Covid-19, lo studio del San Matteo: “Tamponi non più decisivi, carica virale bassa”

Covid-19, lo studio del San Matteo. Indagine su 280 test sierologici, Remuzzi (Negri): “Potere infettante sotto il 3%”

 

COVID-19, TAMPONI MENO RILEVANTI CHE IN PASSATO

Questa fase dell’epidemia e’ molto diversa da quella iniziale, e la positivita’ di un tampone non e’ piu’ un indicatore sufficiente, perche’ quel tampone puo’ essere si’ positivo, ma non contagioso.

Questa e’ la sintesi dello studio- su 280 persone sottoposte a test sierologico- presentato dal responsabile della virologia del San Matteo di Pavia Fausto Baldanti, affiancato dai colleghi Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto farmacologico ‘Mario Negri’ e dal presidente della Fondazione del Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi.

“Non basta piu’ dire nuovi contagi in Lombardia, o tamponi positivi, adesso e’ il momento di dire quanto sono positivi”, afferma Remuzzi.

“Un po’ come quando un medico dice a un paziente che ha la glicemia alta, siccome con la glicemia a 120 e’ un conto, con la glicemia a 240 servono i farmaci e a 400 si e’ in coma, quel che deve sapere il paziente e’ quanto questa glicemia e’ alta”.

Insomma, alcuni mesi fa per Remuzzi c’erano altri tipi di asintomatici rispetto a quelli odierni, erano piuttosto presintomatici “che avevano carica virale molto alta, tanto e’ vero che dopo poco sviluppavano la malattia, ed erano piu’ contagiosi dei sintomatici”.

COVID-19, PER I PRESINTOMATICI NON CI SONO TAMPONI

Ora invece “i presintomatici non ci sono e i tamponi che facciamo adesso hanno una quantita’ virale cosi’ bassa da non riuscire a contagiare altre persone“.

Come ribadisce Baldanti infatti, le indagini molecolari, ossia i test sierologici, sono costruiti in modo da “identificare una parte del genoma del virus”, e “se c’e’ questa porzione, non c’e’ pero’ un dato che ci dica se questo e’ integro o frazionato- aggiunge- come accade nelle fasi risolutive dell’infezione, quando le cellule infette vengono degradate e eliminate nel tempo”.

Grazie a questo studio si e’ potuto sperimentare in 280 soggetti sottoposti a test e ‘registrati’ con cariche basse che avevano un potere infettante inferiore al 3%.

Durante l’illustrazione, Venturi ha poi voluto chiarire qualche altro aspetto.

“La narrazione del tamponiamo tutto il mondo era bella, affascinante, ma impraticabile”, afferma, mentre la soluzione piu’ efficace e’ stata, a detta del presidente del San Matteo, “quella di introdurre la quarantena obbligatoria e fiduciaria anche senza test diagnostico“.

La conferma della bonta’ della misura e’ stata confermata a detta di Venturi proprio dall’indagine dei test sierologici, “perche’ si e’ evidenziato che la Regione Lombardia ha messo in quarantena il doppio delle persone che avevano contratto la malattia”.

Venturi fa altresi’ presente che in Lombardia “sono stati effettuati piu’ di 252.000 test, un numero che non ha eguali in Italia”

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