La rivoluzione del 911 e dei numeri di emergenza potrebbe essere dietro l'angolo

Ram Dantu, ricercatore dell’Università del Nord Texas, col suo team ha condotto uno studio su come cellulari e smart phone sono destinati a cambiare il ruolo dei numeri di emergenza. Essendo americano, si è occupato del 911. Ha presentato i risultati della ricerca alla conferenza annuale della NENA, National Emergency Numbers Association, che si occupa della comunicazione nell’emergenza ed ha appena riunito a Charlotte, nel North Carolina, gli operatori statunitensi. 


Naturalmente la speranza del team è che gli operatori del 911 sposino il progetto e lo adottino.


Col supporto del National Science Foundation il gruppo di Dantu ha progettato software innovativi per gli smart phone che consentono agli operatori del 911 di essere virtualmente sul luogo dell’emergenza e raccogliere in fretta le informazioni, assistere la vittima e dunque salvarle la vita. Ram Dantu:

“La moderna tecnologia e le funzioni degli smart phone, rispetto alle semplici chiamate audio, permettono di migliorare di gran lunga l’assistenza perché si possono trasmettere testi, immagini e video. Siamo in grado di trasformare i protocolli attuali dei dispacci con la una nuova generazione 911”.

Anche attraverso il controllo remoto i software riescono a monitorare il respiro di un paziente, il ritmo del cuore, la pressione sanguigna. La telecamera del cellulare mette in comunicazione visiva l’operatore del 911 con la scena dell’emergenza. Inoltre il software dà informazioni e fornisce una guida prima e durante la gestione del CPR (Emergency First Response Primary Care).

Inoltre il software offre una tecnologia text-to-speech (sistemi di sintesi vocale) per facilitare la comunicazione e fornire all’operatore del primo soccorso informazioni GPS sul luogo dell’incidente.

“Determinare il luogo era più semplice quando le chiamate erano analogiche. Gli operatori potevano facilmente individuare la persona e il luogo da cui chiamava”.

Lo  sostiene Henning Schulzrinne capo del nucleo investigazione della Columbia University e Ufficiale Capo Tecnico della Commissione Federale della Comunicazione, che ha lavorato alle componenti GPS e al text-to-speech del software:

“Il 70% delle chiamate d’emergenza oggi è proviene da un cellulare. Determinarne l’esatta ubicazione è complicato, soprattutto se la chiamata è effettuata da un palazzo dove ci sono uffici e molti appartamenti”.

Altre ricerche si sono concentrate su aspetti diversi del software come la cybersicurezza, di cui si è occupata Ana Goulart dell’Università A&M in Texas. Diversi istituti americani hanno collaborato alla progettazione del nuovo sistema che aggiunge un tassello importante all’evoluzione della tecnologia applicata all’emergenza.

“Con gli smart phone e i sensori, si può trasformare il 911. L’obiettivo è diramare i dispacci nell’arco di 60′” sostiene Ram Dantu.

Se l’idea saprà conquistare il 911, va da sé che facilmente si estenderà alla totalità dei numeri di emergenza del pianeta.

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