118 ed elezioni politiche: 6 domande importanti per i soccorritori, a cui pochi hanno voluto rispondere

Per il partito CasaPound Italia, l’ufficio stampa ci ha fatto pervenire una puntuale serie di risposte che trovate di seguito

 

1 – Quale ruolo ha il servizio di emergenza pre-ospedaliero italiano nella vostra politica sanitaria?

È molto importante: un servizio di emergenza che funziona bene garantisce una maggiore possibilità di sopravvivenza per il paziente, pensiamo agli effetti di un soccorso tempestivo nella “golden hour”. Per questo, soprattutto nella gestione territoriale della sanità, deve essere considerato una priorità e deve ricevere la giusta attenzione per quanto riguarda l’equipaggiamento, la formazione del personale e il coordinamento tra l’attività di soccorso sul territorio e le strutture sanitarie alle quali deve fare riferimento. CasaPound Italia propone l’inserimento del “codice bianco” anche per i trasporti in ambulanza, in modo da limitare le chiamate che potrebbero essere gestite in carico al medico di base e che, ad oggi, comportano un costo per i contribuenti oltre che, non meno importante, il rischio che un servizio realmente urgente si trovi senza mezzo di soccorso disponibile.

2 – Quale posizione prendete rispetto al Numero Unico NUE 112?

L’idea di fondo è buona, ma a livello pratico ha dimostrato alcune falle. Prima di tutto, in caso di chiamata per un’emergenza sanitaria, il primo contatto non è con un operatore pronto a intervenire, ma con un centralinista che solo dopo passa la chiamata alla figura competente. Poi, sono stati rilevati anche dei problemi di coordinamento, che gli operatori che intervengono sul territorio conoscono fin troppo bene. Per risolvere queste criticità proponiamo la formazione del personale preposto alla ricezione e allo smistamento delle chiamate, in modo che sia sempre in grado di gestire direttamente l’emergenza, allertando tutte le entità necessarie nel minor tempo possibile ed evitando ritardi che, seppur brevi, possono essere determinanti per un intervento di soccorso. Finché questa formazione non sarà adeguata, sia sulle risorse del territorio sia sulla gestione delle chiamate, il sistema non potrà funzionare con la velocità e l’efficienza necessarie. Per questo riteniamo che la cosa migliore sarebbe tornare provvisoriamente al sistema dei numeri separati.

3 – Riformereste il mondo dei soccorsi pre-ospedalieri? Seguendo quali linee e con quale metodo ne discutereste in Conferenza Stato-Regioni?

Nel settore esistono diverse criticità, molte sono legate alle situazioni territoriali e quindi vanno analizzate una per una in quelle sedi. Fra le altre criticità, quelle di carattere generale, pensiamo che una delle più evidenti sia la macchinosità del passaggio del paziente dalla cura dei soccorritori a quella degli operatori sanitari nelle U. O. di Pronto soccorso. Si tratta di uno dei momenti più critici nell’ambito dell’emergenza-urgenza. La necessaria trasmissione dei dati registrati sul luogo dell’intervento, però, è gravata da una “burocrazia” che rischia di sottrarre tempo e attenzione tanto all’operatore quanto al soccorritore, a danno prima di tutto del paziente. Il meccanismo non può più essere quello attuale: è venuto il momento che l’utilizzo dei dispositivi telematici esca dalla sperimentazione e diventi la norma per tutti.

4 – Quale peso date alla figura dell’infermiere nel settore dell’emergenza urgenza?

