Il maltrattamento e l’abuso sessuale in età pediatrica – “Oltrepassare il valico”, al di là del coraggio e della paura

Costruire una “rete” di intervento, avere il coraggio di “fare”, diffondere cultura per un intervento efficace. Ricevere il “mandato”. Parole “forti” a supporto del saper pensare e poter agire.

Autore: Dr. Angelo Giusto MD –  Medico dell’Emergenza

La “rete” di intervento

Abbiamo già accennato, in precedenti occasioni, ad alcune iniziative che, fortunatamente e con l’impegno di tanti, stanno sorgendo anche nel nostro Paese a sostegno dell’infanzia maltrattata ed abusata.
In tali circostanze, si è fatto anche cenno all’esperienza ligure e savonese in particolare, con l’esposizione del progetto di formazione che, negli ultimi due anni, ha coinvolto a livello regionale diverse figure: il Medico Pediatra, il Medico di Pronto Soccorso, i Servizi Sociali ma anche, forse tra le prime volte, le Forze dell’Ordine (Polizia e Arma dei Carabinieri, in primis) e la Magistratura, con l’attiva partecipazione al percorso formativo di personale proveniente sia dalla Procura Minorile, sia dalle Procure Ordinarie periferiche, con la presenza dei Magistrati che si occupano prevalentemente di “fasce deboli”.
Ultimo ma non ultimo, forse per la prima volta, questo progetto di formazione è stato proposto anche ai Servizi di Emergenza Sanitaria Territoriale (“ex” 118, visto che ormai non ci chiamiamo più così…), ed ha visto la partecipazione di chi Vi scrive. Il concetto di “rete”, più volte citato, è duplice: da un lato vorrebbe essere inteso nella classica accezione del termine, “cadere sulla rete”: raccogliere, “attutire il colpo” alle piccole vittime di maltrattamento e abuso, e permettere loro di rialzarsi e, una volta adeguatamente assistiti ed aiutati, proseguire il cammino autonomamente e con le proprie gambe; dall’altro lato, il concetto di “rete” va parallelamente esteso agli Operatori, a qualunque Operatore che, venendo a contatto con un caso, anche dubbio, di maltrattamento o abuso a carico di un minore, possa confrontarsi adeguatamente con gli altri Professionisti, traendone non solo le informazioni più adeguate su come affrontare il problema, ma anche e soprattutto il necessario supporto, sia logistico che morale.

Non è facile, infatti, gestire l’impatto con un minore abusato. E, ancora meno facile, è agire, e agire correttamente.

Il coraggio di “fare”

Non è solo una questione di coscienza. Neppure di “stomaco”. A volte vi sono situazioni, soprattutto a livello locale, nei piccoli centri, nelle quali il professionista che venga a contatto con un episodio, anche dubbio, di maltrattamento e/o abuso di un minore sia combattuto tra l“agire” o il tacere. Consuetudini, tessuto sociale, conoscenze dirette e rapporti interpersonali consolidati ma anche, purtroppo, la paura nei confronti di “centri di potere” o di “figure dominanti” in piccole città o modeste realtà abitative possono, drammaticamente, far scivolare il dubbio, e l’obbligo (ricordiamolo sempre!) di denuncia, nel baratro dell’oblio e nel dramma del silenzio.
Il coraggio di fare, e di agire, dunque. Vero, a volte può essere difficile, soprattutto in presenza di un lecito dubbio. Ma il primo passo, per la dissipazione della paura, e soprattutto del dubbio (non temiamo forse più quest’ultimo?) è quello di parlarne, all’interno della “rete”, e trovare aiuto e supporto.
La risposta a “dove” riuscire a trovare il coraggio di “fare” viene, a mio avviso, da una domanda posta a Attilio Mazzei, dell’Istituto “Toniolo” di Napoli, eminente figura di pediatra e didatta nel campo del minore abusato, per ben due volte ospite a Savona e a Genova, durante la visione e l’analisi di immagini a dir poco raccapriccianti. “Come fai? Come fai a vedere, quasi tutto il giorno, queste cose e questi bambini?”.
La risposta, disarmante nella sua semplicità, è stata del tipo “Cosa me lo permette? Il futuro, grazie al nostro aiuto, diverso, di questi bambini”.

