Andropausa

Cos’è

L’andropausa è un processo parafisiologico che si manifesta con estrema variabilità nella popolazione. L’andropausa, intesa come la completa perdita della capacità procreativa, non si manifesta in tutti gli uomini, ma solo in un numero limitato di individui; si tratta infatti di un fenomeno soggettivo, dal momento che numerosi fattori ambientali (sovrappeso, sedentarietà, tabagismo ed eccessi di vario tipo) possono incidere in maniera sostanziale sulla fertilità maschile. Una volta superati i 40 anni, la produzione di testosterone, il principale ormone sessuale maschile, subisce un calo graduale ma progressivo.

Cause e fattori di rischio

L’inevitabile fenomeno dell’invecchiamento si accompagna ad un progressivo calo della testosteronemia, cioè dei livelli sierici di testosterone. Un declino, questo, in realtà piuttosto lento e progressivo, che inizia inesorabilmente intorno ai 25/30 anni di età. Tanto più grave è la propria condizione di sovrappeso e tanto maggiori sono le probabilità che l’andropausa bussi alla porta, anche in età relativamente precoce. Il rischio, in particolare, diviene consistente dalla sesta decade di vita in poi. Esaminando i risultati di ampi studi popolazionistici, a partire dai 25/30 anni di età, la sintesi giornaliera di testosterone diminuisce dell’1-2% all’anno, tanto da risultare pressoché dimezzata intorno ai 70/80 anni. Oltre a quelli del testosterone, nell’andropausa diminuiscono sensibilmente anche i livelli degli altri androgeni, come il diidrotestosterone (DHT), il DHEA e l’androstenedione. Nell’uomo, la sintesi di testosterone è affidata alle cellule testicolari del Leydig, la cui riduzione numerica è tipicamente correlata all’andropausa. Il termine medico utilizzato per descrivere l’insufficiente sintesi di testosterone da parte del testicolo non è andropausa, bensì ipogonadismo. Nell’andropausa si ha sempre ipogonadismo, ma non è valida la relazione opposta, poiché questa situazione clinica può manifestarsi anche in giovane età. Pertanto, anziché ricondurre eventuali sintomi dell’andropausa al naturale processo di invecchiamento e rassegnarsi ad esso, è bene sottoporli all’attenzione di un andrologo. Le possibili cause di ipogonadismo sono infatti numerose e ancor di più sono quelle responsabili della sua manifestazione più nota e temuta: la disfunzione erettile.

Conseguenze e sintomi

I livelli di testosterone non sono correlati soltanto alla fertilità dell’individuo; l’influenza sulla capacità riproduttiva è infatti affiancata da un importante supporto a diverse funzioni esistenziali, come quelle metaboliche, cardiovascolari, locomotorie, psichiche, comportamentali e sociali. Alti livelli di testosterone, spesso frutto di sconsigliatissime pratiche dopanti, si accompagnano tipicamente ad un aumento dell’aggressività, della libido e delle masse muscolari, mentre l’ipogonadismo è in genere associato a disfunzione erettile, debolezza, atrofia muscolare, depressione ed ansietà. Queste doverose premesse sostengono il pensionamento del termine andropausa a favore dell’espressione medica sindrome da carenza di androgeni nella terza età. In medicina, infatti, la sindrome rappresenta un insieme di sintomi e segni clinici riconducibili a più malattie o a più eziologie. Questi sintomi, nel caso dell’andropausa, sono particolarmente variegati e possono coinvolgere diverse sfere della funzionalità corporea. Tra tutte, l’interessamento di quella sessuale desta in genere particolari preoccupazioni, tanto da costituire il maggior impulso alla richiesta di un consulto medico.

