Patologie della vista, ricercatori Tor Vergata sviluppano Retina Artificiale realizzata con stampa inkjet

Una Retina Artificiale sensibile ai colori è stata realizzata tramite stampa inkjet da un team di ricercatori internazionali guidati dall’Università Tor Vergata di Roma: i risultati dello sviluppo sono stati pubblicati su Scientific Reports

Il modello di Retina Artificiale è stato realizzato utilizzando tre diversi polimeri organici semiconduttivi, processati come inchiostri, attraverso la stampa inkjet.

Le patologie della vista e la Retina Artificiale

Le patologie della vista sono spesso profondamente invalidanti: la Retinite Pigmentosa (RP) e la Degenerazione Maculare legata all’età (AMD) sono tra le maggiori cause di perdita, parziale o totale, della vista e comportano il deterioramento dei fotorecettori retinici.

Le protesi retiniche si sono nel tempo evolute, mitigando in certi casi notevolmente i deficit, ma sono in genere poco flessibili e poco biocompatibili.

Il modello di Retina Artificiale sviluppato dal team internazionale di ricercatori è stato pubblicato nell’articolo “Colour-sensitive conjugated polymer inkjet-printed pixelated artificial retina model studied via a bio-hybrid photovoltaic device” apparso su Scientific Reports (PDF in coda all’articolo).

I membri del team lavorano presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (Dipartimento di Ingegneria Elettronica e Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione), l’University of Surrey (Department of Electrical and Electronic Engineering, Faculty of Engineering and Physical Sciences, Advanced Technology Institute, Guildford, UK), l’Istituto di Struttura della Materia (CNR-ISM, Rome, Italy), Cicci Research srl. (Grosseto, Italy), e l’EMBL (European Molecular Biology Laboratory, Epigenetics and Neurobiology Unit, Monterotondo, Italy).

Retina Artificiale, uno sguardo al futuro

Studi futuri verteranno sulla comparazione e l’interazione tra il modello di retina artificiale e quella reale.

Le tecniche di stampa permettono il posizionamento di differenti materiali in posizioni prestabilite.

In vista di un futuro basato sulla medicina personalizzata e con lo sviluppo di tecniche ad alta risoluzione (per esempio ≤ 10 micrometri che è il diametro dei veri fotorecettori retinici umani), si potrebbe pensare di fare prima un imaging strutturale di una retina umana danneggiata e poi stampare i fotorecettori artificiali, i pixels polimerici, riproducendo esattamente la disposizione dei fotorecettori di cui si vuole recuperare la funzionalità.

Inoltre, il nuovo dispositivo permetterà di affinare la conoscenza dei processi di trasduzione del segnale luminoso tra i diversi materiali fotosensibili e il bio-elettrolita liquido.

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Fonte dell’articolo:

Sito ufficiale Università Tor Vergata

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