Autisti soccorritori, è boom di incidenti stradali per le ambulanze

Balzo in avanti degli incidenti stradali per le ambulanze nel 2017: sono stati 159 gli incidenti contro i 134 del 2016. Il Co.E.S. chiede più tutele per gli utenti: "serve formazione obbligatoria, in alcune regioni abbiamo autisti improvvisati".

ROMA – E’ allarmante il dato statistico rilevato dal Co.E.S. nel corso del 2017 sugli incidenti stradali che hanno coinvolto le ambulanze o i veicoli di emergenza del 118. E’ un incremento del 18,6% quello che è avvenuto nell’arco degli ultimi 12 mesi, con incidenti che sono passati dai 134 del 2016 al dato monstre di 159 del 2017. Mai in precedenza erano stati registrati così tanti sinistri stradali, che hanno causato peraltro 110 feriti e 10 morti.

 

L’associazione di promozione della figura degli autisti soccorritori guidata da Moreno Montanari ha raccolto i dati negli ultimi anni: nel 2014 gli incidenti registrati erano 104, trend in aumento costante fino all’attuale soglia di allerta, anche perché sono aumentati i decessi. 3 rilevati nel 2014, 7 rilevati nel 2015 e nel 2016, mentre 10 proprio lo scorso anno, funestato da incidenti estremamente impattanti anche le dinamiche evolutive. Più oscillante il numero dei feriti: 165 nel 2014, in lieve ribasso nel 2015 con 148 feriti, ma con un balzo a 192 nel 2016, ridotti a 110 l’anno scorso.

I mezzi di soccorso e il personale sanitario a bordo deve sempre pensare al rischio di questa attività e alla necessità sempre più stringente di regole che migliorino l’impatto del servizio sanitario, riducendone i rischi. Il Co.E.S. con il suo presidente Moreno Montanari punta il dito contro la “carenza di personale e l’esternalizzazione dei servizi che porta con sé una scarsa qualità nella formazione degli autisti soccorritori”.

 

Analizzando i dati “regione per regione, abbiamo visto – spiega Montanari – che dove il servizio è esternalizzato la casistica di incidenti è maggiore. E questo perché, purtroppo, a guidare le ambulanze sono sempre più spesso autisti ‘improvvisati’. Quando i servizi sono dati in convenzione – sottolinea – gli enti tendono a risparmiare sulla formazione, anche se obbligatoria, e addirittura ci sono realtà dove c’è l’autoformazione, con una pratica dunque molto ridotta. Al contrario – fa notare il presidente del Co.e.s. – nelle regioni dove i conducenti hanno seguito corsi specifici sui rischi che si corrono durante lo svolgimento del servizio di emergenza sanitaria, il numero di incidenti stradali è minore“.

 

Montanari spiega poi che “per il concorso di assunzione in una Asl, l’Aran chiede come requisiti la patente B, 21 anni di età (in quanto veicoli speciali) e 5 anni di anzianità come autista di ambulanza, presso qualsiasi ente che lo certifichi. Ma non in tutte le regioni questi requisiti vengono richiesti, ad alcune bastano anche un certo numero di anni di volontariato”. E ancora: “Per entrare in associazioni di volontariato o in cooperative private – osserva – basta aver fatto un corso da volontario soccorritore, poi all’interno di ogni associazione c’è un iter diverso per valutare se il volontario è idoneo a fare l’autista”.

L’appello del Co.E.S. è quello di portare uno standard di formazione e di preparazione alla guida dell’ambulanza che sia unitario sul territorio nazionale: “E’ una battaglia educativa che cercheremo in tutti i modi di far recepire, per la salute e la sicurezza di tutti”.

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