Infermiere specializzato o mini medico? I nuovi bandi di concorso e le resistenze al cambiamento

I concorsi per infermieri si stanno moltiplicando e la ricerca di personale specializzato e formato in questa professione è più forte che mai. Anche per i centri di accoglienza – LEGGI IL BANDO QUI – la ricerca della figura dell’infermiere è preferita a quella del medico, anche se ufficialmente non la sostituisce. L’infermiere in questione serve “per fornire assistenza medico-sanitaria a malati e feriti, gestire emergenze e prestare il primo soccorso in un presidio medico fisso”. Richieste normali ma che nel panorama di cambiamento che si sta formando in Italia nel settore sanitario da l’idea di cosa potrebbe succedere con l’attivazione del famoso comma 566, che prevede la formazione della categoria infermieristica in settori specializzati. Un cambiamento che permetterebbero a questa figura di essere un passo più vicino a quella del medico, senza andare a sostituirlo. Ma cosa dice il comma 566 nello specifico?

566. Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilita’ individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Abbiamo già dedicato alcuni articoli a questo tema e molto si è discusso negli scorsi mesi, dato che è proprio da poco che le Regioni e lo Stato si possono accordare sulle specializzazioni degli infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche. Ma c’è ancora tanta resistenza.  Un problema che è stato affrontato da IPASVI Verona nei giorni scorsi, in un convegno dal titolo “Chi ha paura dell’infermiere specializzato? I cittadini? No… i medici!”. Un convegno che ha avuto al centro del suo dibattito proprio il comma 566.

Franco Vallicella, presidente del collegio Ipasvi,  è stato intervistato da Dailynurse: “Il muro che si sgretola – foto di locandina del congresso di Verona – è la nostra risposta alla chiusura che le organizzazioni sindacali mediche hanno manifestato. Noi i muri vogliamo abbatterli, perché siamo convinti che la sfida da vincere per continuare a garantire un servizio sanitario di tutti e per tutti non possa essere vinta con muraglie difensive, ma solo con l’integrazione e l’impiego delle potenzialità di tutti gli attori. Come categoria abbiamo chiesto che quanto delineato nel 2006, con la legge che ha istituito la possibilità delle specializzazioni infermieristiche, potesse prendere forma nei servizi sanitari. Per dare gambe a questa disposizione normativa si è inserito nella finanziaria del corrente anno (L.190/2014), all’articolo 1, il famoso comma 566, ripreso nel titolo del nostro evento. Questo comma indica la possibilità che le Regioni e lo Stato si accordino sulle specializzazioni degli infermieri e delle altre professioni sanitarie non mediche.

Non stiamo proponendo di creare dei mini medici per occupare, a prezzo scontato, ruoli e responsabilità esclusive del personale medico.Noi chiediamo delle specializzazioni che portino al riconoscimento formale di quello che già in parte gli infermieri assicurano ai nostri pazienti, per meglio assisterli nelle degenze sempre più brevi. Le specializzazioni infermieristiche che pensiamo non sono sulle patologie, come avviene per i medici, ma sulle aree di assistenza, propria degli infermieri”.

 

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