L'importanza della defibrillazione precoce [CASE REPORT]

dae_plus_defibrillatore_zollCASO CLINICO – Il “dispatch” di soccorso emanato dalla centrale 118 era per un “dolore toracico in 44enne” , in appoggio all’automedica  già sul posto: le ambulanze del territorio sono al momento, come sempre più spesso accade, impegnate e bisogna attendere l’intervento da un comune limitrofo.  All’arrivo sul posto il medico ha già effettuato e inviato alla “centrale” un elettrocardiogramma a 12 derivazioni che non ha però evidenziato significative alterazioni. Si decide comunque di avviare il protocollo farmacologico per pazienti colpiti da infarto miocardico e di inviare il paziente in codice giallo all’ospedale più vicino. L’ambulanza sfreccia a sirene spiegate verso il pronto soccorso quando inatteso e perentorio arriva l’ordine del medico all’autista: “Accosta, presto!”. Il volto del paziente, cosciente fino a pochi attimi prima, si è improvvisamente trasfigurato in una maschera cianotica con gli occhi sbarrati e le mandibole serrate, il respiro e divenuto affannoso e sporadico mentre la traccia sul monitor è simile a quella di una distruttiva scossa di terremoto. La frequenza è salita a 242 contrazioni al minuto: non ci sono dubbi, è una micidiale fibrillazione ventricolare.  La memoria corre a Morosini , non c’è un secondo da perdere! Si prepara immediatamente il monitor-defibrillatore ma un inaspettato inconveniente tecnico non ne consente l’utilizzo. Si decide quindi per l’ utilizzo del defibrillatore semi-automatico, quello che qualsiasi cittadino potrebbe utilizzare, secondo la procedura ormai nota: applicazione degli elettrodi adesivi al torace del paziente, attesa del risultato dell’analisi e dopo soli 3 secondi la voce elettronica pronuncia la frase che vorresti sentire in questi casi: “Shock consigliato, carica in corso”. Ancora 7 secondi d’attesa e il pulsante rosso comincia a lampeggiare. La sua pressione libera una scarica bifasica da 162 joule che attraversa, scuotendolo, il torace del paziente. Pochi istanti ancora e la traccia sul monitor comincia a segnalare un ritorno alla normalità confermata dalla ripresa del respiro, il paziente apre gli occhi e si lamenta della presenza della mascherina dell’ossigeno posta sul suo viso: “Mi soffoca, mi fa mancare l’aria”. Lui non sa che quel presidio serve a rifornire le riserve d’ossigeno delle sue cellule che stavano per esaurirsi a causa dell’arresto della circolazione.
ambulanza1EPILOGO – Si arriva in pronto soccorso dove attendono il cardiologo e il rianimatore: immediatamente valutano i tracciati elettrocardiografici per capire il problema e decidere il da farsi quando la loro attenzione viene distolta  da un cellulare che squilla. Si voltano appena in tempo per assistere a questa scena: il paziente estrae lo smartphone dalla tasca dei pantaloni e risponde alla moglie, tranquillamente, come se nulla fosse accaduto. Bentornato tra noi!
CONSIDERAZIONI – Il paziente dopo essere stato sottoposto ad angioplastica primaria è rimasto ricoverato per qualche giorno in Unità  Coronarica, sottoposto ad impianto di ICD e dimesso senza alcuna sequela neurologica. Al di la dell’inestimabile valore umano dell’aver salvato una vita, la defibrillazione precoce ha evitato al paziente l’intubazione e il successivo ricovero in terapia intensiva, riducendo la possibilità di sviluppo di patologie collegate con un significativo abbattimento dei costi di cura. Ha inoltre restituito alla società una persona completamente autosufficiente in grado di poter condurre una vita assolutamente normale.
Jurinovich Mirco
soccorritore CRI
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