Pandemia COVID-19 in Africa: le insidie del lockdown

I dati più recenti, pubblicati il 10 giugno 2020, ci raccontano che i casi confermati di infezione da SARS-CoV-2, in Africa, sono circa il 3% dei casi nel mondo (7.039.918) e le morti imputabili a COVID-19 sono circa l’1,5% delle morti globali (404.396) [1-2].

 

Covid-19, in Africa la sfida sta nelle misure del lockdown

In tutto il mondo il lockdown e le misure di contenimento hanno posto grosse sfide, in quanto le disposizioni restrittive necessarie per individuare, testare, isolare e tracciare i casi positivi all’infezione da SARS-CoV-2 coinvolgono uno spettro molto ampio di attività e incidono profondamente sulle dinamiche sociali ed economiche dei Paesi.

La necessità di considerazioni sull’impatto di queste misure è quindi fondamentale e ancora più stringente per quanto riguarda le nazioni economicamente svantaggiate.

Per esempio, al fine di appiattire la curva dei contagi, alcuni governi africani hanno imposto rigorose misure di sanità pubblica basate sul distanziamento fisico per ridurre la trasmissione.

Tuttavia, le ripercussioni di questo approccio nell’ambito delle comunità povere potrebbero essere state sottovalutate ed è plausibile che, alla fine dei conti, le vite perse a causa del lockdown possano superare quelle salvate da COVID-19.

Infatti, alcune conseguenze indesiderate e potenzialmente fatali dell’isolamento sociale comprendono il peggioramento della situazione economica e l’inasprirsi dell’insicurezza alimentare che finiscono per incidere sulla stabilità sociale e sugli sforzi di alcuni paesi in piena transizione verso possibili orizzonti di democrazia [34].

Africa Covid-19 rischia di togliere energie alla lotta contro HIV e tubercolosi

Inoltre, bisogna considerare che un gran numero di pazienti africani con HIV e tubercolosi dipendono da servizi sanitari funzionali, e se l’accesso al trattamento viene ridotto o interrotto a causa del COVID-19, le conseguenze sulla salute individuale e pubblica possono essere sostanziali [5].

In Etiopia, come in molti altri Paesi africani, COVID-19 è “tra” le epidemie del Paese, assieme a colera, morbillo e malaria [6].

La situazione ovviamente si aggrava considerando che la fornitura di servizi di immunizzazione di routine è stata sostanzialmente bloccata dall’epidemia di COVID-19 in almeno 68 Paesi del mondo mettendo a rischio circa 80 milioni di bambini di età inferiore a 1 anni che vivono in questi Paesi [78].

Fragilità e punti di forza

Al fine però di poter trarre indicazioni e raccomandazioni dall’attuale evolversi dell’epidemia in Africa è doveroso approfondire queste considerazioni con un’analisi più dettagliata, senza fermarsi ai dati riportati globalmente per un continente come l’Africa, che consta di 53 Paesi con le più diverse situazioni socio-economiche, sanitarie e politiche nazionali e che riportano, probabilmente non a caso, anche dati molto diversi sul progredire dell’epidemia.

COVID-19 aumenta in modo differenziato nei diversi paesi dell’ Africa

I casi di COVID-19 e i decessi associati continuano infatti ad aumentare con tendenze differenziate tra i Paesi.

Sembra confermarsi in particolare un andamento, caratterizzante l’epidemia già da alcune settimane, con poche nazioni fortemente colpite e altre che sembrano appena toccate dall’epidemia: al 10 giugno 2020, otto Paesi (Sud Africa, Egitto, Nigeria, Ghana, Algeria, Marocco, Camerun e Sudan) hanno registrato oltre l’85% di tutti i casi segnalati.

Tuttavia, nell’ultima settimana, altri sei Paesi destano preoccupazione mostrando un’altissima percentuale di aumento dei casi: Mauritania +98% (da 588 a 1162 casi), Etiopia +74% (da 1344 a 2336 casi), Repubblica Centrafricana +73% (da 1069 a 1850 casi), Sud Sudan +62% (da 994 a 1606 casi) e Zimbabwe +52% (da 206 a 314 casi.

Desta anche preoccupazione la protezione degli operatori sanitari che sono stati fortemente colpiti dal COVID-19 soprattutto in Nigeria e Sudafrica.

Infine, se è vero che la giovane età della popolazione africana la protegge dalle conseguenze dell’infezione da SARS-CoV-2, è da considerare che l’età media della popolazione contagiata è intorno ai 40 anni, cioè la parte attiva della popolazione [2].

Vanno certamente anche considerate le caratteristiche peculiari di questa pandemia tanto che, ad esempio, in letteratura scientifica alcuni autori avanzano dubbi sulla possibilità che un Paese quale la Nigeria, che riuscì a controllare efficacemente l’epidemia di Ebola, possa riuscire a fare altrettanto con la presente pandemia in una nazione con più di 200 milioni di abitanti, poche unità di terapia intensiva ed un virus che si diffonde molto velocemente [9].

Molti altri Paesi africani sono considerati fragili perché con capacità variabili di controllo e risposta e una grande vulnerabilità interna (per lo più situazioni socio-economiche instabili, con spostamenti di popolazione ingenti che generano campi di sfollati interni e/o profughi dai Paesi confinanti).

La forza della rete di Community Health Worker

La forza della rete di Community Health Worker, quasi sempre presenti in questi Paesi, è invece un’ottima risorsa di prevenzione e contrasto su cui molti Paesi stanno puntando visto che questa epidemia si gioca sulle capacità di risposta del territorio [1112].

È comunque lecito porsi la domanda su quanto queste nazioni, che come è noto possono contare su sistemi di sorveglianza alquanto fragili (sia in termini di capacità di raccolta delle informazioni sia in termini di governance del dato raccolto [13]), siano in grado di contare su dati completi e affidabili in base ai quali costruire strategie di contenimento dell’epidemia.

In questo contesto, è necessario monitorare gli sviluppi dell’epidemia, ma ancor più urgente e costruttivo raccomandare che ogni Paese valuti la propria situazione locale e decida sulle azioni più appropriate da intraprendere per contrastare l’epidemia.

La pandemia COVID-19 rappresenta una grave minaccia in ogni Paese che rende necessaria una risposta politica.

Tuttavia, i vantaggi di ciascuna scelta politica, in uno specifico Paese, devono essere attentamente valutati rispetto ai costi e ai rischi economici imposti a quella specifica società [14].

In questo contesto critico sono necessari esperti ben preparati su strategie multidisciplinari e multisettoriali (One Health) che analizzino la situazione da diversi punti di vista e prospettino ai decisori politici dei propri Paesi conseguenti azioni da intraprendere [15].

PER APPROFONDIRE:

OMS, NIGERIA E CAMERUN LIBERI DALLA POLIO

FONTI DELL’ARTICOLO

DASHBOARD WHO

DOCUMENTO WHO AFRO REGION – SITUATION REPORTS ON COVID

SITO UFFICIALE ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

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