Disturbi correlati alla quota, anatomia e sintomi

A molti di voi sarà sicuramente capitato durante un’escursione in montagna, piuttosto che nelle fasi di decollo e atterraggio di un aereo, di accusare dolori alle orecchie o a livello dell’addome. In questo breve articolo vogliamo dare una spiegazione scientifica di queste sintomatologie, le tecniche per alleviare o prevenire i dolori e infine uno strumento per alleviare il fastidio di coloro che ne soffrono con regolarità.

 

DISTURBI IN ALTA QUOTA, UNO SGUARDO D’INSIEME

[cml_media_alt id='7282']altaquota1[/cml_media_alt]Il corpo umano è in grado di resistere a tremendi cambiamenti di pressione fino a quando la pressione dell’aria nelle cavità è in grado di equalizzarsi con la pressione ambientale.

In altre parole, nei nostri organi che contengono gas la pressione degli stessi non crea nessun problema a meno che la pressione intorno sia identica a quella contenuta nella cavità.

I problemi nascono quando i gas si comprimono o espandono all’interno delle cavità non permettendo di ottenere questo equilibrio tra i due ambienti.

Legge di Boyle

[cml_media_alt id='7283']leggeboyle[/cml_media_alt]

La legge di Boyle afferma che il volume di un gas è inversamente proporzionale alla pressione atmosferica.

Pertanto durante la salita in montagna o al decollo dell’aereo, all’aumentare della quota diminuisce la pressione con conseguente espansione dell’aria.

Le differenze maggiori di pressione per ogni 1.000 piedi si hanno a quote basse, pertanto le probabilità di sviluppare sintomatologie dolorose si hanno a quote inferiori ai 15.000 piedi. (4.572 m)

Una discesa rapida dai 30.000 piedi (9.144 m) ai 20.000 piedi (6.096 m) può causare minimi disturbi o addirittura nessun sintomo; diversamente, se la stessa discesa fosse fatta dai 15.000 (4.572 m) ai 5.000 piedi causerebbe disturbi maggiori.

La variazione di pressione massima è dal livello del mare ai 5.000 piedi.

Questo effetto è spesso osservato durante le immersioni subacquee, dove le variazioni di pressione più evidenti si verificano dai primi 15 – 30 piedi. (4,572 m – 6,096 m)

DISTURBI IN ALTA QUOTA, CENNI ANATOMICI

Le cavità nel corpo umano dove vi è presenza d’aria sono : i seni paranasali, l’orecchio medio, occasionalmente il sistema gastrointestinale e raramente sono coinvolte cavità dentali.

L’aria si trova intrappolata in queste cavità e rende pertanto queste strutture più sensibili alle variazioni di pressione.

I seni paranasali sono cavità situate nello spessore delle ossa del viso che circondano gli occhi, il naso, le guance.

Il loro ruolo è quello di amplificare i suoni e la voce: aumentano, inoltre, la percezione degli odori.

L’orecchio medio è un’altra cavità piena d’aria con una sola apertura: la tuba di Eustachio.

Il sistema gastrointestinale è un’altra cavità contenente aria.

Difficilmente l’aria rimane intrappolata perché trova vie di sfiato in entrambi i lati.

[cml_media_alt id='7284']altaquota3[/cml_media_alt]Barotite (aria bloccata nell’orecchio medio)

Durante la salita, come abbiamo già detto, si riduce la pressione espandendo di conseguenza l’aria che si trova nell’orecchio medio che viene, a sua volta, espulsa a intermittenza attraverso le tube di Eustacchio.

Nella fase di discesa avviene il processo opposto.

L’equalizzazione della pressione su entrambi i lati del timpano è essenziale per poterci sentire poichè la flessione del timpano compromette il corretto funzionamento dell’ udito.

All’aumentare della pressione nell’orecchio medio, si viene a formare una piccola bolla che fuoriesce dalla tuba di Eustacchio una volta raggiunta un determinata grandezza.

Si può spesso sentire questo bilanciamento di pressione quando la bolla di aria va all’ esterno con un “pops”.

Nelle condizioni ideali, questa variazione e stabilizzazione pressoria è spesso automatica senza nessun tipo di intervento.

Il problema nasce quando le tube d’Eustacchio non permettono la fuoriuscita dell’aria; questo avviene per esempio quando la mucosa della membrana è gonfia a seguito di un raffreddore.

