ANPAS Liguria, il report sull'attività svolta dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova

L'impegno dei volontari ANPAS Liguria è stato immediato e intenso dopo il crollo del Ponte Morandi. Assistenza alle persone, supporto psicologico, campi cucina e servizi. Ecco cosa è stato fatto.

Genova, 10 settembre 2018 – Si conclude con la chiusura del campo cucina l’assistenza dei volontari delle pubbliche assistenze Anpas per l’emergenza conseguente al crollo del ponte Morandi dello scorso 14 agosto. Mobilitati già dai primi istanti attraverso l’immediato intervento sanitario coordinato dal servizio 118, i volontari che si sono alternati durante le prime 24 ore sono stati oltre 80 con 40 mezzi di soccorso, hanno prestato i primi aiuti alle persone coinvolte e trasportato i feriti verso i principali ospedali cittadini.

Parallelamente all’intervento sanitario Anpas Liguria ha attivato i servizi di assistenza alla persona, su richiesta della Protezione Civile: il sostegno agli operatori Sipem per il primo supporto psicologico e l’allestimento di un campo cucina che ha preparato pasti per le persone rimaste senza casa, per i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, i soccorritori e tutti gli operatori coinvolti nel ripristino della zona colpita dal crollo.

Le strutture del campo sono giunte a Genova dal centro polifunzionale Anpas di Fosdinovo: una cucina mobile di emergenza, tensostruttura, tavoli e panche per la mensa, il tutto montato nel parcheggio messo a disposizione da Ikea subito a ridosso della cosiddetta “zona rossa”.

In funzione già dalla sera del 14 agosto con i primi pasti preparati con la collaborazione della Croce Rossa, tutto il campo è entrato a pieno regime dal giorno successivo grazie al coinvolgimento di 120 volontari che si sono occupati dell’allestimento di tutte le strutture.

Il campo ha continuato la propria attività nei successivi 25 giorni grazie all’impiego di 1.384 volontari delle pubbliche assistenze Anpas provenienti da ogni parte della Liguria, da Ventimiglia a Sarzana.

In questo periodo di attività sono stati preparati 17 mila pasti, di cui circa la metà da asporto, destinati ai centri civici allestiti per ospitare le persone rimaste senza casa.

L’attività del campo è stata a ciclo continuo 24 ore al giorno: dalla preparazione delle colazioni, dei pranzi e delle cene, alla distribuzione anche durante la notte di generi di conforto ai soccorritori impiegati nella zona del crollo, senza dimenticare l’attività di assistenza sanitaria garantita direttamente sul cantiere da un equipaggio con un’ambulanza di soccorso.

Su disposizione della Protezione Civile, il campo è stato chiuso la sera di venerdì 7 settembre e sabato 8 si è proceduto al disallestimento di tutte le strutture grazie all’impiego di 43 volontari. Resta invece attiva la postazione di assistenza sanitaria nella “zona rossa” con un equipaggio presente h.24.

Patrik Balza, responsabile protezione civile Anpas Liguria: “È stata un’emergenza molto particolare, in primis perché ha colpito la nostra città. Siamo davvero tutti molto turbati per quello che è successo: il ponte Morandi era percorso da moltissimi di noi quotidianamente anche più volte al giorno e ogni genovese, dopo il crollo, ha pensato che lì sopra sarebbe potuto esserci lui stesso o un proprio caro. Forse è per questo motivo che abbiamo fornito un’assistenza senza limiti di tempo, 24 ore al giorno per quasi un mese in modo continuativo. Siamo chiaramente tutti stanchi, ma abbiamo trovato lo stesso l’energia per andare avanti, forti anche dei semplici “grazie” che abbiamo ricevuto da chi trovava in noi un attimo di distrazione, un sorriso, un momento di calore umano in una situazione che molti hanno definito surreale. Per questo devo ringraziare tutti i volontari intervenuti che hanno dato una risposta davvero eccezionale”.

Il presidente Anpas Liguria Lorenzo Risso aggiunge: “Ciò che comporterà questo evento sui trasporti per le nostre pubbliche assistenze ci preoccupa molto, in quanto il ponte era una strada fondamentale per i collegamenti nella nostra regione. Genova non ha strade alternative e la conseguenza sarà quella che si allungheranno, di molto, i tempi di percorrenza verso i centri diagnostici e terapeutici in cui accompagniamo i nostri pazienti. Miracoli in questi casi non se ne possono fare, ma stiamo studiando con le istituzioni soluzioni alternative per minimizzare i disagi. Detto questo, voglio esprimere tutto il mio orgoglio per quanto abbiamo fatto in questo periodo come movimento unito di pubbliche assistenze: oltre al grandissimo sforzo dei nostri volontari nel mandare avanti le attività del campo Anpas, non abbiamo fatto mancare al territorio il nostro quotidiano impegno sia per le emergenze che per i trasporti programmati. Credo fermamente che questo sia un contributo tangibile alla nostra città in un momento così difficile”.

 

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