Carcere, il rapporto di associazione Antigone: “287 casi di covid, ma le carceri restano affollate”

Universo carcere e Covid-19: sono 287, al 7 luglio, i detenuti contagiati dal coronavirus. Il dato emerge dal rapporto di meta’ anno dell’associazione Antigone ‘Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase 2’.

CARCERE, IL COVID E IL SOVRAFFOLLAMENTO NELLE CELLE

Il rapporto contiene da una parte i numeri generali del sistema penitenziario, dall’altra un’analisi che Antigone ha svolto su 30 grandi carceri italiane dal Nord al Sud d’Italia.

Secondo gli ultimi dati disponibili i casi totali in carcere fino al 7 luglio sono stati 287 con un picco massimo nella stessa giornata di 161 persone positive.

Le misure prese a marzo a livello periferico sono state determinanti.

Spiega l’associazione: “Non deve tornare l’affollamento in carcere, altrimenti si rischia di trasformare queste ultime in luoghi fortemente a rischio, come lo sono state le Rsa”.

Focolai si sono riscontrati a Saluzzo, Torino, Lodi (poi trasferiti a Milano), Voghera, Piacenza, Bologna e Verona.

Lunghi alcuni decorsi della malattia, che hanno raggiunto anche i tre mesi.

Per il coronavirus hanno perso la vita in tutto 4 detenuti, 2 agenti di polizia e due medici penitenziari.

Piu’ che in passato sono disponibili per personale e detenuti dispositivi di protezione individuale.

Antigone, con il sostegno di Cild, ha donato migliaia di mascherine alle direzioni degli istituti seguenti: San Vittore Milano, Trieste, Bari, Rebibbia Nc, Regina Coeli nonche’ a case famiglia per detenute madri e comunita’ dove sono ristretti minori.

ANTIGONE: RIDUZIONE SOVRAFFOLLAMENTO IN CALO, TASSO A 106%

È in calo la riduzione del sovraffollamento delle carceri, “fondamentale” per arginare la pandemia.

È quanto emerge dal rapporto di meta’ anno ‘Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase 2’ dell’associazione Antigone.

È un rapporto suddiviso in due grandi aree, da una parte i numeri generali del sistema penitenziario, dall’altra invece un’analisi che Antigone ha svolto su 30 grandi carceri italiane dal Nord al Sud del Paese per fotografare in maniera attenta e approfondita cosa sta realmente accadendo nelle carceri.

Secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, la parola che caratterizza il rapporto e’ “sofferenza, della malattia, della solitudine, dell’abbandono, una psicologica.

L’affollamento e’ sistemico, ha origini antiche. Per il detenuto oggi mantenere la distanza e’ impossibile”.

CARCERE E COVID, GESTIRE UN SOVRAFFOLLAMENTO AL 106%

L’8 marzo entravano in vigore, con il decreto ‘Cura Italia’, le prime misure atte a contenere i numeri della popolazione detenuta per contrastare la diffusione del coronavirus in carcere.

Nei mesi successivi le presenze, che peraltro gia’ prima di queste misure erano iniziate a calare, raggiungevano a fine aprile le 53.904 unita’.

Tre mesi dopo, a fine luglio, le presenze in carcere, con 53.619 unita’, restano sostanzialmente stabili.

Il tasso di affollamento ufficiale si ferma per ora al 106,1% (era del 119,4% un anno fa) ma in ben 24 istituti supera ancora il 140% ed in 3 si supera il 170% (Taranto con il 177,8%, Larino con il 178,9%, Latina con il 197,4%).

Il reale tasso di affollamento nazionale e’ inoltre superiore a quello ufficiale in quanto alcune migliaia di posti letto non sono attualmente disponibili a causa della chiusura dei relativi reparti.

In un anno le presenze sono calate in media dell’11,7% ma il dato a livello regionale e’ molto disomogeneo: -19,8% in Emilia-Romagna, -15,2% in Campania, -13,9% in Lombardia, -11,0% in Piemonte, -7,4% in Sicilia, -7,3% in Veneto.

Le Marche sono l’unica regione in Italia in cui la popolazione detenuta e’ nell’ultimo anno aumentata, con una crescita dell’1,1%.

È necessario che si scenda a breve sotto i 50 mila detenuti per garantire spazio e distanziamento fisico.

IN CALO IL NUMERO DEI DETENUTI

Le donne detenute sono oggi 2.248, il 4,2% dei presenti. Un anno fa erano il 4,4%: il calo di questi mesi ha inciso su di loro in misura superiore alla media dei detenuti. La stessa cosa e’ successa con gli stranieri. Oggi sono 17.448, il 32,5% dei presenti. Un anno fa erano il 33,3%.