Intanto una riflessione di carattere generale: il ruolo dell’infermiere è importantissimo e la categoria va tutelata. Non è accettabile, come è avvenuto, che dopo otto anni di mancato rinnovo contrattuale, il Governo proponga un accordo al ribasso. Servono un piano di assunzioni nazionale e stipendi adeguati. E questo a tutela dei lavoratori e della salute dei cittadini, poiché entrambe le categorie pagano il prezzo di quei 60mila infermieri che mancano all’appello della sanità italiana. La carenza di personale ha un impatto diretto molto forte anche sul lavoro degli infermieri che operato in area critica, sia nei reparti di emergenza-urgenza sia sul territorio. Nell’ambito delle loro competenze dovrebbero poter lavorare in autonomia, oltre che naturalmente in sicurezza e in tranquillità. Invece, purtroppo, spesso queste condizioni non si verificano e nella gran parte dei casi questo dipende proprio dall’ormai cronica carenza di personale. Per questo, come CasaPound Italia, riteniamo che qualsiasi discorso si voglia affrontare non possa prescindere da un serio piano di assunzioni. Per fare un esempio concreto, noi riteniamo che l’accoglienza e il triage degli accessi autonomi e quelli degli accessi con mezzo di soccorso debbano essere svolti da nuclei diversi, in modo da rendere gli uni e gli altri più rapidi ed efficienti, con evidenti effetti positivi per la struttura e per i pazienti. Per quanto riguarda la presenza sul territorio, poi, riteniamo più corretto che sul campo ci siano professionisti e non solo volontari laici: per questo consideriamo necessaria la presenza di almeno un’ambulanza medicalizzata a turno, che abbia un medico e un infermiere e che faccia capo alla struttura ospedaliera.

5 – Pensate di regolarizzare la figura dell’autista-soccorritore come tecnico di soccorso non specializzato?

Pensiamo di “professionalizzarla”. Non basta la regolarizzazione, serve anche che il soccorritore abbia una preparazione adeguata al compito che assolve, con un percorso di formazione continuo e più completo di quello attuale. Il retraining di accreditamento ogni cinque anni o quello biennale per l’utilizzo di Dae non sono sufficienti. Riteniamo che sarebbe più opportuno un progetto di retraining su base semestrale, in modo che il soccorritore sia sempre formato e preparato sull’utilizzo di tutti i presidi e di tutte le procedure, non solo di quelli che usa più di frequente. Inoltre, per i corsi riteniamo che sarebbe più opportuno prevedere un anno di distanza tra la fine del secondo modulo e l’inizio del terzo, in modo che il soccorritore abbia modo di accedere al modulo finale e all’accreditamento 118 avendo maturato un’esperienza più solida, sia nella pratica dell’utilizzo dei presidi per il trasporto infermi che nel contatto umano con il paziente. Su questo tema, poi, pensiamo che durante l’anno di “addestramento” il soccorritore debba seguire un corso specifico sugli aspetti psicologici del soccorso e le strategie di comunicazione, che attualmente vengono affrontate in maniera forfettaria durante il secondo modulo. Secondo il nostro parere, quando questi requisiti saranno soddisfatti, al soccorritore, a quel punto preparato e qualificato sotto ogni aspetto del soccorso, potrà essere riconosciuta la figura di tecnico non specializzato.

6 – Come pensate di valorizzare il ruolo delle associazioni di volontariato, e cosa fareste per ridurre la piaga del lavoro nero nel mondo del soccorso sanitario, che sta dilagando per effetto di rimborsi spese poco chiari?

CasaPound Italia crede fermamente nel ruolo del volontariato in tutti i settori, come dimostrano le numerose associazioni che fanno capo al movimento. Nel volontariato sanitario in particolare, però, è assolutamente necessario che l’attività sia regolata e supervisionata in maniera più stringente di quella attuale. Per questo siamo per la costituzione di un Comitato di controllo e tutela, statale e a guida delle Ats territoriali, che svolga controlli periodici su tutte le associazioni di volontariato presenti sul territorio, monitorando il mantenimento degli standard richiesti sia a livello di formazione e accreditamento sia a livello di idoneità operativa. Il Comitato non va visto come un “nemico” o una controparte delle associazioni, ma come un supporto per il loro impegno. Per questo abbiamo pensato alla creazione di Sportelli, dedicati proprio alla creazione di un rapporto di comunicazione e cooperazione tra l’organo di controllo e le realtà del volontariato. È necessario poi mettere in campo strumenti che evitino che dietro il volontariato si nasconda il lavoro nero. In questo senso può essere utile prevedere che tutti gli enti che si occupano di servizi secondari siano accreditati al 118 e che almeno uno dei membri dell’equipaggio diurno feriale sia un dipendente assunto. Infine, ma non per ultimo, riteniamo che sia necessario intervenire sulla riduzione dei tempi di pagamento dei servizi in urgenza accreditati da Areu Soreu, in modo che le associazioni non debbano più lavorare in situazioni di emergenza economico-finanziaria e che si possa rimuovere una delle cause del proliferare del famoso meccanismo dei “rimborsi spese”, che talvolta sfociano in quel vero e proprio lavoro nero di cui parlavamo.

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