TSO: qual è il ruolo delle Forze dell'Ordine e che rischi corre il medico?

TSO rischi per il sanitario : qualche settimana fa ci è giunta in redazione una domanda tecnica molto interessante sull’esecuzione dei trattamenti sanitari obbligatori. Quella tipologia di intervento che fa finire spesso i sanitari e le forze dell’ordine sui giornali.

 

Per fare un esempio bisognerebbe citare il caso di Andrea Soldi, ma la serie di articoli dedicati a questo tema è molto lunga, e sempre con poco approfondimento tecnico-giuridico.

Per farvi un sunto del punto di vista di chi si contrappone all’istituto del TSO, vi suggeriamo di leggere l’articolo di radio CortoCircuito.

Per noi è interessante l’aspetto tecnico-giuridico dell’intervento in sè, che viene gestito anche in base alle raccomandazioni che la Conferenza Stato-Regioni ha emanato negli anni scorsi.

Ma qual’e’ il ruolo delle Forze dell’Ordine nella procedura del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), e che rischi legali corre un medico quando effettua uno di questi trattamenti?

Un agente può impedire a un medico e ai soccorritori di effettuare un TSO per ore, tanto da causare un danno permanente o la morte del paziente senza che il professionista o il volontario possa intervenire in tempo?

Risponde per Emergency Live l’avvocato Silvia Dodi:

La procedura di internamento (TSO) può essere effettuata a carico di persone, spesso già note ai servizi territoriali, che manifestano, attraverso il compimento di azioni eclatanti e pericolose, un acutizzarsi del disturbo psichico di cui soffrono (manifestazioni da prendere come esempio sono il tentativo di suicidio, la minaccia o il compimento di lesioni a sé stessi, a cose ed ad altre persone, il rifiuto ad esempio di comunicare, il rifiuto di assumere una terapia, o il rifiuto di acqua e cibo).

Quando ciò accade, le persone più vicine al soggetto chiedono aiuto allo psichiatra di riferimento oppure chiamano direttamente l’ambulanza e/o le Forze dell’Ordine (possono intervenire i Vigili Urbani, la Polizia di Stato oppure i Carabinieri) i quali vengono chiamati soltanto in casi di estrema pericolosità o violenza, oppure nell’ipotesi in cui il paziente rifiuti di recarsi in ospedale.

A questo punto un medico, che può essere il medico del 118, lo psichiatra del servizio giunto sul posto o anche il medico di famiglia, redige una proposta di Trattamento Sanitario Obbligatorio, con motivazione sommaria ed indicazione del disturbo.

Il momento della procedura più controverso e che spesso da adito a numerose discussioni è quello riguardante l’intervento della Polizia Municipale o di rappresentanti delle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia di Stato).

Talvolta i Vigili sostengono di non poter intervenire prima dell’emanazione dell’ordinanza del sindaco che dispone il Trattamento Sanitario Obbligatorio in presenza dei due certificati medici.

Sennonché i casi in cui si rende necessaria una misura così drastica come un ricovero coatto, sono caratterizzati da un’estrema urgenza ed i tempi dell’emergenza psichiatrica, a detta degli operatori, sono più stretti rispetto a quelli previsti dalla legge.

Sebbene sia solo l’ordinanza del sindaco ad attivare il TSO, ciò non può costituire un alibi per l’astensione da qualsiasi intervento, in attesa della firma dell’ordinanza.

Il personale sanitario è infatti, depositario di una “posizione di garanzia” rispetto al paziente e l’inosservanza di siffatta tutela può determinare ipotesi di reato di tipo omissivo.

Anche il personale delle Forze dell’Ordine è depositario di una “posizione di garanzia” volta a garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini, pertanto, l’inosservanza della quale potrebbe configurare ipotesi di reato omissivo.

In tal caso, qualora vi siano circostanze tali da determinare un rischio per la salute e/o l’incolumità del paziente in mancanza di trattamento, es. stato di necessità ex art. 54 c.p., gli agenti di pubblica sicurezza saranno tenuti ad intervenire anche in assenza di ordinanza ed in mancanza di ciò risponderanno della propria condotta omissiva.

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