Moby Prince, il ricordo deve aiutare ad ottenere la verità su quella tragica notte

DSC_7386Aprile 1991, avevo poco meno di 8 anni, ma questo è un ricordo che difficilmente riuscirò a cancellare. Erano passati pochi giorni da quell’10 aprile di venticinque anni fa, mi ricordo che era una bella giornata di sole quando mio papà mi portò a fare un giro a Livorno: sulla terrazza Mascagni, il salotto buono di Livorno, si riversavano ondate di marea nera, a cancellare il bianco dei marmi della balconata, e ad annullare l’alternaza policroma del pavimento.
Non sapevo bene cosa fosse successo, ero solo un bambino troppo piccolo per capire, se non per rimanere perplesso e spaventato da questa strana manifestazione che poco aveva di naturale, ma il tempo si sa passa, e così anniversario dopo anniversario ho scoperto la tragedia che ha segnato profondamente la marineria Italiana e il territorio della Toscana della costa.
Qualche anno fa, una decina circa, lavoravo presso una struttura ospedaliera privata, e proprio all’avvicinarsi della data dell’10 aprile alcuni tra i dipendenti più anziani si raccoglievano nel ricordo di una loro collega. Si trattava di una infermiera di origine sarda, che viveva da tanti anni a Pisa, ma non mancava di passare qualche giorno nella prossimità delle feste pasquali a casa dai genitori.
Nel 1991 la pasqua era caduta alta, quasi come quest’anno, il 31 marzo: evidentemente i turni in ospedale non le avevano lasciato prima la possibilità di andare.
Nelle sue terre, quella natia sarda e quella toscana che da tanti anni la ospitava, non l’hanno vista più fare ritorno: lei è una delle 140 vittime ricordate nella lapide del porto mediceo di Livorno.
Erano passati 15 anni, ma ancora in loro era forte il ricordo.
La cosa mi toccò molto, e così la mia breve documentazione sul Moby Prince crebbe. Incominciai a leggere gli articoli dell’epoca, i libri, ad informarmi sempre di più, fino a firmare anche io all’iniziativa dei familiari per la commissione di inchiesta che faccia luce su quanto è veramente accaduto quella notte.

 

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Per chi non conoscesse la storia di questa tragedia italiana, ne faccio un brevissimo riassunto, rimandandovi però alle diverse pagine, ed ai diversi contributi video consultabili qui sulla rete.

Era la sera dell’10 aprile del 1991, erano da poco passate le 22 quando la nave Moby Prince lasciò per l’ultima volta il porto di Livorno sulla rotta per Olbia. Nel cono di uscita dal porto la nave incontrò sul suo percorso la petroliera Agip Abruzzo, penetrandovi all’interno del serbatoio numero 7, provocando così la fuoriuscita del greggio contenuto, che si sversò in mare e sul moby prince.
La nave prese fuoco, e nell’incendio che avvolse la nave morirono 140 delle 141 persone a bordo (65 membri di equipaggio e 75 passeggeri). Si salvò solamente il mozzo Alessio Bertrand.
La verità processuale parla di errore umano e negligenza nel rispetto delle norme di sicurezza. Restano sulla vicenda diversi misteri.

Ieri 10 aprile 2016 la commemorazione a Livorno. Dopo la messa e l’inaugurazione del monumento presso la fortezza nuova, la giornata è continuata all’interno della sala del consiglio comunale.
Alle 17:00 i presenti hanno raggiunto la piazza antistante al municipio: davanti a circa 400 presenti è stata inaugurata dalla SVS (Società Volontaria di Soccorso) di Livorno, una delle prime associazioni ad arrivare in porto quella notte, una nuova ambulanza, che porta come dedica il ricordo delle 140 vittime di quella notte.
I presenti, seguiti dai gonfaloni comunali di diverse città italiane, hanno quindi sfilato per le vie del centro fino a raggiungere il porto mediceo, e la lapide con riportati i 140 nomi.
Facevano parte del corteo anche i familiari delle vittime dell’incidente ferroviario di Viareggio.

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