Resistenza batterica agli antibiotici - I dati dell'EFSA sono più preoccupanti che mai

La resistenza antimicrobica o antibiotico-resistenza è sempre stato un problema tenuto sotto controllo negli ultimi decenni. Tuttavia, l’Autorità europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie hanno riferito una cosa molto allarmante. L’antibiotico-resistenza è ora una seria minaccia per la salute di persone e animali. Le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici portano a circa 25.000 decessi nell’UE ogni anno.

EscherichiaColi_NIAIDPARMA – Quando si pensa all’infezione batterica si pensa sempre a qualcosa di straordinario che va combattuto temporaneamente e poi, in qualche modo, l’emergenza rientra. Ma la realtà potrebbe non essere presto più così. In questi anni le grandi ONG mondiali si sono occupate del problema dei batteri super-resistenti. Il problema colpisce l’uomo e gli animali quasi allo stesso modo. Grandi strutture come il WHO e grandi centri di ricerca nel mondo stanno provando ad affrontare il tema da un punto di vista sistemico, che non si basi più sulla forza e la funzionalità degli antibiotici. I batteri sono parte viva e attiva nel nostro corpo, e il nostro sistema immunitario li riconosce e li tratta in maniera differente. Ma non più come una volta. Colera, difterite, gastroenterite, polmonite, tubercolosi e tifo sono solo alcune delle malattie batteriche più conosciute e pericolose, e il loro trattamento si è sempre basato sulla forza degli antibiotici. Ma i batteri – evolvendo – si stanno rinforzando sempre di più e sta diventando sempre più complesso ucciderli. Inoltre la maggiore forza dei batteri aumenta la loro capacità riproduttiva e la loro capacità di trasmissione.
Negli anni, le terapie antibiotiche, ma soprattutto i vaccini e i programmi di immunizzazione di massa sono stati in grado di eliminare, nei paesi industrializzati, molte delle malattie infettive più pericolose, come la lebbra, la peste o la difterite. Ma l’allarme lanciato da EFSA a febbraio 2017 dice una cosa molto seria: L’antibiotico non è più così efficace. E’ il caso di muoversi in maniera più articolata.

Studio riportato dall’EFSA

Vytenis Andriukaitis, commissario Europeo per la Salute e la Sicurezza Alimentare, ha dichiarato:

EMpylori“L’ antibiotico-resistenza è una minaccia allarmante che mette la salute umana e animale in pericolo. Abbiamo fatto notevoli sforzi nel tempo per fermare la sua ascesa, ma questo non è stato sufficiente. Dobbiamo essere più veloci e agire su diversi fronti. Questo è il motivo per cui la Commissione lancerà un nuovo piano d’azione questa estate che darà un nuovo quadro per le future azioni coordinate per ridurre la diffusione della resistenza antibiotica. ”

La ricerca mostra che, in generale, la resistenza ai farmaci nei batteri della Salmonella è alta in tutta l’UE. Tuttavia, fanno notare gli esperti, che la resistenza ad antibiotici importanti utilizzati per il trattamento di gravi casi umani di infezione da Salmonella rimane bassa. Salmonellosi, la malattia causata da questi batteri, è la seconda malattia di origine alimentare più comunemente riscontrata nella UE.

Mike Catchpole, Capo Scienziato presso l’ECDC, ha detto:

“E’ particolarmente preoccupante che alcuni comuni tipi di Salmonella negli esseri umani, come la Salmonella Typhimurium monofasica, presentino un’elevatissima resistenza multi-farmaco. E’ estremamente importante un uso prudente degli antibiotici in medicina sia umana che veterinaria, così da poter affrontare la sfida della resistenza antimicrobica. Tutti noi abbiamo la responsabilità di assicurare che gli antibiotici continuino ad agire nel modo corretto”.

La ricerca evidenzia anche che i livelli di resistenza antimicrobica in Europa continuano a variare in base alla regione geografica. I paesi del Nord e l’Europa Occidentale hanno generalmente livelli di resistenza più bassi di quelli in Europa meridionale e orientale. Marta Hugas, capo della dell’EFSA pericoli biologici e contaminanti unità, ha affermato:

“Queste variazioni geografiche sono più probabilmente dovute a differenze di uso di antibiotici in tutta l’UE. Ad esempio, i Paesi in cui sono state prese azioni per ridurre, sostituire e ripensare all’impiego di antibiotici negli animali mostrano livelli più bassi di resistenza antimicrobica e tendenze decrescenti. ”

Quest’anno, la pubblicazione del rapporto è accompagnato da uno strumento di visualizzazione dei dati, che consente di visualizzare i dati per Paese sui livelli di resistenza antimicrobica di alcuni batteri che si trovano negli alimenti, negli animali ed negli esseri umani.