Spesso il passaggio dell’aria è solo all’esterno ma non all’interno dell’orecchio medio: pertanto è come se fosse una valvola unidirezionale.

Questo è il punto cruciale della trattazione.

Un blocco imprevisto, ad esempio, si verifica quando respiriamo ossigeno in una cabina non pressurizzata in alta quota che richiede l’utilizzo della maschere d’ossigeno.

Qui l’ossigeno puro entra nella cavità dell’orecchio: se si verifica un blocco e non è in grado di essere eliminato, l’ossigeno verrà assorbito dalla mucosa.

In questo modo, invece dell’alta pressione, si viene a sviluppare una bassa pressione all’interno della cavità, con conseguente dolore.

Questo è il fenomeno che colpisce con una certa frequenza i passeggeri dell’aereo che dormono durante il volo perché non c’è una attività di pulizia delle orecchie(deglutizione): durante il sonno la deglutizione diminuisce e durante la discesa si sviluppa un blocco lieve.

Tuttavia il vero problema avviene le ore successive quando l’ ossigeno è stato assorbito ma le orecchie rimangono ancora bloccate.

Il dolore ora è più acuto come risultato della pressione negativa nell’orecchio medio.

[cml_media_alt id='7285']altaquota5[/cml_media_alt]DISTURBI IN ALTA QUOTA, I SINTOMI

L’incapacità di “pulire” le vostre orecchie (eguagliare le pressioni) porta come risultato una sensazione di sconforto fino a un dolore acuto dell’orecchio medio che si irradia alla testa accompagnati da vertigini e nausea.

Nei casi peggiori la pressione intrappolata all’interno riesce a rompere il timpano: se il blocco non avviene in entrambi i lati ci possono essere problemi al sistema vestibolare con conseguente disorientamento.

TRATTAMENTO E PREVENZIONE DEI DISTURBI IN ALTA QUOTA

In caso di lieve congestione è consigliato prendere farmaci decongestionanti prima del volo: scegliete spray nasali in modo da poterli imbarcare sull’aereo (non ci sono restrizioni di imbarco vista la quantità degli spray in questione) e utilizzarli durante la durata del volo.

In alternativa non avendo con voi i farmaci, utilizzate le tecniche conosciute quali: muovere la mandibola e deglutire allo stesso tempo, masticare una chewing gun durante la fase di avvicinamento e atterraggio.

Sbadigliare, movimenti circolari della testa o la combinazione di entrambi spesso aiutano a liberare le orecchie.

Un’altra tecnica molto efficacie è la manovra di Valsalva, sicuramente molti di voi già la conoscono o la praticano.

Tappatevi le narici, chiudete la bocca trattenete l’aria e create una pressione nella cavità orale come se voleste buttare fuori aria dalla bocca.

In questo modo l’aria in pressione riuscirà a passare nelle tube d’Eustacchio finendo all’interno dell’orecchio medio.

Questa è la stessa tecnica che usano i sommozzatori durante l’immersione per compensare la pressione.

IL POLITZER NEI DISTURBI IN ALTA QUOTA

Una risorsa disponibile in commercio è il Politzer.

Si tratta di un dispositivo semplice e sicuro, non contenente farmaci, usato per alleviare la pressione

nell’orecchio negativa e aprire la Tuba di Eustachio.

Tre semplici passaggi:

1. Tenere il dispositivo contro la cavità nasale – una buona tenuta è fondamentale – Tenere l’altra narice chiusa insieme alla bocca.
2. Premere il pulsante per avviare il flusso d’aria e ingoiare mentre il dispositivo è in funzione .
3. Ripetere nell’altra narice.

Dopo 5 minuti, ripetere i punti 1 – 3 Questo completerà un trattamento.

Il metodo per capire che la procedura è stata eseguita correttamente e con successo è quello di ascoltare il cambiamento del suono del motorino dell’apparecchio durante la deglutizione.

Ciò è dovuto ad un rallentamento temporaneo del motorino a causa della contropressione.

Si può provare questo cambiamento di suono tappando con il dito il foro dell’apparecchio con il dispositivo acceso.

Questo è lo stesso suono che si dovrebbe sentire quando si deglutisce.

Se non si sente il cambiamento del suono, significa che non si ha una buona tenuta con la narice o la bocca dell’utilizzatore potrebbe essere aperto.

A cura di Vanni Vincenzo, Flight Medic

PER APPROFONDIRE:

OTITE ESTIVA, I CONSIGLI DELL’OTORINOLARINGOIATRA

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