Processo Magherini, la reprimenda del Giudice: "Non è uno stadio, niente maglie colorate"

Il processo Magherini è un momento davvero storico per il volontariato sanitario. Questa vicenda – dai contorni poco chiari – ha visto morire un uomo di 40 anni dopo un arresto a causa dello stato d’agitazione psico-motorio della vittima, che era sotto l’effetto della cocaina. Nel processo-lampo che ne è seguito (difficile trovare un procedimento simile che si risolve in meno di un anno ndr) è stata accusata di omicidio colposo una volontaria della Croce Rossa di Firenze, Claudia Matta. Rischia 9 mesi di carcere.

Oggi però è diventato ufficiale l’impossibilità di indossare una maglietta della Croce Rossa dentro un’aula di tribunale, per testimoniare la vicinanza a un proprio collega (fino al terzo grado di giudizio innocente, che magari qualcuno lo dimentica). Ed è impossibile anche indossare una maglietta gialla con scritto “I Love Riky” per testimoniare solidarietà con la vittima.

Cerchiamo di lasciare da parte (la metteremo in fondo al pezzo) le considerazioni e narriamo così come è avvenuta la vicenda.

Per la penultima udienza del processo di primo grado sulla morte di Magherini si sono presentati in aula gli amici di magherini, in maglia gialla, e i volontari della Croce Rossa, in maglia rossa. La cosa ha fatto infuriare il giudice Barbara Bilosi, che prima dell’appello ha fatto una reprimenda a tutti quanti: “Questa messa in scena non va bene, siamo in un’aula di tribunale, siamo alle ultime udienze ma vedo che la cosa va peggiorando” ha spiegato in sintesi la Bilosi, che ha il compito di dirimere in primo grado questa vicenda dai contorni assai incerti.

Davanti a sé il giudice aveva – oltre a PM, Parti Civili e difesa – anche un’aula gremita di volontari della Croce Rossa di Firenze, che visto il momento vissuto dalla collega Claudia Matta si sono presentati in massa all’udienza. Dopo aver chiesto ai presenti di cambiarsi (e non ricevendo risposte ndr) l’udienza è continuata con l’appello da parte della difesa perché i 3 volontari intervenuti quella sera fossero tutti giudicati innocenti (leggi su GONEWS).

L’avvocato Manzo ha chiesto al tribunale di “assolvere i tre volontari della Cri imputati”, anche il soccorritore che nel frattempo è deceduto e per il quale il pm, nella requisitoria, ha chiesto di non procedere. Manzo quindi ha cercato di convincere il tribunale dell’innocenza della volontaria Claudia Matta, per cui il pm ha chiesto 9 mesi di condanna per omicidio colposo, e Janeta Mitrea, per cui invece lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione. Il difensore delle crocerossine ha evidenziato le responsabilità dei carabinieri nella morte dei Magherini – e non dei semplici volontari della Cri – dicendo che i militari “volevano fare un Tso a tutti i costi” a Magherini, che “gli dettero calci mentre era a terra ed era ammanettato”, che “rimasero a cavalcioni su di lui mentre non respirava più” e che “fu caricata la salma su un’ambulanza perché era diventato un fatto di ordine pubblico”. “Quando i volontari arrivarono – ha ricostruito il difensore – se avessero visto un uomo a terra, senza sensi, da rianimare, non avrebbero creduto alla sua pericolosità. Invece, videro i carabinieri a cavalcioni su Riccardo Magherini per tenerlo bloccato come si fa con uno pericoloso”. “Ci fu poi una corsa a far apparire Magherini come un mostro, uno pericoloso”, “a verbalizzare in una notte quello che si verbalizza in tempi più lunghi”.

Il difensore ha citato una memoria scritta nelle ore successive dall’imputato deceduto in cui affermava che “non gli fu permesso di valutare le condizioni del paziente”.

CONSIDERAZIONI DELLA REDAZIONE
Il Tribunale non è uno stadio. Il Tribunale non è uno studio televisivo. Il Tribunale applica la legge. Ma…

– Non è bello fare una reprimenda contro le magliette colorate quando in un’aula appare evidente una contrapposizione fra il giallo di chi vuole verità per Magherini e il rosso di chi difende l’operato di un volontario del soccorso. Fra l’altro una evidenza legittima e non vietata dalla Costituzione.

– Non è bello generare una contrapposizione dove questa è inesistente: Le Parti civili non ha mai accusato la Croce Rossa di alcunché nè la volontaria Claudia Matta è mai stata messa insieme ai Carabinieri (anche questi devono essere considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio) nel giudizio di nessuno. Solo in quello della Procura, su cui ci dilungheremo al termine del processo.

– Non è bello veder apparire una disparità di trattamento fra chi sostiene le giuste ragioni di una vittima e chi sostiene le giuste ragioni di un accusato (ad oggi innocente, e speriamo anche domani). E’ chiaro che il Giudice si esprime quando ha gli spazi per farlo, ma una richiesta di sobrietà sarebbe potuta arrivare ben prima di ieri.

Dato che siamo abituati a giudicare dai titoli e dalle tv, forse avremmo dovuto mettere questa nota in alto. Ricordiamoci infatti che il tribunale non dice la verità, e nemmeno porta in terra la giustizia. Applica la Legge. Tutti gli operatori di soccorso, nel caso in cui dovesse esserci una condanna in primo grado per la volontaria della Croce Rossa, dovrebbero riflettere su questo fatto e sulla proporzionalità dell’accusa rispetto agli eventi di questo singolo caso, e ragionare sulle cose da fare affinché le regole, i protocolli e non solo il buon senso, regolino la vita di un soccorso in emergenza.

In ogni caso l’augurio di questa redazione è che la verità che conoscono le persone che hanno operato quella notte venga fuori. E che il Giudice possa decidere in coscienza valutando i fatti e le responsabilità. Di certo sarà una scelta difficile anche se – a chi affronta ogni giorno strade, incidenti, pazienti ed emergenze – la decisione sembra una sola possibile.

 

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