Guarda la mappa

Il rapporto include anche i seguenti risultati che possono avere un impatto sulla salute pubblica:

  • La resistenza agli antibiotici carbapenemici è stata rilevata per la prima volta come parte del monitoraggio annuale di tutta l’UE negli animali e negli alimenti. I carbapenemi sono di solito l’ultima opzione di trattamento rimanente per i pazienti infettati con batteri resistenti a più farmaci e ad altri antibiotici disponibili. Sono stati osservati livelli molto bassi di resistenza nei batteri di tipo E. coli che si trovano nei suini e nelle loro carni.
  • Esteso spettro beta-lattamasi (ESBL) -produzione di E. coli è stato rilevato nel manzo, nel maiale e vitelli. I batteri che producono enzimi ESBL mostrano una resistenza multi-farmaco agli antibiotici beta-lattamici, che includono derivati ​​della penicillina e cefalosporine. La prevalenza di ESBL produttori di E. coli varia da Paese a Paese, da bassa a molto alta.
  • Resistenza alla colistina è stata trovata a livelli molto bassi nella salmonella e negli E. coli nei suini e bovini. La colistina può essere comunemente utilizzata in alcuni Paesi per il controllo delle infezioni in animali, in particolare nei suini. In alcune circostanze può essere utilizzato come un antibiotico ultima istanza nell’uomo.
  • Più del 10% dei Campylobacter testati nell’uomo hanno dimostrato resistenza agli antimicrobici, in particolare due criticamente importanti (fluorochinoloni e macrolidi), che sono usati per trattare gravi casi di infezioni Campylobacter nell’uomo. Campilobatteriosi è la malattia di origine alimentare più comunemente riportati nella UE.

Report scientifico: The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2015

Background

Lo studio di quest’anno presenta i risultati dell’analisi dei dati trasmessi dagli Stati membri per il 2015, concentrandosi su suini e bovini. Il prossimo anno il rapporto coprirà polli da carne, galline ovaiole e tacchini.

 

Il dato più preoccupante – come riportato da Repubblica Parma – è che la multifarmacoresistenza nei batteri di Salmonella risulta alta in tutta l’Europa. Tuttavia, la resistenza a farmaci di importanza primaria, usati nella terapia di casi gravi di salmonellosi nell’uomo, rimane bassa. Le resistenza si sviluppa soprattutto in batteri che sono venuti a contatto con antibiotici e che hanno conseguentemente attivato meccanismi di difesa. Per questo è fondamentale ridurre l’uso di tali farmaci, sia in ambito sanitario che nella produzione alimentare.

Proprio recentemente l’Efsa ha pubblicato un parere scientifico che valuta tutte le misure che possono essere prese per diminuire l’utilizzo di antibiotici negli allevamenti.

Nel rapporto si evidenzia che i livelli di resistenza agli antimicrobici in Europa continuano a variare in base alla regione geografica: i Paesi dell’Europa settentrionale e occidentale hanno generalmente livelli di resistenza inferiori a quelli dell’Europa meridionale e orientale.

E’ stata anche elaborata un’infografica molto interessante e intuitiva che mostra i livelli di resistenza ai diversi antibiotici in vari tipi di batteri e nei vari paesi europei.

Marta Hugas, responsabile dell’Unità Pericoli biologici e contaminanti dell’Efsa, spiega così il fenomeno: “Queste variazioni geografiche sono probabilmente riconducibili alle differenze d’uso degli antimicrobici nell’Ue. Ad esempio i Paesi in cui sono state intraprese azioni per ridurre, sostituire e ripensare l’uso degli antimicrobici negli animali mostrano livelli inferiori di resistenza agli antimicrobici e una tendenza al calo”.

Oltre il 10% dei batteri di Campylobacter coli raccolti da esseri umani hanno mostrato resistenza a due antimicrobici di importanza primaria (i fluorochinoloni e macrolidi), che vengono impiegati nell’uomo per curare gravi infezioni. La campilobatteriosi è la malattia veicolata da alimenti più comunemente riferita nell’Ue.

Batteri di Escherichia coli resistente a penicillina e cefalosporine sono stati trovati in carne di manzo, nella carne di maiale, e in maiali e vitelli, in percentuali da basse a molto alte a seconda del Paese. E’ stata riscontrata una resistenza alla colistina a livelli molto bassi in Salmonella ed E. coli in suini e bovini. L’uso della colistina per controllare le infezioni degli animali, in particolare dei suini, è comunemente ammesso in alcuni Paesi. In determinati casi può essere utilizzato nell’uomo come antibiotico di ultima istanza.

UNA INTERESSANTE DISCUSSIONE SU EMPILLS

Il tema della prescrizione di antibiotici ai pazienti è al centro di molte discussioni, e bisogna sicuramente migliorare il modo in cui la medicina tratta questo tipo di problema. EMPills ha discusso poco tempo fa un’uscita su Cochrane dedicata proprio al metodo che i medici in ospedale dovrebbero utilizzare per prescrivere gli antibiotici (LEGGI QUI).

E’ noto che l’antibiotico resistenza rappresenta un problema nodale per la salute pubblica.

Prescrizione diffusa e inadeguata di antibiotici, sia per quanto le indicazioni che per la durata, ha portato a selezionare germi non più contrastabili cion l’attuale armamentario terapeutico.

Il risultato? Un diffuso aumento della mortalità e della durata del ricovero ospedaliero. Diversi studi hanno dimostrato che in circa la metà dei casi i medici ospedalieri non prescrivono antibiotici in modo adeguato.

 

Nella revisione Cochrane sono stati individuati 221 studi portati a termine negli Stati uniti, in Europa, Asia, Sud America e Australia.

Gli studi erano orientati a valutare interventi su medici prescrittori in un setting ospedaliero di pazienti acuti e di chirurgia elettiva.
Gli interventi erano sostanzialmente riconducibili a due tipologie:
  • interventi restrittivi che obbligavano i medici a seguire determinate regole prescrittive
  • tecniche basate su consigli e feedback volte a una prescrizione più consapevole

In entrambi i casi l’obiettivo era aumentare l’adeguatezza prescrittiva degli antibiotici da parte del medico, in modo da limitarne la somministrazione ai pazienti che ne avevano veramente bisogno.

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