Croce Rossa Italiana su una delle navi di MOAS per garantire assistenza sanitaria a bordo

Rocca (CRI): “Interveniamo nel momento più rischioso del viaggio dei migranti”

 

E’ salpata oggi da Malta la flotta di MOAS (Migrant Offshore Aid Station) per la ricerca e il soccorso nel Mar Mediterraneo. La Croce Rossa Italiana ha imbarcato il proprio personale per garantire assistenza sanitaria a bordo della nave Phoenix.

 

“Non potevamo più restare a guardare le immagini dei continui drammatici naufragi nel Mar Mediterraneo, mare che di giorno in giorno diventa sempre di più un cimitero a cielo aperto. Mentre continuiamo a chiedere agli Stati una ‘coalizione umanitaria’ per avere vie legali e sicure per arrivare in Europa e chiedere protezione umanitaria, abbiamo deciso di intervenire nel momento più rischioso del viaggio dei migranti. Ci troviamo alle porte dell’estate quando, con molta probabilità, gli sbarchi si moltiplicheranno, con sempre più persone pronte a tentare il viaggio, mettendo a rischio la propria vita. Per questo motivo abbiamo deciso di collaborare con MOAS, imbarcando il nostro personale medico e sanitario a bordo della nave di ricerca e soccorso Phoenix. Questo è un passo in avanti fondamentale per la Croce Rossa: siamo da sempre presenti nei porti e nei luoghi di transito e ora abbiamo deciso di intervenire in mare per salvare più vite umane possibili, per non restare più solamente a guardare i barconi che si rovesciano e i tanti che non arrivano nei nostri porti. In questo modo garantiremo l’assistenza medico-sanitaria ai più vulnerabili in ogni fase del viaggio: in mare come nei porti e in tutti i luoghi di transito da Nord a Sud dell’Italia”, ha dichiarato il Presidente Nazionale di Croce Rossa Italiana e Vicepresidente della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, Francesco Rocca.

 

“Il Mar Mediterraneo sembra essere diventato una zona di guerra. La conta dei morti è un esercizio macabro cui ci siamo purtroppo abituati. L’equipaggio di MOAS da due anni è ormai in prima linea nel Mediterraneo centrale, dove siamo stati testimoni diretti della catastrofe umanitaria che si consuma da troppo tempo. Quest’anno ci prepariamo ad una stagione ancora più difficile. Con grande dedizione e professionalità e grazie all’elevata competenza dei nostri partner a bordo, lavoreremo senza sosta per impedire che altri esseri umani muoiano in condizioni così disperate”, ha dichiarato il fondatore di MOAS, Christopher Catrambone.

 

 

“Abbiamo il dovere morale di salvare la vita a queste persone senza assuefarci alle immagini raccapriccianti che ormai vediamo quotidianamente. Mettere fine a questa ecatombe è una responsabilità collettiva. Dobbiamo attivarci tutti per cercare di trovare soluzioni a medio-lungo termine, ma il primo passo in questo momento è evitare che le persone anneghino in mare”, ha affermato Regina Catrambone, co-fondatrice di MOAS.

 

MOAS (Migrant Offshore Aid Station) – l’organizzazione umanitaria specializzata nella ricerca e soccorso in mare – accresce quest’anno la missione di salvataggio di vite nel Mediterraneo centrale, schierando due navi (Phoenix e Responder) e due droni che amplieranno il raggio di perlustrazione della cosiddetta ‘zona morta’, le acque più pericolose vicino alle coste libiche. Dal 2014 ad oggi, Migrant Offshore Aid Station ha salvato la vita di oltre 13.000 esseri umani.

 

 

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