Come gestire un'adunata degli alpini: lo straordinario lavoro del 118 di Treviso

Come gestire un’adunata degli alpini: lo straordinario lavoro del 118 di Treviso, con anche mezzi inusuali. Descrizione del servizio di emergenza gestito a Treviso in occasione dell’adunata degli Alpini, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone in pochi giorni.

L’Adunata nazionale degli Alpini si è tenuta quest’anno a Treviso da giovedì 11 a domenica 14 maggio. In questo periodo, tra l’attività ordinaria e quella legata all’evento, la centrale del servizio di emergenza “118 Treviso Emergenza” ha ricevuto 1666 chiamate telefoniche e disposto 961 missioni di ambulanza su tutta la provincia.

Gli interventi strettamente collegati all’adunata sono stati rappresentati dall’accesso di 423 pazienti presso i Posti medici avanzati, di cui 5 ospedalizzati e 366 dimessi dopo esser stati trattati, e 303 missioni di ambulanza, di cui 22 con trasporto all’ospedale conseguente.

Per un lavoro così importante il dr. Paolo Rosi, direttore del 118 Treviso Emergenza, ringrazia tutti i collaboratori e i volontari; rigraziamento al quale si aggiunge quello del Direttore generale Francesco Benazzi.

Mi complimento con il dr. Rosi per il funzionamento di tutta l’organizzazione sanitaria in occasione dell’Adunata. Ringrazio per l’impegno profuso tutto il personale aziendale coinvolto a cominciare da quello del SUEM, del Pronto soccorso di Treviso e di tutti gli altri nostri ospedali, insieme a quello del Provveditorato, dei servizi farmaceutici, informatici e delle tecnologie sanitarie per il grande supporto fornito.

Ma, a nome dell’Azienda, sento di dover esprimere speciale gratitudine a tutti i collaboratori esterni o volontari, delle varie componenti della Croce Rossa, dell’Ordine di Malta, della Croce Azzurra Ormelle, Croce Bianca Montebelluna, Croce Verde Roncade, di Castelmonte, dell’Emergenza Sanitaria Alta Marca Soligo, di Imet, Pedemontana Emergenza, Prealpi Soccorso, dei vari gruppi di Protezione Civile, dell’Ospedale da Campo e delle Squadre sanitarie dell’Associazione Alpini, così come ai tecnici della Regione e di Emergo; un vero esercito del soccorso e della solidarietà che ha lavorato indefessamente a fianco dei nostri professionisti in questi giorni così impegnativi.

Ecco quanto dichiarato a fine della manifestazione dal dr. Paolo Rosi a proposito dello straordinario lavoro svolto.

Negli ultimi 4 giorni della settimana abbiamo ricevuto 1666 chiamate al 118. Ancora giovedì erano nella media abituale, 286, già il giorno successivo sono state 416, per toccare le 465 sabato e raggiungere la punta di 499 domenica. Un crescendo che negli stessi giorni ha riguardato anche le missioni di ambulanza: 150,231, 280, 300.

Gli interventi strettamente collegati all’Adunata degli Alpini sono quelli registrati presso i Posti medici avanzati, dove il lavoro di professionisti, operatori e volontari è stato veramente incessante. Sono state trattate in totale 423 persone che vi si sono rivolte o sono state accompagnate dalle squadre a piedi. Di queste 57 sono state trasferite in ospedale mentre le altre sono state curate e seguite sul posto venendo poi dimesse. Anche le missioni di ambulanza nell’ambito dell’adunata, 303, hanno dato subito una risposta alle necessità, richiedendo l’ospedalizzazione solo di 22 pazienti.

Le cause del ricorso ai nostri Pma sono state le più diverse. Ci sono stati casi segnati dall’eccesso di assunzione di alcol ma non sono stati il motivo dominante del nostro lavoro. Abbiamo trattato disturbi circolatori minori, piccoli traumi, vertigini, attacchi di panico, casi di spossatezza, due infarti miocardici acuti sottoposti immediatamente ad angioplastica presso il laboratorio di Emodinamica della Cardiologia. In tutta l’attività, il caso più grave fino ad oggi è rappresentato dall’alpino ricoverato in Neurochirurgia per trauma cranico. Oggi, purtroppo all’indomani della sfilata conclusiva, abbiamo registrato un decesso. Un alpino è stato trovato esanime nel camper dai compagni al risveglio; l’operatore del 118 ha guidato gli astanti nell’esecuzione del massaggio cardiaco e le manovre rianimatorie praticate dal nostro personale, giunto tempestivamente, non sono riuscite ad impedirne la morte.

 

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