  • Modificazione fisiologiche dell’attività sessuale: rallentamento della fase eccitatoria e dell’erezione; riduzione della rigidità penica; offuscamento della sensazione dell’inevitabilità orgasmica, calo della libido e della fertilità, riduzione delle erezioni spontanee (come quelle notturne), riduzione dell’intensità orgasmica e del volume dell’eiaculato, allungamento del periodo refrattario. Il calo della spinta sessuale è in genere un processo molto lento, tale per cui passa spesso inosservato o viene semplicemente associato all’invecchiamento.
  • Modificazione delle varie attività corporee: aumento della massa adiposa a discapito di quella muscolare, riduzione della densità ossea con maggiore suscettibilità alle fratture, ginecomastia (eccessivo sviluppo della mammella maschile), pelle più sottile e diminuita o arrestata crescita dei peli, calo delle energie e del senso di benessere, anemia, insonnia o altri disturbi del sonno, depressione, riduzione della concentrazione e dell’autostima.

E’ bene ribadire che questi sintomi sono per molti aspetti assolutamente fisiologici e in genere solo in parte sostenuti dal declino dei livelli di testosterone.

Diagnosi

Nel caso la comparsa dei sintomi sopra-riportati susciti il sospetto di un’imminente ingresso in andropausa, la cosa migliore da fare è sottoporli all’attenzione di un medico. Solo in questo modo si potranno indagare le cause che li hanno prodotti e stabilire il trattamento più opportuno; a tal proposito è bene tener presente due concetti chiave, che dopo l’analisi delle conseguenze e dei sintomi dell’andropausa dovrebbero essere ormai chiari. Il primo è che nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione assolutamente fisiologica, per molti aspetti prevenibile o perlomeno attenuabile attraverso uno stile di vita più salutare; il secondo è che i sintomi dell’andropausa non sono necessariamente correlati all’ipogonadismo, ma possono nascondere sottostanti e ben più gravi malattie. Quest’ultima eventualità, in particolare, andrebbe a maggior ragione intesa come un pressante invito a sottoporre i propri sintomi all’attenzione di un andrologo. La percezione e la corretta interpretazione dei sintomi dell’andropausa è molto importante ai fini della sua diagnosi.

Terapia

La terapia sostitutiva con testosterone durante l’andropausa può avvenire per via intramuscolare o transdermica (applicazione cutanea, giornaliera di cerotti o gel); quest’ultima soluzione viene in genere preferita per la sua capacità di mantenere l’uniformità dei livelli di testosterone nel tempo. Il rapporto rischi/benefici di tale pratica è ancora lontano dall’essere chiarito. In linea generale, sappiamo che la somministrazione di androgeni può ridurre l’incidenza di molti dei problemi precedentemente citati, aumentando la massa magra a sfavore di quella grassa e prevenendo osteoporosi ed anemia; l’impiego di testosterone nel trattamento della disfunzione erettile non sempre sortisce risultati apprezzabili, probabilmente per l’origine multifattoriale di questa condizione. Per quanto riguarda i rischi della terapia ormonale sostitutiva durante l’andropausa, va considerato che la somministrazione di testosterone in presenza di livelli ormonali fisiologici, può avere a lungo termine delle ripercussioni negative sulla salute del paziente. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che quest’ormone non è l’unica possibilità terapeutica; esistono ad esempio suoi derivati con attività androgena meno spiccata od altri farmaci che bloccano l’enzima aromatasi. Infine, si stanno sviluppando i cosiddetti SARMS (modulatori selettivi per i recettori degli androgeni), con l’obiettivo di mantenere i benefici della terapia sostitutiva androgenica, minimizzandone i potenziali effetti collaterali. Anche il settore degli integratori pullula di prodotti studiati allo scopo di aumentare i livelli di testosterone, vista l’importanza di questo aspetto nella performance sportiva. Alcuni estratti vegetali, come la yohimbina, possono effettivamente rinvigorire il desiderio e la funzione sessuale, i non trascurabili effetti collaterali ne limitano le applicazioni d’uso nell’anziano in andropausa. Nel caso il medico decidesse, in accordo con il paziente, di intraprendere una terapia ormonale sostitutiva per prevenire o combattere l’andropausa, si consiglia di sottoporsi con maggiore frequenza ad esami che valutino la salute della prostata ed i livelli circolanti di emoglobina, colesterolo e testosterone.

Fonti

www.dica33online.it www.my-personaltrainer.it

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