Arresto cardiaco

Per Arresto Cardiaco (AC) si intende un’improvvisa cessazione delle funzioni di pompa del cuore che porta alla morte se non adeguatamente e tempestivamente trattata. L’AC può riconoscere varie cause ma nella maggior parte dei casi è da imputare alla cardiopatia ischemica.

Un persona è vittima di un arresto cardio-respiratorio quando:

I punti 2 e 3 non devono necessariamente essere presenti nello stesso momento, ma basta la presenza di uno dei due a fare iniziare la sequenza del BLS. Anche se il termine di AC viene spesso utilizzato come sinonimo di morte improvvisa, è meglio utilizzare il termine di AC per indicare l’improvvisa perdita di funzione del cuore. Infatti le manovre di Rianimazione cardio-polmonare (RCP), quando tempestivamente e correttamente attuate, possono far regredire l’AC e quindi restituire la vita al paziente. Comunemente si parla di arresto cardiaco ma sarebbe più corretto parlare di ArrestoCardio-Respiratorio (ACR) in quanto la funzione respiratoria e cardio-circolatoria sono strettamente interconnesse fra di loro e alla cessazione di una qualunque delle due fa rapidamente seguito l’arresto dell’altra. Infatti ad un arresto primitivamente circolatorio fa rapidamente seguito un arresto respiratorio; viceversa ad una cessazione dell’attività respiratoria segue invariabilmente il rapido deterioramento dell’attività cardiaca con conseguente arresto. L’arresto improvviso della circolazione è seguito entro 30-45 secondi da gasping respiratorio, apnea e dall’inizio della dilatazione delle pupille; entro altri 45 secondi le pupille si dilatano completamente. Quando l’evento primario è l’arresto respiratorio, il sangue diviene progressivamente più povero di ossigeno e nel giro di alcuni minuti si arriva all’asistolia o alla fibrillazione ventricolare con conseguente cessazione dell’attività di pompa del cuore. Si comprende quindi come le misure rianimatorie per ognuna di queste due emergenze debbano comprendere sia la ventilazione che la circolazione.

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