l’alloggiamento della barella ricavato direttamente sopra il rivestimento di serie della familiare Fiat – foto Alberto Di Grazia

foto 20Un altro mezzo non nuovo a questo genere di manifestazioni, e che ha richiamato a sua volta gli sguardi ammirati dei presenti, era l’ Alfa Romeo F12, di proprietà di due fratelli brianzoli che hanno rilevato il mezzo, radiato, salvandolo da una fine triste e restaurandolo, poco alla volta, per portarlo allo splendore originale. Si tratta di una ambulanza aziendale, appartenuta alla Agusta che la acquistò nel 1972. Grazie alla destinazione originaria, l’ambulanza è giunta fino a noi con pochi chilometri, anche se spesso la scarsa percorrenza fa più danni di un chilometraggio elevato.

 

 

foto 21Foto 20: Alfa Romeo F12, ex ambulanza aziendale e restaurata poco alla volta dagli attuali proprietari – foto Alberto Di Grazia
Foto 21: motore e cambio Giulia, prestazioni di ottimo livello: sono le armi vincenti dell’ F12, un mezzo che ha saputo ritagliarsi un suo ruolo soprattutto come ambulanza dei corpi dello stato (Esercito, Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco su tutti) mentre in versione civile non ha avuto identica fortuna: pur essendo comunque un’ambulanza abbastanza diffusa, perse il confronto con il 238 – foto Alberto Di Grazia

Abbandoniamo ora i furgoni e torniamo alle ambulanze allestite su vetture familiari: molto importante per la sua rarità, e per l’essere stata sempre in gestione o di proprietà della C.V.A. dI Angera, in provincia di Varese, era la Citroen DS20 carrozzata dal francese Currus. Si caratterizza per il tetto alto e l’allestimento interno più curato rispetto alle ambulanze di serie Citroen

Foto 22: il frontale della DS 20 allestita dalla francese Currus : fari e lampeggianti accesi, difficile che la gente non si scansasse al sopraggiungere di questa ambulanza a sirena spiegata! Foto Alberto Di Grazia
L’ambulanza ha prestato servizio da sempre, in pratica, con la C.V.A. di Angera che la gestiva inizialmente per conto di una grossa industria di Ispra (VA) per poi acquistarla direttamente ed utilizzarla per le proprie esigenze di servizio. Naturalmente adesso viene mantenuta in perfetta efficienza esclusivamente a scopo museale, ma sentirne il rombo del motore, vederla alzarsi grazie alle sospensioni idrauliche e udirne il fischio che chiede strada è ancora una grande emozione.
Foto 23: il soprannome di “squalo” per questa macchina era decisamente azzeccato. Molto particolare il rialzo del tetto studiato dall’allestitore transalpino, che distingue il mezzo dalle sue coetanee – foto Alberto Di Grazia
foto 24: il particolare taglio del tetto nella zona posteriore era dovuto alla necessità di permettere l’apertura verso l’alto dell’ampio portellone posteriore – foto Alberto Di Grazia
Foto 25: la Dea si riposa, insieme agli altri mezzi, durante il pranzo offerto dalla Croce Verde Nord-Ovest –foto Alberto Di Grazia
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