Volontari, infermieri, medici: Basta caccia alle streghe, fermiamo il tritacarne prima che sia tardi

Il dono, senza un secondo fine, non è comprensibile. E quindi è il momento di mettere il volontariato – tutto, senza nessuna distinzione – sul banco degli imputati e premere il grilletto dell’insulto. Non è una tecnica nuova, anzi: nella politica 2.0 sembra essere la regola più importante da applicare. “Spargi fango, che poi qualcosa resterà” sembra essere il diktat dei politici di nuovo corso e dei giornali. E’ successo a Ferrara con le accuse a tutte le associazioni di volontariato, sta ricapitando con le Misericordie toscane, ed era già capitato con la categoria degli infermieri (ricordate Tagadà e La7?). Bene, oggi a suonare la tromba dell’indignazione è il Fatto Quotidiano.

In un periodo di caccia alle streghe e di imputati da mettere alla gogna ogni 24 ore, adesso è il turno del volontariato. Al centro degli attacchi c’è l’intero sistema associativo della Provincia di Ferrara, che viene dipinto dalla speculazione politica come “una sorta di nuovo caporalato” (fonte: Fatto Quotidiano, 17 settembre 2016). Ma non basta, c’è spazio anche per Croce Rossa e per la Confraternita delle Misericordie. Su tutto aleggia già la sentenza: il volontario è un approfittatore mascherato.

Ecco, il nostro giornale di fronte a questa sequela di indignazioni vorrebbe fornire ai lettori qualche piccola dose di vaccino. Perché se è giusto invocare maggiore professionismo sulle ambulanze di emergenza urgenza, reputiamo fondamentale che tutte le discussioni che si devono fare devono rimanere nel recinto invalicabile del rispetto, della riconoscibilità e del bene comune. Tutti, volontari e professionisti, sono parte di una squadra. E nelle squadre vincenti si lavora perchè ci sia armonia.

Ma andiamo con ordine:
Emergency Live si è occupato della situazione del 118 di Ferrara fin dal primo momento, in cui Cidas ha segnalato una situazione problematica per il rischio disoccupazione che 12 famiglie corrono, a causa dell’affidamento diretto al volontariato del servizio di emergenza 118. Ne abbiamo parlato interpellando tutte le fonti disponibili e cercando di dare agli operatori del settore una visione chiara, da più punti di vista, di cosa siano gli affidamenti diretti e di quali conseguenze possono nascere da questa pratica, legittimata a livello europeo.

Tutelare 12 posti di lavoro però non può diventare una speculazione politica per accusare le associazioni di volontariato di essere una copertura per il lavoro nero. Deve essere la Magistratura e devono essere le Forze di Polizia a verificare eventuali situazioni illecite. Non può essere un’azzardo politico nè un azzardo giornalistico a indicare imputato, colpa e pena.
Certamente esistono situazioni talmente lampanti in cui il ruolo dei giornali e delle inchieste diventa primario e fondamentale. Ricordiamo tutti – soprattutto in Lazio – l’indagine delle Iene che telecamera alla mano hanno effettuato diversi controlli su associazioni dove erano presenti lavoratori in nero, pagati con un rimborso spese.

L’obiettivo di un giornale, e ancor di più di un giornale tecnico, è quello di individuare una realtà, analizzarla e presentarla per quello che è. La stampa dovrebbe essere un supporto per migliorare una situazione, illuminando punti di vista diversi. Non dovrebbe essere uno stimolo per la gogna pubblica di un’intera categoria.

Per questo motivo, prima che il volontariato venga tritato nella ruota mediatica e additato come primo sistema per la copertura del lavoro nero, mezzo per ottenere prebende immeritate, progetto malefico per togliere al pubblico per dare a chissà chi, vogliamo fermarvi e farvi riflettere, dando un aiuto serio nell’analisi dei fatti di Ferrara e non solo di quelli.

Ad oggi infatti non si può accostare il caporalato alle associazioni di volontario sanitario. Perché non sono le associazioni il problema che ha scatenato il “caso Ferrara” ma la politica, incapace – nello specifico – di redarre un bando di affidamento che permettesse un risparmio alla pubblica amministrazione e contemporaneamente una salvaguardia certa dei posti di lavoro (stiamo parlando di autisti-soccorritori). Non deve infatti essere l’associazione a prevedere clausole di salvaguardia, ma l’affidatario. E lo si capisce leggendo bene il testo dell’intervista che abbiamo fatto a Nico Soccorso, nei mesi scorsi.

Ma non è finita qui: perché se fossimo in una società sana che discute per migliorarsi, il problema sarebbero i posti di lavoro e la qualità del servizio offerto. Ma le associazioni di volontariato impiegano una forza dipendente per determinate funzioni, e rispettano anche gli standard qualitativi imposti dalle Regioni. Il problema quindi, ancora una volta, non è di categoria, ma di legislazione. E sembra assurdo che tutta la polemica nasca in Emilia Romagna, la prima regione insieme alla Lombardia che riconosce la fondamentale importanza dell’infermiere e che sta portando avanti una battaglia sacrosanta contro una forte intransigenza da parte dell’Ordine dei Medici al riconscimento del “centodiciottista”.

Il nostro appello quindi è semplice. Non fatevi spingere nella caccia al colpevole. Siate propositivi per costruire con intelligenza e con passione il futuro del sistema di emergenza italiano. Un sistema che non sarà mai francese o tedesco, ma che deve diventare un esempio di integrazione, valorizzazione professionale e stimolo del terzo settore. Perché con la caccia alle streghe corriamo tre rischi: la fuga dei professionisti (stanchi e frustrati), la riduzione del volontariato (abbattuto dalle offese) e l’aumento dell’illegalità (serpeggiante già oggi e da colpire con pene precise e personali).

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