Stanno per eruttare il Vesuvio o i campi Flegrei? Districhiamoci fra allarmismi e bufale

campi_flegrei_ottobre2017Quando si parla dell’area dei Campi Flegrei e del Vesuvio si parla di una zona vulcanica attiva molto importante e densamente popolata. E’ quindi estremamente importante che qualsiasi fonte di informazione scelga le parole con attenzione, perché se da una parte si possono ottenere lauti guadagni generando click sul web, dall’altro lato si creano allarmismi grandi e ingiustificati che possono portare le persone a commettere gesti estremamente importanti. Nei giorni scorsi, sui social network, sono apparse comunicazioni, articoli e prese di posizione che preannunciano l’eruzione del vesuvio o del supervulcano dei Campi Flegrei. Fondamentalmente sono tutti articoli fondati su indiscrezioni non confermate, azzardi e sensazionalismi giornalistici. L’ultimo bollettino di monitoraggio della zona dei Campi Flegrei e l’ultimo bollettino di monitoraggio del Vesuvio non hanno spostato la soglia di allarme che rimane in fase due, ovvero di allerta.

I Campi Flegrei e il Vesuvio sono – oggi – le due aree vulcaniche più controllate al mondo. CLICCA QUI

E’ quindi con discreto fastidio che i ricercatori dell’INGV devono aver letto gli articoli sensazionalistici che parlano di allarme e paura. Infatti sul sito INGV è disponibile una nota in cui i professionsiti che lavorano tutti i giorno attorno al super vulcano smentiscono categoricamente le voci apparse online, in particolare l’articolo del Corriere del Mezzogiorno in cui due presunti ricercatori (non facenti parte del progetto) dicono che esistono strumentazioni “parcheggiate” e non utilizzate per controllare gli stati del magma.

“In relazione all’articolo apparso in data odierna, 25 ottobre, sul quotidiano “Corriere del Mezzogiorno, edizione Campania” dal titolo “Osservatorio, strumenti lasciati in deposito. Buchi nella rete che sorveglia i vulcani”, il direttore della Sezione di Napoli – Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (OV-INGV), Francesca Bianco, smentisce categoricamente il contenuto e dichiara quanto segue:

“Non corrisponde al vero l’esistenza di strumentazione mai entrata in funzione; la strumentazione acquistata con finanziamenti regionali e del MIUR, in particolare con i fondi dei progetti “Vulcamed” e “Sistema”, risulta installata e pienamente utilizzata. Tutta la strumentazione acquisita con il progetto “Sistema” è stata installata da tempo a Ischia e nei Campi Flegrei con il potenziamento della Rete GPS (7 nuove installazioni), del monitoraggio termico ad immagine (una nuova installazione), del monitoraggio geodetico (con 2 riflettori per satelliti), del monitoraggio ad immagine remoto (2 droni) e del monitoraggio della CO2 con termocamera portatile. Inoltre, è stata realizzata la duplicazione minimale dell’infrastruttura informatica e telematica della sala monitoraggio OV-INGV presso la SORU-RC (Sala Operativa Regione Campania).

Il Progetto Vulcamed ha permesso di acquisire strumentazione sismica sia per le reti permanenti che mobili: con quelle permanenti (poco meno di 50) si è potenziato il monitoraggio delle aree vulcaniche campane; quelle mobili, inclusi gli array sismici, si usano per campagne di misura, esperimenti o in caso di emergenze. Il Progetto Vulcamed ha permesso anche il potenziamento strumentale delle reti geodetiche (17 installazioni); termiche IR (infrarosso 3 installazioni); infrasoniche (4 installazioni) nonché dei Laboratori Geochimici e Petrologici. La predetta strumentazione risulta installata e pienamente utilizzata.

L’unica strumentazione non utilizzata e attualmente collocata nei laboratori dell’OV-INGV è quella di riserva, oltre quella in manutenzione. Gli strumenti geoelettrici, magnetotellurici, di sismica, vengono regolarmente usati per campagne periodiche ed esperimenti.

In relazione, invece, ai Progetti realizzati illo tempore, ossia tra gli anni 2013 e 2015, il Direttore della Sezione di Napoli OV-INGV risultava essere il Dott. Giuseppe De Natale.

Si rappresenta, inoltre, come l’impossibilità di accedere alla Solfatara non possa essere in alcun modo ascrivibile a inadempienze dell’OV-INGV che continua a monitorare l’area grazie ai sensori dell’Istituto che trasmettono i relativi segnali al Centro di Monitoraggio. Infine, è bene evidenziare come il Vesuvio ed i Campi Flegrei risultino universalmente riconosciuti, dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale, come i due tra i vulcani più monitorati al mondo.”

Nel frattempo l’analisi continua e giornaliera delle attività vulcaniche dei Campi Flegrei è sempre sotto il massimo controllo. Continuano lievi ripetizioni sismiche (sette terremoti di bassa magnitudine in zona Accademia Militare in poche ore, che non possono essere chiamati sciami sismici, poiché questi sono composti da centinaia di ripetizioni in poco tempo ndr), come già in passato sono avvenuti a quote di profondità molto basse (attorno a 1 chilometro). Il pericolo di imminente eruzione quindi non è da considerare o da amplificare in base a questi semplici dati.

MA LE SOLFATARE SONO SENZA SFIATI, STA PER ERUTTARE?

Epicentri Flegrei 19-10-17Bisogna rimarcare – come fanno anche alcuni siti web come meteovesuvio – che anche in passato sono stati registrati eventi simili a quelli che stanno portando ansia e timore. Come per esempio l’azzeramento dei fumi dalle solfatare di Pozzuoli, un fenomeno che non è dovuto alla mancanza di gas ma alla riduzione dell’umidità nell’aria e dell’aumento di venti secchi. Parlare poi di strumentazioni inattive nell’area della solfatara è errato, poiché la Solfatara è si sotto sequestro dopo la morte di tre persone (leggi qui) ma le strumentazioni sono comunque attive.

Ad oggi i livelli di allerta per il Vesuvio sono di livello 1 (verde – base) e di livello 2 (giallo – allerta) per i Campi Flegrei. 

La nostra redazione vorrebbe fare una chiosa a questa situazione. La trasparenza con cui i ricercatori rendono disponibili le informazioni, spesso viene scambiata per noncuranza. Come se i ricercatori fornissero dei dati al pubblico ma poi non li controllassero per stilare le proprie relazioni. In realtà il problema è che molti di noi giornalisti non sa leggere a fondo un dato scientifico, analizzato ed elaborato da un ricercatore che ogni settimana scrive un bollettino affinché la comunità scientifica sia informata e consapevole di ciò che sta succedendo. I bollettini sono allo stesso modo letti e compresi dal Dipartimento di Protezione Civile, che non sfrutta di certo dichiarazioni non verificate per prendere decisioni sugli stati di allerta o di evacuazione nell’area vulcanica.

 

 

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