Un augurio speciale a chi rende la montagna un posto più sicuro

Oggi è la giornata internazionale della montagna, e chi meglio degli uomini CNSAS può sapere quanto questo habitat fragile e allo stesso tempo mastodontico sia importante per la vita di tutti gli uomini. La montagna pretende rispetto, attenzione e amore. Ospita il 12% della popolazione mondiale, ma è fra i luoghi più a rischio per deforestazione, dissesto idro-geologico e sfruttamento indiscriminato delle sue risorse. Gestire male la montagna è un pericolo per l’uomo e l’uomo stesso sta rendendo questo ecosistema più fragile, per colpa dei cambiamenti climatici e della scarsa attenzione a dove costruisce.

Ma c’è ancora chi si prende cura di questo ambiente così complesso. I Carabinieri Forestali – che furono il glorioso Corpo Forestale dello Stato – i volontari del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico, gli uomini delle Forze dell’ordine negli inquadramenti speciali della Polizia e della Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco e tutte le realtà locali che operano nei soccorsi in ambito impervio, nei soccorsi in forra o confinati e nelle situazioni più complesse come le operazioni di gennaio 2017 a Rigopiano, meritano il nostro saluto e il nostro grazie, perché rendono la montagna un luogo sicuro e presidiato anche per l’uomo.

Ma non basta tributare il giusto ringraziamento ai lavoratori della montagna. Bisogna anche ricordare che la montagna è un luogo potenzialmente pericoloso se affrontata senza attenzione e criterio.

“In montagna c’è posto per tutti e in ogni stagione, purché la si rispetti con adeguata preparazione, consapevolezza e prudenza: per i “decimogradisti” che compiono audaci imprese su pareti di roccia e di ghiaccio, e per gli escursionisti che camminano tra i pascoli, boschi e rifugi, lentamente, quasi al passo delle montagne.”

Andare in montagna in sicurezza: le Dieci regole fondamentali

1. Preparati fisicamente per poter sostenere gli sforzi che la montagna comporta.
2. Preparati moralmente con quella carica di energia interiore che consente di far fronte qualsiasi evenienza.
3. Preparati tecnicamente aggiornando le tue conoscenze sull’equipaggiamento e sul suo impiego in modo di poter procedere agevolmente su qualsiasi tipo di terreni.
4. Conosci la montagna e i suoi pericoli (maltempo, scariche di pietre, valanghe e crepacci) in modo da poterli evitare. Informati sulle previsioni meteorologiche.
5. Conosci i limiti delle tue forze e conserva sempre un adeguato margine di energie.
6. Scegli le imprese adatte alle tue possibilità e studia preventivamente il percorso.
7. Scegli bene i compagni di cordata per poterne fare pieno affidamento anche nell’emergenza.
8. Non lasciarti trascinare dall’ambizione o da un malinteso spirito di emulazione in imprese superiori alle tue possibilità.
9. Stai costantemente all’erta soprattutto dove là le difficoltà diminuiscono e quando la stanchezza annebbia i tuoi riflessi.
10. Trova il coraggio della rinuncia. Non c’è da vergognarsi. Le montagne ci attendono sempre anche la prossima volta.

SICURI IN MONTAGNA del C.N.S.A.S : una storia concreta.

 

