Un donatore 'dal braccio d'oro' ha salvato due milioni di bambini

Grazie al rarissimo anticorpo scoperto nel suo sangue, l’australiano James Harrison, 78 anni, è diventato una sorta di farmaco salva-vita vivente. Dal 1967 il suo sangue è usato per curare la malattia Rh per cui il sistema immunitario della madre attacca le cellule del feto che ha in grembo, spesso portando all’aborto.

Il 14 la Giornata mondiale delle donazioni.

L’australiano James Harrison non è un donatore di sangue qualsiasi, nella sua ‘carriera’, infatti, ha salvato la vita di oltre due milioni di bambini grazie a un particolare del suo sangue, meritandosi il soprannome di ‘uomo dal braccio d’oro’. La sua storia è stata riportata dalla Cnn, a pochi giorni dalla Giornata mondiale dei donatori che si celebra il 14 giugno.

james harrison

Harrison, che ora ha 78 anni, ha iniziato a donare il sangue giovanissimo dopo un intervento chirurgico che gli ha salvato la vita grazie anche all’infusione di 13 litri di sangue. Studiando quello dell’uomo, i ricercatori australiani nel 1967 hanno scoperto che conteneva un rarissimo anticorpo capace di prevenire la cosiddetta malattia Rh, a causa della quale se una donna ha Rh negativo come gruppo sanguigno e il bimbo che porta in grembo ha invece Rh positivo, il sistema immunitario materno attacca le cellule del feto, portando nei casi peggiori ad aborto.

Dai giorni di quella scoperta, James Harrison ha fatto più di mille donazioni ed ha collaborato continuamente con i medici australiani per sviluppare la cura, a base appunto dell’anticorpo, che viene usata ora per prevenire la malattia in tutto il mondo. Nonostante il numero di donazioni, ha spiegato Harrison alla Cnn, lui ha ancora paura degli aghi: “Non ho guardato l’ago entrare nel mio braccio nemmeno una volta – ha raccontato – guardo il soffitto o l’infermiera, ma non riesco a guardare il sangue”.

Nel mondo, ricorda l’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono ogni anno 108 milioni di donazioni di sangue, ma metà sono raccolte nei paesi avanzati, che invece hanno solo il 18% della richiesta di sacche.
L’obiettivo per il 2020 è che tutti i paesi diventino autosufficienti.

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