100 giorni al Decreto Balduzzi, a che punto siamo con formazione e DAE?

Manca poco all’ufficiale entrata in vigore per tutti i circoli e le associazioni sportive del Decreto Balduzzi. A che punto è l’installazione e la formazione?

Fra 100 giorni il Decreto Balduzzi entrerà ufficialmente in vigore anche per le società dilettantistiche. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2013, la legge che obbliga le attività sportive professionistiche non professionistiche a dotarsi di un defibirllatore e di effettuare formazione per l’utilizzo di questo fondamentale presidio salva-vita impone alle società di acquistare un DAE entro sei mesi (professionisti) o trenta mesi (dilettanti). Mentre per le società sportive professionistiche questo traguardo dovrebbe essere già archiviato (ma il caso di Brescia desta qualche sospetto), a preoccupare è la situazione dell società sportive dilettantistiche. Ormai però, dopo aver avuto più e più segnali dell’importanza del defibrillatore (LEGGI) è il caso di fare il punto della situazione su chi da il buon esempio e chi invece rischia di fare la classica “camminata del gambero”.

PROGETTI DA IMITARE – I più importanti esempi ad oggi sono quelli della Società Nazionale di Salvamento, che ha attivato una convenzione per installre i defibrillatori in tutte le spiagge italiane, dando modo a tutti i bagnini italiani di fare corsi di formazione BLS e BLSD. Poi c’è l’esempio di Piacenza Cuore, dove sono stati installati più di 480 defibrillatori in tutta la provincia, rendendo il territorio della provincia emiliana il più cardioprotetto d’Europa. A questo progetto si accoda Torino, dove Marcello Segre, responsabile del Progetto Piemonte Cuore, attraverso Aics e associazione Atlantide vuole educare i cittadini ai “gesti salvavita”, collaborando con la Fondazione Specchio dei Tempi, che sta rendendo possibile la dotazione di defibrillatori nelle scuole cittadine. Sul podio degli esempi positivi finiscono anche Federginnastica e Federmoto. La prima senza DAE non darà l’iscrizione federale, la seconda invece non conderà l’apertura delle piste senza questa importante dotazione. Interessante il progetto di Padova, dove il Comune regalerà i DAE alle palestre.

NORMATIVA GAMBERO – Il decreto dell’ex ministro della Salute Renato Balduzzi in tema di attività sportiva e dotazioni salva-vita è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio scorso: impone alle società sportive professionistiche di dotarsi di defibrillatori entro sei mesi, mentre per quelle dilettantistiche i mesi per adeguarsi alla prescrizione sono trenta. Ma le Regioni – a loro discrezione – possono anche anticipare i tempi dell’obbligatorietà. Come per esempio aveva fatto la Regione Toscana, che aveva deciso di far acquistare i DAE alle società sportive entro il primo gennaio 2015. Data saltata perché non c’è stata sufficiente organizzazione. Ed è di questi giorni la notizia che anche la prossima scadenza, il primo ottobre 2015, avrà dei grandi distinguo. Una proposta di modifica dell’assessore Stefania Saccardi chiarisce meglio gli ambiti di applicazione: l’obbligo di defibrillatore sarebbe imposto solo agli impianti dove si praticano sport ad alto impegno cardiocircolatorio, escludendo invece realtà dove si praticano attiità meno rischiose.

Bocce, biliardo, tiro con l’arco, golf, ping-pong, pesca e caccia sarebbero escluse dall’obbligo di acquistare un defibrillatore. Una legge che mostra in primo piano un grande controsenso: se con l’aumento dell’età i rischi di attacco cardiaco sono maggiori, perché in una bocciofila o in un bar dove si gioca a biliardo non deve esserci un defibrillatore? Dall’altro lato, la proposta di legge da indicazioni anche per l’uso del DAE negli sport in movimento – come il ciclismo – su cui il decreto Balduzzi da poche indicazioni, lasciando spazio al buonsenso. Buonsenso che – per esempio – ha guidato la Federazione Motociclistica Italiana, che ha deciso di impostare la presenza dei DAE in tutti gli impianti e si sta attrezzando per far si che un DAE sia presente anche in caso di motocavalcate, cross country e attività outdoor. Secondo la Regione Toscana poi la formazione dovrà essere a carico economico dei gestori degli impianti, dando disciplina chiara ai criteri per accreditarsi e per dare modo a chi fa formazione di lavorare. L’obiettivo è che ad inizio estate 2016 ogni impianto abbia defibrillatori e operatori.

NORMATIVA ASSENTE? SI FA DA SE’ – La Toscana dunque fa qualche passo da gambero, ma c’è anche chi di passi non ne ha proprio fatti: Lazio, Campania, Umbria e Puglia non hanno comunicato ancora al Ministero della Salute come intendono far rispettare il Decreto Balduzzi alle proprie realtà sportive. E a queste regioni silenti si aggiungono anche realtà agonistiche che non hanno chiare idee su come applicare il Decreto Balduzzi. Un problema piuttosto grave, perché in meno di 4 mesi è necessario rendere cardioprotetti impianti sportivi e luoghi pubblici. Perché la differenza fra Piacenza e il resto del Paese è grande. Nella città emiliana il 36% delle persone che hanno avuto un arresto cardiaco vengono salvate, nel resto dell’Italia la percentuale si abbatte al 4%. Un dato su cui non si può più riflettere, ma su cui si può agire seguendo la legge. Come stanno facendo alcuni comuni come Novara o alcune società sportive, che pensano ai propri atleti e – anche – al pubblico presente. Per esempio Lecce, dove l’associazione Leccentrica sta donando defibrillatori alle scuole. Oppure il Rifugio Torino, dove è stato installato il Defibrillatore “più alto” d’Italia

 

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