Diffondere la cultura del problema, attivare la “rete” di intervento, sostenersi reciprocamente

A questo punto, gli strumenti, le strategie, ci sono. Le conoscenze, e le “armi”, anche. La “rete” sta rapidamente divenendo una realtà, e se nel corso di un intervento il Medico o l’Infermiere percepiscono un dubbio, relativamente all’ipotesi di un minore abusato, oltre l’obbligo della segnalazione, possono contare sul processo di attivazione e di trasmissione delle informazioni. Il Medico del Pronto Soccorso pediatrico, con il quale magari siamo amici; l’Assistente Sociale, che magari conosciamo quale “competente” per il territorio presso il quale ci siamo recati; il Maresciallo dei Carabinieri che, guarda caso, ha frequentato il nostro stesso progetto formativo, e sa di cosa stiamo parlando e che, alla nostra telefonata, magari informale per un chiarimento o un confronto, risponde con un “passa che ne parliamo”. Questa, per fortuna ma non solo, dalle nostra parti comincia ad essere realtà. Si è partiti dalla sensibilità di alcuni, alle intuizioni ed alla formazione di altri, e si sta cominciando a lavorare, davvero insieme, e davvero bene.

Il “mandato”

Della giornata conclusiva del percorso formativo ligure, mi è rimasto particolarmente presente un concetto, che è scaturito dall’intervento comune e quasi concertato da parte della Prof. Donatella Cavanna, della Cattedra di Psicologia Dinamica – Università degli Studi di Genova, e della Dr.ssa Cristina Maggia, Magistrato presso la Procura dei Minori di Genova.
“Ora il percorso formativo è terminato. Sta a voi, e a tutti noi, rendere reale e costruire tutto quello del quale abbiamo parlato e discusso in queste aule, in questo lungo periodo”.
Potrà apparire esagerato, far sorridere qualcuno o magari arricciare il naso a molti, ma in queste parole, il termine di un percorso formativo davvero lungo e per molti versi faticoso, mi è sembrato, e lo dico davvero timidamente, di poter scorgere una luce nuova, nei confronti di un argomento tanto scottante, pesante ed attuale quale il maltrattamento e l’abuso sessuale del minore. Una voce che rende tutti consapevoli, e quindi responsabilizzati. Un incitamento ad essere presenti, nelle nostre realtà quotidiane e ad agire, quando necessario e quando richiesto.
Una sorta di “mandato”, quindi. Con gli occhi, ora resi aperti al problema, con il cuore, ora sensibile al dubbio, e con la mente, ora non più succube della paura.

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ANGELO GIUSTO, Medico dell’Emergenza, è nato a Savona nel 1969.

Ha frequentato un Master in “Pronto Soccorso ed Emergenze Pediatriche” presso l’Istituto “G. Gaslini” di Genova. Ha partecipato alla 2° Edizione del “Neonatal Intensive Care” presso la Scuola Internazionale di Scienze Pediatriche presso la Fondazione “Gaslini International”.
Certificato BLS-D, ACLS, PBLS-D, PEPP, ITLS, PEDIFACT’S, ECx2, ATLS, EMD provider, BLS-D, PBLS-D, PEPP, ITLS e PEDIFACT’S Istruttore. E’ abilitato al volo sanitario su mezzi ad ala fissa e rotante. Si occupa di formazione per i V.d.S. CRI, così come per numerose altre Associazioni di Volontariato del Soccorso Sanitario.
Ha pubblicato “Appunti di Primo Soccorso” e “Manuale di Primo Soccorso”, linee-guida per Aspiranti
V.d.S. CRI, e numerosi altri articoli sempre relativi all’emergenza sanitaria pre-ospedaliera.
Web-Master del sito “SavonaEmergenza” (online dal 1999), collabora con il sito Farmasalute, con la
Rivista Online “Emergency-Live”, e con altre pagine web relative all’emergenza sanitaria.
Attualmente si occupa con particolare attenzione della medicina di emergenza pediatrica e neonatale
nell’ambito del soccorso extraospedaliero. Si è occupato dello studio e della pianificazione dei soccorsi nel contesto di catastrofi e maxi-emergenze. E’ stato Pre-Hospital Disaster Manager per il servizio presso il quale lavora.
Ufficiale Medico del Corpo Militare C.R.I., ha acquisito la qualifica di Insegnante Militare di area sanitaria. Medico della Marina Mercantile Italiana, abilitato da Concorso dello Stato (2009).

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