Il futuro del 118 in Emilia è "accorpato"

Il mondo dell’emergenza è in subbuglio. Da mesi si parla della rivoluzione che porterà a una sostanziale riorganizzazione del servizio con conseguente riduzione delle centrali operative del 118 in Emilia Romagna.

Sull’esempio di quanto si è già realizzato in Toscana e in Lombardia, si realizzerà l’accorpamento delle sedi di Piacenza, Reggio Emilia e Modena nel supercentralino di Parma, destinato a gestire le ambulanze dell’intera area settentrionale dell’Emilia.

Nell’ottica di una razionalizzazione, prima di tutto di spesa, l’obiettivo della Regione è arrivare ad avere solamente tre centrali, capaci di coprire aree geografiche interprovinciali.

Il nuovo assetto prevederebbe una centrale del 118 per la Romagna; una a servizio della zona intermedia, con sede a Bologna, a cui faranno riferimento anche Modena e Ferrara; infine una terza che servirà l’area ovest.

Un passaggio importante che non manca di suscitare una comprensibile preoccupazione fra gli addetti, sia dal punto di vista delle prospettive di occupazione, sia per quanto riguarda la gestione dell’emergenza.

È oggettivo che con investimenti adeguati e le necessarie competenze professionali, oggi la tecnologia consenta di ottenere straordinari risultati e alti standard di efficienza, a fronte di una riduzione di postazioni e personale. Basta confrontarsi con l’esperienza di una metropoli come New York che ha un’unica centrale operativa.

L’assessore regionale Carlo Lusenti rassicura l’opinione pubblica garantendo che sarà proprio l’uscita da logiche localistiche a garantire il futuro di una macchina sanitaria attualmente fra le migliori d’Italia e d’Europa:

Si va verso l’organizzazione dei servizi con meno centrali ma più tecnologia, più adeguata al modello europeo del 112, dove tutto è integrato: centrale di polizia e di emergenza sanitaria”.

Centrali accorpate dunque, più grandi, più moderne e più efficienti, sembra questo il profilo del futuro soccorso.

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