La storia di SICURI IN MONTAGNA nasce dopo alcune discussioni fra persone che, a vario titolo,
dedicano con passione le loro attenzioni ai problemi della sicurezza in montagna.; eravamo nel 1999.
Fu da lì che iniziò un discorso, certo non privo d’incertezze, con Daniele Chiappa, allora Presidente del C.N.S.A.S. Lombardo ma soprattutto persona di grande esperienza e capacità di lavoro: un vero crogiolo d’idee sempre coinvolgenti, catalizzanti. Al tavolo sedevano uomini del Soccorso Alpino e
Speleologico Lombardo, tecnici della Commissione Lombarda Materiali e Tecniche del CAI, Istruttori di Alpinismo e Scialpinismo del CAI, alpinisti dei RAGNI di Lecco e del GRUPPO GAMMA, esponenti dell’OSA di Valmadrera ed altri ancora. Insomma, un tavolo bene apparecchiato.
Inizialmente si discuteva di quale possibile collaborazione avviare, con quali organismi e sulla base di quali interessi comuni; ci si chiedeva come trovare sinergie, condividere metodi ed obiettivi pensando ai temi che legano tutti noi, appassionati di montagna.
Daniele la sapeva già lunga e propose: “facciamo prevenzione”, ovvero, incominciamo a fare qualche cosa di concreto per incentivare la sicurezza in montagna attraverso una crescita personale consapevole. Il nome venne da se: SICURI IN MONTAGNA.
Comune è la convinzione che la sicurezza in montagna, così come in altre situazioni, non si ottiene con divieti o censure e nemmeno pensando di piegare la natura ai nostri voleri con interventi, a volte, assurdi; l’accettazione dei rischi che certe attività comportano è un aspetto fondamentale che va
sempre messo in gioco con grande onestà.
Fatto ciò, risulta una conseguenza logica capire come i rischi possono essere controllati solo attraverso la capacità di gestire la situazione che stiamo vivendo; conoscere l’ambiente, le tecniche, le nostre capacità psico-fisiche quindi, i nostri ragionevoli limiti d’azione.
La prevenzione è quindi un fatto di cultura che passa attraverso un’azione di educazione permanente capace d’istruire il neofita e di rinfrescare le idee a coloro che credono, a volte troppo spavaldamente, di sapere già tutto.
Furono queste le convinzioni che portarono il gruppo di lavoro ad attuare i primi interventi; senza la presunzione di evitare in assoluto gli incidenti, perlomeno, quelli determinati da cause imponderabili.
Un primo banco di prova fu la prevenzione degli incidenti in ferrata: SICURI IN FERRATA – 4
giugno 2000 sulle ferrate del lecchese.
Alla diffusione d’appositi manifesti e pieghevoli presso le Sez. CAI lombarde, Rifugi e centri d’interesse escursionistico nonché alla pubblicazione del messaggio sui giornali a carattere regionale, si accompagnò una giornata di presidio delle ferrate lecchesi.
I numeri di quella giornata: 7 le ferrate interessate, oltre 50 i tutors fra Istruttori e tecnici del Soccorso Alpino impegnati a divulgare informazioni ed utili consigli, quasi 300 gli escursionisti coinvolti.
I dati raccolti misero in luce diffuse carenze di capacità personali ed utilizzo d’idonei sistemi d’auto assicurazione: molti, circa il 25 %, presentano difficoltà nella progressione o, pur possedendolo, non sanno usare il materiale d’auto assicurazione, il 23 % non utilizza il set di dissipazione dell’energia di caduta, il 14 % non fa uso dell’imbracatura ed il 29 % non indossa il casco. Un quadro preoccupante che non vuole essere una critica a nessuno ma solo un fondato spunto di riflessione.
Da questa prima esperienza si capì che la cosa poteva funzionare quindi il giudizio fu unanime:
andiamo avanti.
A fine inverno fu proposto un secondo modulo dedicato alla prevenzione degli incidenti da valanga, non solo per lo scialpinismo ma per quanti, più in generale, frequentano la montagna innevata; il nome : SICURI CON LA NEVE 18 marzo 2001 in Lombardia.
Con la partecipazione appassionata delle Commissioni di Sci di Fondo Escursionismo, Scialpinismo, Escursionismo, delle Scuole Lombarde di Scialpinismo, dello SVI e d’autorevoli Guide Alpine fu possibile presidiare 15 località dell’arco alpino lombardo. Attraverso la distribuzione d’un pieghevole informativo e la raccolta di dati furono coinvolte ben 870 persone praticanti le varie discipline. Un successo inaspettato che ha permesso di far emergere un quadro allarmante della situazione basato, credo per la prima volta, su un sondaggio così esteso.
I dati denunciano diffuse carenze soprattutto a carico degli escursionisti, a piedi o con racchette.

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