COVID-19 E CARCERE: INVESTIRE SU PENE ALTERNATIVE DETERMINA UN RISPARMIO DA 500 MLN

Un investimento sulle pene alternative consentirebbe allo Stato di risparmiare almeno 500 milioni di euro.

È quanto emerge dal rapporto di meta’ anno dell’associazione Antigone ‘Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase 2’.

Il rapporto contiene da una parte i numeri generali del sistema penitenziario, dall’altra un’analisi che Antigone ha svolto su 30 grandi carceri italiane dal Nord al Sud d’Italia.

Secondo Antigone, “posto che un detenuto costa in media 150 euro al giorno circa (costi che comprendono la retribuzione dello staff), mentre una persona in misura alternativa costa dieci volte di meno, si potrebbero risparmiare almeno 500 milioni di euro (oltre che avere ritorni positivi per la sicurezza collettiva visto che una persona in misura alternativa ha un tasso di recidiva tre volte inferiore a una persona che sconta per intero la pena in carcere) se la meta’ di queste persone potesse scontare all’esterno la sua pena”.

Per quanto riguarda le pene alternative, spiega ancora Antigone che “il 19,1% dei detenuti ha un residuo pena inferiore ad un anno, il 52,6% deve ancora scontare meno di tre anni per un totale di 18.856 detenuti.

Queste percentuali salgono molto per i detenuti stranieri, arrivando rispettivamente al 26,3% ed al 66,6%.

Sono percentualmente aumentati i detenuti per i reati piu’ gravi, a seguito delle scarcerazioni avvenute tra marzo e maggio di persone con pene brevi”.

“I presenti con una condanna definitiva superiore ai 10 anni, ergastolani inclusi, erano a fine giugno 2019 il 26,8%, dei presenti totali- continua il rapporto di meta’ anno dell’associazione Antigone–.

A fine giugno 2020 erano il 29,8%. Al 30 giugno erano 7.262 i detenuti reclusi per associazione di stampo mafioso (416-bis): soltanto 128 erano donne e 176 stranieri. Al 6 novembre 2019, ultimo dato ufficiale disponibile, le persone sottoposte al regime speciale di cui all’41bis erano 747 (735 uomini e 12 donne), a cui devono aggiungersi 7 internati, per un totale di 754 persone distribuite in 11 istituti penitenziari della Penisola, con una sola sezione femminile e una casa di lavoro per persone in misura di sicurezza”.

Aumenta anche l’eta’ media: “I detenuti con piu’ di 50 anni erano il 25,2% a fine giugno 2019 mentre un anno dopo erano il 25,9% dei presenti”.

CARCERE E COVID-19, L’ASSOCIAZIONE ANTIGONE: CUSTODIA CAUTELARE IN AUMENTO, 33,2% TOTALE DETENUTI

Sono in aumento i detenuti in custodia cautelare.

Lo afferma l’associazione Antigone, che ha divulgato i risultati del rapporto di meta’ anno ‘Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase 2’.

Nel rapporto, da una parte i numeri generali del sistema penitenziario, dall’altra un’analisi che Antigone ha svolto su 30 grandi carceri italiane dal Nord al Sud d’Italia.

Un anno fa, a fine luglio 2019, spiega Antigone: “I definitivi erano il 68,6% dei presenti (il 64,5% tra i soli stranieri).

A fine aprile 2020, calate notevolmente le presenze in carcere, i definitivi erano il 68,8% dei presenti (il 66% dei soli stranieri).

Nonostante le misure deflattive previste riguardassero solo i detenuti con una condanna definitiva, la percentuale di persone in custodia cautelare in questo intervallo era addirittura leggermente calata, ed il calo era piu’ significativo tra gli stranieri”.

A fine luglio 2020, “aveva una condanna definitiva il 66,8% dei presenti (il 64,8% tra i soli stranieri).

In pochi mesi dunque, nonostante la popolazione detenuta nel suo complesso sia sostanzialmente invariata, continuano a calare i definitivi ma aumentano le persone in custodia cautelare, segno che sono tornati ad aumentare gli ingressi in carcere.

In particolare tra gli stranieri, come accaduto in passato ogni volta che tornava a crescere la popolazione detenuta, e probabilmente a breve i segni di questa crescita si faranno piu’ evidenti”.

PER APPROFONDIRE:

CORONAVIRUS E DIRITTI DEI CARCERATI: L’ESERCITO SANIFICA L’ISTITUTO PENITENZIARIO DI VERONA

FONTE DELL’ARTICOLO:

AGENZIA DIRE

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